Un’opera erratica, che riporta al momento giovanile di un artista capace di rivoluzionare la scultura duecentesca
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L’opera, esposta nell’Appartamento Cibo viene normalmente riferita alla fase giovanile di Nicola Pisano (1223-1281): l’artista la eseguì verso il 1250, circa un lustro dopo essere giunto in Toscana e perciò ancora influenzato dai suoi precedenti impegni nei cantieri pugliesi promossi da Federico II di Svevia (1194-1250). La cronologia spiega fra l’altro la sua esecuzione in un materiale molto particolare, la pirite: estratta nell’Isola d’Elba, la pirite era largamente disponibile in Toscana e invece pressoché assente in Puglia.
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Verosimilmente la Testa costituiva la decorazione di un capitello, di una mensola o di un altro elemento architettonico. Il trattamento della scultura segue moduli classici e tardo-antichi, gli stessi adottati più avanti da Nicola anche nelle Teste per il cornicione della navata centrale del Duomo di Siena.
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Una volta scorporata dall’elemento architettonico di origine, la Testa femminile entrò nel Museo Kircheriano e ancor più tardi a Castel Sant’Angelo: l’ingresso a Palazzo Venezia risale al 1936.
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