Madonna della Misericordia, Dio Padre che scaglia le frecce (recto); San Giovanni Battista, san Sebastiano e Cristo risorto (verso)
Maestro di Staffolo 1449
La tavola del Museo di Palazzo Venezia, celebrativa della fine di una pestilenza, presenta sul recto una Madonna della Misericordia con cherubini e Dio Padre che scaglia le frecce; sul verso i santi Battista e Sebastiano che presidiano la città di Fabriano; nella cuspide Cristo risorto. È opera del Maestro di Staffolo, un pittore marchigiano particolarmente prolifico nella zona di Fabriano con opere ad affresco, polittici e gonfaloni processionali.
La tavola del Museo di Palazzo Venezia, celebrativa della fine di una pestilenza, presenta sul recto una Madonna della Misericordia con cherubini e Dio Padre che scaglia le frecce; sul verso i santi Battista e Sebastiano che presidiano la città di Fabriano; nella cuspide Cristo risorto. È opera del Maestro di Staffolo, un pittore marchigiano particolarmente prolifico nella zona di Fabriano con opere ad affresco, polittici e gonfaloni processionali.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
Sul dritto della tavola, una folla di chierici, suore e confratelli, debitamente divisa per genere e anticipata da otto confratelli battuti, si protegge al di sotto del manto della Vergine secondo la diffusissima iconografia della Madonna della Misericordia. Due coppie di angeli – una a braccia incrociate, una in atto di sollevare i lembi dell’elegantissima cappa, foderata d’ermellino – affiancano la Vergine, che si mostra avvolta da una luccicante razzatura e abbigliata con una veste sfarzosa color porpora, cinta alla vita e decorata da motivi fito-floreali a risparmio graniti sull’oro, mentre sostiene Cristo bambino. Al di sopra dell’arco ogivale, Dio Padre è attorniato da sette cherubini rossi (due nello spazio di risulta della carpenteria originale) mentre incollerito sta per scagliare due fasci di frecce, simbolo di un imminente fenomeno pestilenziale (per l’iconografia: Schmidt 2003; Minardi 2015). Sul rovescio della tavola, una puntuale veduta a volo d’uccello di Fabriano fa da sfondo alle figure di san Giovanni Battista, patrono della città, ritratto col tipico vello di cammello, e di san Sebastiano, spesso raffigurato contra pestem, qui legato mani e piedi a una colonna mentre i dardi del martirio lo trapassano. Al di sopra dell’arco, Cristo risorto poggia un piede sul sepolcro scoperchiato, regge un vessillo e benedice con la destra, al cospetto di quattro soldati sonnecchianti sulle nude rocce.
Dopo un primo generico riferimento all’ambito marchigiano in occasione della vendita della collezione Perkins (1907), ribadito da van Marle (1927), una volta entrato in Palazzo Venezia il dipinto fu recuperato dai depositi da Hermanin e studiato a fondo da Zeri (Natale 2021, pp. 59, 94, 127; Zeri 1948; Zeri 1955), che suggerì a Santangelo (1947) l’attribuzione al Maestro di Staffolo, rilevando la somiglianza palmare di questa tavola con il gonfalone di Pietro di Domenico da Montepulciano (Avignone, Musée du Petit Palais, si vedano De Marchi 1998; Mazzalupi 2006).
A partire dagli anni settanta, gli studi hanno meglio delineato il profilo e l’attività dell’anonimo Maestro (Donnini 1971, 1974, 1976; Vitalini Sacconi 1971, 1972; Russel 1983; De Marchi 1992, ed. 2006, pp. 154-155, nota 6; Cleri, Donnini 2002; De Marchi 2003; Delpriori 2007; Mazzalupi 2015, 2019 pp. 66, 78, nota 62; Spina 2021), delineando una parabola che dagli anni venti del Quattrocento giunge all’acme dell’espressione pittorica alla metà del secolo, per poi adagiarsi in formule gradualmente più ripetitive e meccaniche nei successivi due decenni. Un esempio emblematico dello scarto qualitativo si ritrova nella tarda Madonna della Misericordia del Museo Diocesano di Cremona (Caramico 2021) e nel confronto tra il san Sebastiano dell’opera romana e il medesimo affrescato "in tono pacato e graficamente meno risentito" (Donnini 1974) al fianco di san Giacomo della Marca e san Bernardino da Siena nella chiesa di Sant’Onofrio di Fabriano. I tentativi sin qui compiuti per identificare l’artista non sono stati risolutivi (Costantino di Franceschino di Cecco per De Marchi 1992, ed. 2006, proposta respinta poi dallo stesso De Marchi 2003; Castellano di Gioacchino da Fabriano per Cleri 2002 e Mazzalupi 2015; Piermatteo di Antonio da Fabriano per L’Occaso 2005).
