Salvadanai di fondazione
Manifattura romana 1455-1471
Questi salvadanai in terracotta furono rinvenuti sotto il livello del suolo durante i lavori di restauro di Palazzo Venezia condotti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e contenevano numerose medaglie raffiguranti il pontefice Paolo II Barbo. Realizzati durante la costruzione dell’edificio, iniziata nel 1455, i salvadanai avevano la funzione di contenere nuclei di medaglie di fondazione, ovvero oggetti inseriti nelle fondamenta degli edifici per ricordarne il committente.
Questi salvadanai in terracotta furono rinvenuti sotto il livello del suolo durante i lavori di restauro di Palazzo Venezia condotti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e contenevano numerose medaglie raffiguranti il pontefice Paolo II Barbo. Realizzati durante la costruzione dell’edificio, iniziata nel 1455, i salvadanai avevano la funzione di contenere nuclei di medaglie di fondazione, ovvero oggetti inseriti nelle fondamenta degli edifici per ricordarne il committente.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
Modellati quasi sicuramente da maestranze romane coinvolte nel cantiere del Palazzo di San Marco, attuale Palazzo Venezia, questi salvadanai in terracotta sono composti da un corpo sferoide su larga base tronca, con una piccola presa sulla sommità e una larga bocca obliqua sul fronte. Non presentano alcuna decorazione o marchio, sono composti da un impasto di terraglia fine di color rosso chiaro e mostrano diffuse tracce di calce. Si trovano indicati in bibliografia anche con i nomi di dindaroli o pignatte, come specificato nelle schede manoscritte conservate nell’archivio del museo (Balbi De Caro 1973, p. 34). Quando diede avvio ai lavori di costruzione del Palazzo di San Marco, nel 1455, l’allora cardinale Pietro Barbo si fece grande promotore dell’uso delle medaglie di fondazione, una prassi che prevedeva di inserire negli scavi degli edifici oggetti strettamente legati al loro committente, che ne potessero trasmettere la memoria (Hill 1910).
Alcuni documenti relativi alla fabbrica, infatti, ricordano che lo spenditore di palazzo aveva stanziato i fondi necessari per acquistare centoventinove “bochalette”, poi indicate anche come “pignatis” (pignatte) per “reponere metaglie nelli muri novi”, fondi rinnovati poi nel 1470 e fino al marzo del 1471, a testimonianza di una pratica costante durante i lavori al palazzo voluti dal pontefice (Weiss 1958, pp. 74-75). Risale al 1876 la testimonianza del primo ritrovamento di alcuni di questi salvadanai durante i lavori di rifacimento delle fondamenta del palazzo: nonostante le difficoltà nei lavori, causate da grandi quantità d’acqua che continuavano a inondare gli scavi, furono rinvenuti “dentro il muro vasi di terra, della forma precisa di salvadanai”, disposti a tre metri l’uno dall’altro (Lanciani 1902, ed. 1989, pp. 68-69). In ognuno di questi erano contenute due, tre o cinque medaglie fuse recanti l’effige del committente, Pietro Barbo, talune con i suoi titoli cardinalizi, talune già con quelli papali, oggetti quindi databili tra il 1455 e il 1465. Molte di queste medaglie, al rovescio, mostravano il progetto della facciata di Palazzo Venezia, con la merlatura e le due torri svettanti (per un esemplare simile si veda inv. 2916). Durante altre campagne di lavori di restauro e consolidamento dell’edificio, condotte tra il 1911 e il 1931, furono rinvenuti altri salvadanai, per un totale di sedici contenitori, e non poche medaglie sciolte, interrate senza involucro. Almeno tre di questi manufatti in terracotta erano interrati nel muro presso l’entrata dell’attuale via del Plebiscito, un altro era nascosto in un muro del secondo piano dell’edificio, un altro ancora stava in una nicchia sopra una porta (Balbi De Caro 1973, pp. 24-28; Casanova 1980, pp. 22-26, n. 4). La quantità di salvadanai che furono fatti inserire dal committente nelle aree più diverse del Palazzo di San Marco testimonia quanto l’uso delle medaglie di fondazione fosse sentito dal pontefice, in un momento in cui questa pratica non era ancora consolidata. Sembra, infatti, che nel 1468 il cardinale Jacopo Ammannati Piccolomini fosse arrivato a rimproverare il pontefice per un eccesso di vanità a causa dell’enorme quantità di medaglie fatte interrare nelle fondamenta del palazzo (Barberini 2008, p. 51, nota 5).
Giulia Zaccariotto
Stato di conservazione
Buono.
Provenienza
Palazzo Venezia, scavi.
Esposizioni
Alcuni dei salvadanai sono attualmente esposti nelle sale del museo.
Bibliografia
Hill George Francis, The Medals of Paul II, in «Numismatic Chronicle», s. 4, X, 1910, pp. 340-369;
Weiss Roberto, Un umanista veneziano. Papa Paolo II, Venezia 1958;
Balbi De Caro Silvana, Di alcune medaglie di Paolo II rinvenute nelle mura del Palazzo di Venezia in Roma, in «Medaglia», III, 1973, 5, pp. 24-34;
Casanova, Maria Letizia, Palazzo Venezia: Paolo II e le fabbriche di San Marco, Roma 1980;
Lanciani Rodolfo, Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collezioni romane di antichità (1000-1530), Roma 1989;
Barberini, Maria Giulia, Il Palazzo di Venezia. La dimora privata del cardinale Pietro Barbo e il palazzo di Paolo II, in Barberini, Maria Giulia (a cura di), Tracce di pietra. La collezione dei marmi di Palazzo Venezia, Roma 2008, pp. 13-54.