Madonna con il Bambino in trono
Zanino di Pietro 1429 circa
La tavola raffigura la Madonna assisa su un semplice trono ligneo il cui schienale è parzialmente coperto da un tessuto rosso ricamato di vaio. Il Bambino è raffigurato in piedi sulle sue ginocchia in atto benedicente mentre con la mano sinistra afferra un frutto offertogli dalla madre. Nella parte inferiore del dipinto è il cartiglio contenente una lunga iscrizione in cui sono riportate la data d’esecuzione, l’identità del committente e il nome del pittore, Zanino di Pietro.
La tavola raffigura la Madonna assisa su un semplice trono ligneo il cui schienale è parzialmente coperto da un tessuto rosso ricamato di vaio. Il Bambino è raffigurato in piedi sulle sue ginocchia in atto benedicente mentre con la mano sinistra afferra un frutto offertogli dalla madre. Nella parte inferiore del dipinto è il cartiglio contenente una lunga iscrizione in cui sono riportate la data d’esecuzione, l’identità del committente e il nome del pittore, Zanino di Pietro.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
La tavola raffigura la Madonna assisa su un semplice trono ligneo il cui schienale è parzialmente coperto da un tessuto rosso ricamato di vaio. Il Bambino è raffigurato in piedi sulle sue ginocchia in atto benedicente mentre con la mano sinistra afferra un frutto offertogli dalla madre. Nella parte inferiore del dipinto è il cartiglio contenente una lunga iscrizione in cui sono riportate la data d’esecuzione, l’identità del committente e il nome del pittore. Al di sotto della sagoma neogotica pentalobata si scorge ancora il profilo originale della tavola che sembra prevedesse tre arcatelle, di cui quella centrale più ampia e ribassata. Il committente va riconosciuto in Antonio da Melzo, un mercante milanese stabilitosi a Venezia già nel 1409 e che dal 1426 fino alla morte (ante 8 gennaio 1428) risulta abitante nella contrada di Sant’Apollinare, la stessa in cui all’epoca risiedeva Zanino di Pietro (documentato dal 1389 e morto tra il 1434 e il 1448). Il dipinto fu probabilmente commissionato a ridosso della stesura del testamento di Antonio, vergato il 19 luglio 1427. Il formato, l’iconografia, l’invocazione alla pace dell’anima e la datazione del dipinto lo qualificano come epitaphbild, destinato a ornare la sepoltura del committente (non rintracciata). L’opera riveste un’importanza peculiare per la ricostruzione del vasto catalogo di Zanino di Pietro. Infatti, proprio a partire dalla sua connessione stilistica con la Crocifissione del Museo Civico di Rieti, unica altra opera firmata dal pittore, e dalla rilettura di alcuni documenti, Serena Padovani (1985), sulla scorta di un’intuizione di Federico Zeri, ha riunito sotto un’unica personalità artistica il corpus di quelli che allora venivano considerati due pittori diversi, Giovanni di Francia e, appunto, Zanino di Pietro. La tavola testimonia l'incipiente involuzione stilistica che connota le ultime opere realizzate dal maestro, dove prevalgono un’esecuzione sommaria, una pennellata spessa e un irrigidimento delle forme, già osservabili nella sua produzione del principio del terzo decennio, per esempio nelle icone d’epistilio conservate nella cattedrale di Santa Maria Assunta a Torcello (Venezia) e nell'importante polittico di Mombaroccio, databile al 1423. Non è da escludere che tale scadimento qualitativo sia imputabile alla partecipazione di un collaboratore, interprete fedele delle idee del maestro ma caratterizzato da un ductus più fiacco e corsivo, forse riconoscibile nel figlio del pittore, Francesco di Zanino (Baradel 2019).
Lorenzo Pirazzi
Stato di conservazione
Buono.
Iscrizioni
Sul cartiglio alla base del trono: «MCCCCXXVIIII DIE SETEMBRIS HOC OPUS FAC/TUM FUIT DE BONIS SER ANTONII DE MELÇIO CUIUS A[N]I[M]A / REQUIESCANT [sic] IN PACE IO[HANN]ES DE FRANÇIA PINXIT».
Provenienza
Macerata [sec. XIX];
Roma, Collezione Nevin, ante 1907;
Roma, Pio Fabri, fino al 1911;
Roma, Collezione Palumbo [s.d.];
Roma, Collezione Khvosinsky, fino al 1922;
Roma, depositi della Direzione di Belle Arti;
Velletri, Museo Capitolare (da Zeri 1955);
Roma, Museo Nazionale di Palazzo di Venezia, deposito.
Esposizioni
New York, Moretti Fine Art, The Middle Ages and Early Renaissance. Paintings and Sculptures from the Carlo De Carlo Collection and other Provenance, 18 gennaio-10 febbraio 2012;
Torino, Reggia di Venaria Reale, Restituzioni 2018. Tesori d’arte restaurati, 28 marzo-16 settembre 2018.
Bibliografia
Catalogo della vendita della collezione del fu Reverendo Dottor Roberto I. Nevin, catalogo d’asta (Roma, Galleria Sangiorgi, 22-27 aprile 1907), Roma 1922, lotto 60: Ignoto, “Madonna e Bambino in trono”;
Venturi Adolfo, Un quadro di Giovanni di Francia, in «L’Arte», XI, 1908, pp. 138-139;
Venturi Adolfo, Storia dell’arte italiana, VII, La pittura del Quattrocento, parte I, Milano 1911, p. 136, nota 3;
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Minardi Mauro, Studi sulla collezione Nevin: i dipinti veneti del XIV e XV secolo, in «Saggi e Memorie di Storia dell’Arte», XXXVI, 2012, pp. 325-326;
Buttus Pamela, Sperimentazioni luministiche e geometrie variabili nelle incisioni dell’oro tra Nicolò di Pietro e Jacobello del Fiore, in «Arte Veneta», LXXI, 2014, p. 182;
Minardi Mauro, Il reverendo Robert J. Nevin: la sua chiesa e la collezione di dipinti antichi, in Pellegrini Emanuele (a cura di), Voglia d’Italia. Il collezionismo internazionale nella Roma del Vittoriano, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Venezia; Gallerie Sacconi al Vittoriano, 7 dicembre 2017-4 marzo 2018), Napoli 2017, pp. 186-187, nota 34;
Bertelli Carlo, Bonsanti Giorgio, Restituzioni 2018. Tesori d’arte restaurati, catalogo della mostra (Torino, Reggia di Venaria Reale, 28 marzo-16 settembre 2018), Venezia 2018, pp. 110-111
Baradel Valentina, Zanino di Pietro. Un protagonista della pittura veneziana fra Tre e Quattrocento, Padova 2019, pp. 20, 35, 127, 143-150, 214-216;
Baradel Valentina, Rileggendo le "Aggiunte a Zanino di Pietro", in Bacchi Andrea, Benati Daniele, Galli Aldo, Natale Mauro, De Marchi Andrea (a cura di), Federico Zeri: lavori in corso, Bologna 2019, p. 84, nota 2, p. 88.