La tavola di Palazzo Venezia, che appartiene al momento di maggiore qualità dell’artista, mostra insieme una forte carica espressiva derivata dalla pittura di Bartolomeo di Tommaso da Foligno (visibile nel volto rugoso di san Sebastiano) e reminiscenze tardogotiche apprese dai modelli di Lorenzo e Iacopo Salimbeni (specie nelle “spirali” dei panneggi) e di Gentile da Fabriano (per il chiaroscuro stemperato dei volti, De Marchi 2003), di nuovo attivo nella città natale al principio del 1420 (De Marchi 1992, ed. 2006). Anche l’idea dei santi che calpestano l’erba dipende dal polittico di Valleromita di Gentile. Queste componenti del linguaggio del Maestro di Staffolo spiegano l’affinità rilevata con il citato Pietro di Domenico di Montepulciano. Persino la decorazione à ramages della veste della Vergine nella tavola di Palazzo Venezia appare sovrapponibile a quella dello stendardo avignonese (De Marchi 1992, ed. 2006; De Marchi 2003).
La tavola romana, cruciale nella ricostruzione del corpus pittorico dell’anonimo, fu commissionata con funzione di gonfalone da una confraternita di battuti di Fabriano dedicata alla Misericordia (Marcelli 1997; Marcelli 1998; Cleri 2002) ed è ancorata alla data 1449 in virtù di una pestilenza documentata in quell’anno e della presenza di due blasoni sul verso dello stendardo (uno con le chiavi decussate di San Pietro, uno con la bipartizione bianco-rossa a simbolo cittadino) posti al di sopra della porta urbica, probabilmente in omaggio a papa Niccolò V che soggiornò a Fabriano da luglio a dicembre (De Marchi 2003).
Mariaceleste Di Meo
Scheda pubblicata il 27 Marzo 2025
Stato di conservazione
Buono.
Restauri e analisi
1946: restauro eseguito da Matteucci e Baldi)
2018: restauro eseguito a Roma, a L’Officina Consorzio, con la collaborazione di Sabrina Menniti.
Iscrizioni
Sul nastro (verso): «ECCE AGNUS DEI».
Provenienza
Roma, Collezione del reverendo Robert Jenkins Nevin (venduta nel 1907);
Roma, Collezione Tower Wurts, 1933;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1933.
Esposizioni
Urbino, Palazzo Ducale, Fioritura tardogotica nelle Marche, 25 luglio-25 ottobre 1998;
Fabriano, Spedale di Santa Maria del Buon Gesù, Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento, 21 aprile-23 luglio 2006;
Torino, Reggia di Venaria, Restituzioni 2018. Tesori d’arte restaurati, 28 marzo-16 settembre 2018.
