Appartamento Cibo

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Appartamento Cibo
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Una preziosa residenza di cardinali posta lungo l’antica via Papale, l’odierna via del Plebiscito

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Con la denominazione di Appartamento Cibo si intendono le sette sale situate nell’ala settentrionale del palazzo, subito dopo la Sala Regia, in alcuni casi affacciate sul giardino interno, in altri sull’antica via Papale, l’odierna via del Plebiscito. 

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Lorenzo Mari Cibo
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 Esse risalgono al passaggio fra quindicesimo e sedicesimo secolo, allorché furono realizzate come propria residenza dal cardinale Lorenzo Mari Cibo (c. 1450-1504), titolare della Basilica di San Marco tra il 1491 al 1503. 
 

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Con la donazione del palazzo alla Repubblica di Venezia, nel 1564, l’appartamento accolse i cardinali titolari della Basilica di San Marco. Negli anni Venti del Novecento lo storico dell’arte Federico Hermanin (1868-1953) destinò le sette sale al Museo: a tal fine le rinnovò in stile rinascimentale, utilizzando per i soffitti a stucco e dorature bozzetti di Ludovico Seitz (1844-1908).

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Dal secondo dopoguerra le sale dell’Appartamento Cibo ospitano le collezioni permanenti del Museo.

Nella prima sala sono oggi esposti alcuni oggetti appartenuti a Pietro Barbo quando era cardinale. La cassetta da viaggio, eseguita in cuoio probabilmente da un artista veneto, presenta una decorazione floreale di gusto classicheggiante e il suo stemma cardinalizio. Di grande interesse è il medaglione in bronzo fatto realizzare da Paolo II nel 1465 per celebrare l’inizio dei lavori di ampliamento del palazzo: sul recto il medaglione mostra l’effigie di profilo del pontefice, sul verso il palazzo stesso, in forme tardo-medievali.

Questa e altre medaglie commemorative venivano poste in salvadanai di coccio, a loro volta collocati all’interno della muratura, secondo un rito di derivazione classica. Nella seconda vetrina sono esposti alcuni di questi salvadanai ritrovati durante i lavori otto e novecenteschi.

Al centro della sala si staglia il Busto di Paolo II, opera del grande scultore toscano Mino da Fiesole (1429-1484).

Alle sue spalle è collocato lo Stemma in legno di Paolo II: l’opera, attribuita all’architetto e intagliatore fiorentino Giovannino de’ Dolci (notizie 1435-1468), mostra il leone rampante in campo azzurro, sormontato dalla tiara e dalle chiavi incrociate. Rinvenuta nei sotterranei del palazzo all’inizio del Novecento, essa è stata identificata come uno dei lacunari del soffitto che in origine ornava la Sala del Mappamondo.

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Cristo Pantocrator
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Mino da Fiesole
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Alessandro Algardi
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Tra i pezzi di straordinario valore si segnalano il Cristo Pantocrator, la Lunetta della Nicchia dei Palli, la Madonna di Acuto, la Testa femminile di Nicola Pisano, il Volto di Cristo di Beato Angelico, i quattro rilievi con Storie di San Girolamo di Mino da Fiesole. La cappella, con decorazione cinquecentesca di Girolamo Muziano (1532-1592), ospita il Busto di Innocenzo X di Alessandro Algardi. 

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