L'Altare della Patria oggi, patrimonio di una “Italia unita, indipendente, libera e democratica”
La sfortuna del monumento nel dopoguerra e il suo recupero grazie alla Presidenza della Repubblica
Con la caduta di Mussolini , in molti identificarono l’Altare della Patria con il regime fascista e lo sottoposero insieme al Vittoriano a una damnatio memoriae. Ancora nel 1983 questo sostanziale distacco dal monumento o, per essere più precisi, dalla sua interpretazione in termini esclusivamente retorici trovò un interprete in Roberto Benigni, che nel film Tu mi turbi la ribaltò in chiave ironica e surreale. A tre anni di distanza, nel 1986, l’adiacente Palazzo Venezia accolse una sorta di ‘processo’ all’Altare della Patria, con la prospettiva di distruggerlo.
Per un deciso cambiamento si dovette attendere l’opera di pacificazione nazionale portata avanti dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (1999-2006) e dai suoi successori. Da allora l’Altare della Patria ha recuperato la centralità nella vita del Paese, sottolineata dalle deposizioni di corone di alloro dei Capi di Stato stranieri in visita ufficiale e dei Presidenti della Repubblica nel ricorrere del 25 aprile, del 2 giugno e del 4 novembre.
25 aprile 2020: nel pieno dell’emergenza pandemica, il Presidente Sergio Mattarella depone una corona di alloro sull’Altare della Patria per celebrare la festa della Liberazione dal regime fascista. Le immagini del Presidente solitario, protetto dalla mascherina anti-Covid, assumono un valore iconico. A distanza di qualche mese, lo stesso Sergio Mattarella nella cerimonia del 4 novembre 2021 ha sintetizzato il legame del Paese con l’Altare della Patria e il Milite Ignoto: “Il pensiero va a quanti hanno sofferto, sino all’estremo sacrificio, per lasciare alle giovani generazioni un’Italia unita, indipendente, libera e democratica (…). La loro memoria rappresenta il più profondo e sincero stimolo ad adempiere ai doveri di cittadini italiani ed europei”.