Bibliografia
Perkins Mason Federick, Catalogo della vendita della collezione del fu Reverendo Dottor Roberto I. Nevin Rettore della chiesa americana di S. Paolo in Roma, Roma 1907, n. 44, tav. II;
van Marle Raimond, The Development of the Italian Schools of Painting. VIII, Gentile, Pisanello and Late Gothic Painting in Central and Southern Italy, The Hague 1927, p. 304;
Santangelo Antonino (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo. 1. Dipinti, Roma 1947, p. 32;
Zeri Federico, Giovanni di Antonio da Pesaro, in «Proporzioni», 2, 1948, pp. 164-167, nota 2;
Zeri Federico (a cura di), Catalogo del Gabinetto Fotografico Nazionale. 3. I dipinti del museo di Palazzo Venezia in Roma, Roma 1955, p. 7, nn. 72-73;
Aliberti Gaudioso, in Mostra di opere d'arte restaurate, catalogo della mostra (Urbino, Palazzo Ducale, 1970), Urbino 1970, pp. 75-78;
Zampetti Pietro, La pittura marchigiana. Da Gentile a Raffaello, Venezia 1970, p. 36;
Castagnari Giancarlo (a cura di), Mostra di antichi affreschi restaurati nel Fabrianese, catalogo della mostra (Fabriano, chiostro del Befotrofio, 30 ottobre-31 dicembre 1971), Urbino 1971, p. 42;
Donnini Giampiero, Contributi al Maestro di Staffolo, in «Commentari d’arte», 22, 1971, pp. 172-175;
Vitalini Sacconi, in Vitalini Sacconi Giuseppe (a cura di), Pittura maceratese dal duecento al tardogotico, catalogo della mostra (Macerata, chiesa di San Paolo, 27 giugno-17 agosto 1971), Macerata 1971, pp. 138-140;
Vitalini Sacconi Giuseppe, Due schede di pittura marchigiana, in «Commentari d’arte», 23, 1972, pp. 164-166;
Donnini Giampiero, Due aggiunte al Maestro di Staffolo, in «Notizie da Palazzo Albani», 3, 1974, 2/3, pp. 31-35;
Donnini Giampiero, Una “Pietà e Santi” del Maestro di Staffolo, in «Notizie da Palazzo Albani», 5, 1976, 2, pp. 33-34;
Laclotte Michel, Mognetti Élisabeth (a cura di), Peinture italienne. Avignon - Musée du Petit Palais, Paris 1976, n. 205;
Francis Russel, Fabrianese Notes, in «The Burlington Magazine», 125, 1983, pp. 676-679;
Coviello Chiara Francesca, Maestro di Staffolo, in Zeri Federico (a cura di), La pittura in Italia. Il Quattrocento, II, Milano 1987, p. 696;
Donnini Giampietro, Gli affreschi in S. Niccolò di Osimo e qualche appunto su Pietro di Domenico da Montepulciano, in «Notizie da Palazzo Albani», 16, 1987, pp. 5-15;
Donnini Giampietro, Zampetti Pietro, Gentile e i pittori di Fabriano, Firenze 1992, p. 177, figg. 15 e 16;
Cleri Bonita, Antonio da Fabriano, eccentrico protagonista nel panorama artistico del Quattrocento marchigiano, Cinisello Balsamo 1997, p. 74;
Marcelli Fabio, Botteghe di artisti a Fabriano, in Bonita Cleri, Antonio da Fabriano, eccentrico protagonista nel panorama artistico del Quattrocento marchigiano, Cinisello Balsamo 1997, pp. 13-30;
De Marchi Andrea, in Dal Poggetto Paola (a cura di), Fioritura tardogotica nelle Marche, catalogo di mostra (Urbino, Palazzo Ducale, 25 luglio-25 ottobre 1998), Milano 1998, pp. 280-281, cat. 109;
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Morozzi, in Dal Poggetto Paola (a cura di), Fioritura tardogotica nelle Marche, catalogo della mostra (Urbino, Palazzo Ducale, 25 luglio-25 ottobre 1998), Milano 1998, pp. 260-261, cat. 100a;
Minardi, in Bartoli Roberta, Donati Angela, Gamba Enrico (a cura di), Il potere, le arti, la guerra. Lo splendore dei Malatesta, catalogo della mostra (Rimini, Castel Sismondo, 3 marzo-15 giugno 2001), Milano 2001, p. 212, cat. 69;
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Cleri Bonita, Donnini Giampiero (a cura di), Il Maestro di Staffolo nella cultura artistica fabrianese del Quattrocento, Camerano 2002;
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De Marchi Andrea, Dal Maestro di Staffolo a Bartolomeo di Tommaso, in «Nuovi studi», 8, 2003, 10, pp. 13-23, nota 15;
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L’Occaso Stefano, Fonti archivistiche per le arti a Mantova tra Medioevo e Rinascimento (1382-1459), Mantova 2005, p. 142;
