Miracoli di san Marco di Jacopo Sansovino
Due testimonianze che si legano a un’opera chiave del grande maestro del Rinascimento, originario di Firenze ma attivo soprattutto a Venezia
Da soli, questi due rilievi – esposti nel Palazzetto – basterebbero a testimoniare il significativo valore del museo nel settore delle terrecotte. Jacopo Tatti, detto il Sansovino (1486-1570) li plasmò nel 1536: si tratta di due degli otto modelli che servirono all’artista per realizzare le altrettante lastre in bronzo con Miracoli di San Marco per i pulpiti della Basilica di San Marco a Venezia, concluse entro il 1542.
La prima terracotta raffigura La liberazione dell’indemoniato: San Marco, al centro della composizione e circondato da una folla di uomini, donne, giovani, vecchi e ammalati, scaccia un demone, imponendogli di allontanarsi dal corpo del posseduto. L’episodio è ambientato ad Alessandria d’Egitto, l’ultima tappa dell’apostolato di Marco, che Sansovino restituì nello sfondo come una città classica.
La seconda terracotta rappresenta La pioggia di pietre per le vie di Alessandria: San Marco, trascinato dai suoi carnefici con una corda appesa al collo, viene salvato dal martirio da una provvidenziale gragnuola di pietre. Anche stavolta l’ambientazione consentì all’artista un preciso richiamo alla classicità, attraverso la presenza di paraste e statue entro nicchie.
Le due opere possono vantare un illustre pedigree. Esse si trovavano in precedenza nella prestigiosa raccolta di Frida Löwenthal (1847-1923), moglie di Ludwig Mond (1839-1909) e a sua volta grande amante delle arti. L’una e l’altra giunsero per donazione a Palazzo Venezia nel 1921.