Madonna con il Bambino, nove angeli, san Giovanni Battista, san Fortunato, san Nicola da Bari e san Michele arcangelo
Giovanni Angelo d'Antonio da Bolognola 1440-1445
Entro una tavola centinata la Madonna e il Bambino benedicente siedono su un ampio trono ligneo intarsiato, dietro il quale si affacciano sette angeli intenti a cantare e suonare il liuto; altri due fanno capolino dai braccioli. Quattro santi circondano il gruppo centrale: san Giovanni Battista e san Nicola da Bari eretti sulla pedana del trono, san Fortunato e san Michele arcangelo inginocchiati direttamente sul pavimento di marmi mischi. L'opera è stata eseguita da Giovanni Angelo d'Antonio da Bolognola, figura di spicco della scuola quattrocentesca di Camerino.
Entro una tavola centinata la Madonna e il Bambino benedicente siedono su un ampio trono ligneo intarsiato, dietro il quale si affacciano sette angeli intenti a cantare e suonare il liuto; altri due fanno capolino dai braccioli. Quattro santi circondano il gruppo centrale: san Giovanni Battista e san Nicola da Bari eretti sulla pedana del trono, san Fortunato e san Michele arcangelo inginocchiati direttamente sul pavimento di marmi mischi. L'opera è stata eseguita da Giovanni Angelo d'Antonio da Bolognola, figura di spicco della scuola quattrocentesca di Camerino.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
La tavola lasciò l’ubicazione originaria nel 1855 quando il parroco della chiesetta di Bolognola la vendette a un certo Fratelloni di Camerino. Dopo i passaggi nella Collezione Caccialupi di Macerata e in quella del reverendo Nevin a Roma, fu acquistata per 3600 franchi da George Washington Wurts nel 1907. Entrò nelle collezioni del Museo Nazionale di Palazzo Venezia nel 1933 con la donazione Tower Wurts. Fu probabilmente durante questi passaggi collezionistici che alcune parti della superficie pittorica si danneggiarono in modo irreversibile: il piviale di san Fortunato e soprattutto il fondo oro che, fatte salve alcune aureole, sono completamente rifatti. Un’iscrizione presente sulla cornice originale della tavola, smontata durante un restauro negli anni sessanta del Novecento ma nota attraverso alcune fotografie, assicura che l’opera fu commissionata dal notaio Giovanni Borgarucci di Bolognola per la locale chiesa di San Michele. Borgarucci nel suo testamento del 18 novembre 1425 aveva disposto di essere seppellito in quella sede e che, dopo la morte della figlia, si provvedesse alla costruzione e alla decorazione di una cappella intitolata a san Giovanni Battista. Il coinvolgimento di Giovanni Angelo d’Antonio (documentato dal 1443, morto tra il 1478 e il 1481) per l'esecuzione del dipinto dipende con ogni probabilità dal fatto che dal 1441 fino almeno al 1483 il fratello Pietro d’Antonio fu parroco della chiesa di San Michele. L’opera viene generalmente datata verso la metà del quinto decennio del secolo, configurandosi quindi come testa di serie del catalogo del più importante maestro camerte del Quattrocento. Tale datazione è coerente infatti sia con i dati stilistici della tavola sia con le informazioni documentarie su Giovanni Angelo d’Antonio relative a quegli anni.
La cultura figurativa di questo dipinto è strettamente correlata alle opere che Filippo Lippi stava allora licenziando a Firenze: il volto e l’aureola del san Michele in primo piano sono simili a quelli dell’arcangelo Gabriele nell’Annunciazione Martelli in San Lorenzo a Firenze; le semplificazioni prismatiche dei panneggi sono debitrici di quelle visibili nella citata Annunciazione e nell’Incoronazione della Vergine di Sant’Ambrogio. Inoltre, appare impressionante la somiglianza tra il san Nicola da Bari del nostro dipinto e il san Gregorio Magno della Madonna del Pergolato che un altro importante, più anziano maestro camerte, Giovanni Boccati, aveva dipinto a Perugia nel 1447, pure guardando alle opere coeve di Filippo Lippi. Tra il 1443 e il 1451 sono attestati stretti contatti di Giovanni Angelo con Giovanni di Cosimo de’ Medici. Risulta che il pittore, in compagnia di Boccati, si recò più volte a Firenze nella prima metà del quinto decennio, risiedendo proprio nelle vecchie case dei Medici in via Larga. Il dipinto precede con ogni probabilità l’affresco con la Madonna con il Bambino fra i santi Nicola da Tolentino e Antonio abate (Camerino, Pinacoteca Civica), proveniente da Sant’Agostino a Camerino e datato da Giovan Angelo al 1449, nel quale si registra un'adesione al linguaggio di Domenico Veneziano non riscontrabile nella tavola di Palazzo Venezia.
Lorenzo Pirazzi
Stato di conservazione
Compromesso.
Iscrizioni
Lungo la parte inferiore della cornice: «HOC OPUS FUIT FACT[U]M PRO AMI[M]A S[ER] IOHAN[N]I BORGARUTII DE BONONIOLIA»;
sul filatterio di san Giovanni Battista: «ecce angni(us) dey / qui // ego vo[x] clamantes in de<serto> // misi».
Provenienza
Bolognola, San Michele Arcangelo, fino al 1855;
Camerino, presso il doratore Fratelloni, fino al 1868;
Macerata, Collezione Caccialupi, alienato probabilmente prima del 1890;
Roma, Collezione Nevin, fino al 1907;
Roma, Collezione Wurts, fino al 1933;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia;
Camerino, Pinacoteca Civica, dal 2003, deposito.
Esposizioni
Camerino, Convento di San Domenico, Girolamo di Giovanni. Il Quattrocento a Camerino. Dipinti, carpenterie lignee, oreficerie e ceramiche fra gotico e rinascimento, 10 maggio-29 settembre 2013;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia; Roma, Gallerie Sacconi al Vittoriano, Voglia d’Italia. La Collezione Internazionale nella Roma del Vittoriano, 7 dicembre 2017-4 marzo 2018.
Bibliografia
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Minardi Mauro, Giovanni Angelo di Antonio, scheda in Pellegrini Emanuele (a cura di), Voglia d’Italia. La Collezione Internazionale nella Roma del Vittoriano, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo di Venezia; Roma, Gallerie Sacconi al Vittoriano 7 dicembre 2017-4 marzo 2018), Napoli 2017, p. 202.