De Marchi Andrea, L’eredità di Gentile da Fabriano in patria, in Laureati Laura, Mochi Onori Lorenza (a cura di), Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento, catalogo della mostra (Fabriano, Spedale di Santa Maria del Buon Gesù, 21 aprile-23 luglio 2006), Milano 2006, pp. 220-221;
De Marchi, Gentile da Fabriano. Un viaggio nella pittura italiana alla fine del gotico (1992), Milano 2006, p. 155, nota 7;
Mazzalupi, in Laureati Laura, Mochi Onori Lorenza (a cura di), Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento, catalogo della mostra (Fabriano, Spedale di Santa Maria del Buon Gesù, 21 aprile-23 luglio 2006), Milano 2006, pp. 212-213, cat. IV.12;
Valazzi, in Laureati Laura, Mochi Onori Lorenza (a cura di), Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento, catalogo della mostra (Fabriano, Spedale di Santa Maria del Buon Gesù, 21 aprile-23 luglio 2006), Milano 2006, pp. 214-215, cat. IV-13;
Valazzi, in Laureati Laura, Mochi Onori Lorenza (a cura di), Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento, catalogo della mostra (Fabriano, Spedale di Santa Maria del Buon Gesù, 21 aprile-23 luglio 2006), Milano 2006, pp. 226-227, cat. V.3;
Delpriori Alessandro, Appunti sul Quattrocento fabrianese: gli affreschi di Valdicastro, in De Marchi Andrea (a cura di), Nuovi studi sulla pittura tardogotica. Intorno a Gentile da Fabriano, Atti del convegno (Fabriano, Oratorio della Carità, 31 maggio 2006; Foligno, Palazzo Trinci, 1 giugno 2006; Firenze, Kunsthistorisches Institut in Florenz, 2-3 giugno 2006), Livorno 2007, pp. 99-114;
Pittiglio, in Barberini Maria Giulia, Sconci Maria Selene (a cura di), Guida al Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, Roma 2009, p. 28, cat. 12;
Mazzalupi, in Delpriori Alessandro, Mazzalupi Matteo (a cura di), Luca di Paolo e il Rinascimento nelle Marche, catalogo della mostra (Matelica, Museo Piersanti, 6 agosto-1 novembre 2015), Perugia 2015, pp. 50-52, cat. 2;
Minardi Mauro, Lo stendardo della Madonna della Misericordia di Antonio da Fabriano, in Biscottini Paola (a cura di), Madonna della Misericordia, catalogo della mostra (Milano, Museo Diocesano, 10 dicembre 2015-20 novembre 2016), Milano 2015, pp. 12-27;
Petrocchi, in Bertelli Carlo, Bonsanti Giorgio (a cura di), Restituzioni 2018. Tesori d’arte restaurati, catalogo della mostra (Torino, Reggia di Venaria, 28 marzo-16 settembre 2018), Venezia 2018, pp. 128-129, cat. 31;
Mazzalupi Matteo, Giovanni di Tommasino Crivelli. Pittori a Perugia alla metà del Quattrocento e un’ipotesi per il Maestro dell’Annunciazione Campana, in De Marchi Andrea, Mazzalupi Matteo (a cura di), L’autunno del medioevo in Umbria. Cofani nuziali in gesso dorato e una bottega perugina dimenticata, Cinisello Balsamo 2019, pp. 56-79, nota 62;
Schmidt Victor M., Stendardi e gonfaloni processionali dalle Marche. Tardo Medioevo e Rinascimento, Fermignano 2020, pp. 116-119, Ta. 28;
Caramico, in Cavazzini Laura, De Marchi Andrea (a cura di), La collezione Giovanni Arvedi e Luciana Buschini al Museo Diocesano di Cremona. I. Dipinti e sculture, Firenze 2021, pp. 98-103, cat. 15, fig. 1;
Spina Giulia, Immagini che proteggono. Note sulle iconografie contro la peste nelle Marche del Quattrocento, in «Marca/Marche», 17, 2021, pp. 57-72;
Spina Giulia, La tribuna trecentesca di San Venanzio. Per una lettura integrata di spazi e immagini, in De Marchi Andrea, Mazzalupi Matteo (a cura di), Allegretto Nuzi e il ’300 a Fabriano. Oro e colore nel cuore dell’Appennino, catalogo della mostra (Fabriano, Pinacoteca Civica Bruno Molajoli, 14 ottobre 2021-30 gennaio 2022), Cinisello Balsamo 2021, pp. 141-155;
Natale Mauro (a cura di), Federico Zeri, Roberto Longhi, lettere (1946-1965), Cinisello Balsamo 2021, pp. 58-60, n. 5; pp. 92-98, n. 19; pp. 127, n. 32; pp. 213-216, n. 76; pp. 245-248, n. 93, figg. 31a-b.