Giuseppe Sacconi e la costruzione del Vittoriano (1885-1905)

Inviato da editorveg il Mer, 11/24/2021 - 10:20
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Giuseppe Sacconi e la costruzione del Vittoriano (1885-1905)
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Giuseppe Sacconi era ancora molto giovane quando progettò il Vittoriano, che ci restituisce appieno la misura e la qualità di questo grande artista

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Chi era Giuseppe Sacconi?
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Originario delle Marche Giuseppe Sacconi (1854-1905) si era trasferito a Roma nel 1874. Appena trentenne, Sacconi si aggiudicò il secondo e decisivo concorso per il Vittoriano: il suo progetto s’ispira alla tradizione classica e del Rinascimento, recuperando in particolare il linguaggio di Donato Bramante.

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L'architetto Giuseppe Sacconi in posa nel suo studio nel 1902

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Medaglia commemorativa con il ritratto dell'architetto Giuseppe Sacconi (recto) e il Monumento a Vittorio Emanuele II (verso), coniata nel 1911

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Le demolizioni
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Per costruire il Vittoriano si rese necessario demolire un congruo numero di edifici che si trovavano nell’area. Scomparvero allora i tre chiostri medievali del Convento dell’Aracoeli, la cosiddetta Torre di Paolo III e il cavalcavia o ‘passetto’ di collegamento con Palazzo Venezia, noto come Arco di San Marco.

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Il convento di Santa Maria in Aracoeli in fase di demolizione, a sinistra la Torre di Paolo III, durante i lavori di sistemazione dell'area di piazza Venezia

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La Torre di Paolo III al Campidoglio in fase di demolizione, durante i lavori di sistemazione dell'area di piazza Venezia

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Un chiostro del convento di Santa Maria in Aracoeli demolito nel 1886 per la sistemazione dell'area di piazza Venezia

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Demolizioni sul colle Capitolino nel 1885 circa, durante i lavori di sistemazione dell'area di piazza Venezia

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Veduta di alcuni edifici del Campidoglio che furono demoliti durante i lavori di sistemazione dell'area di piazza Venezia, sullo sfondo la Torre delle Milizie: sulle case sono scritte le quote del Vittoriano

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La posa della prima pietra: le difficoltà geologiche e i ritrovamenti archeologici
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Il 22 marzo 1885 si svolse la cerimonia della posa della prima pietra del monumento. Ben presto il cantiere andò incontro a una serie di notevoli difficoltà, connesse all’instabilità del terreno di fondazione e al ritrovamento di alcuni importanti reperti, fra cui un tratto delle Mura serviane, risalente al VI secolo a.C.: si rese così necessaria una profonda revisione del progetto originario. 

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La posa della prima pietra del Vittoriano il 22 marzo 1885

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Difficoltà geologiche riscontrate da Sacconi: veduta prospettica dello scavo per l'inserimento del pilone del portico e sue fondazioni

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Il tratto delle Mura Serviane scoperto durante i lavori di scavo delle fondazioni del Vittoriano

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La scelta del materiale: dal travertino al botticino
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Sacconi aveva pensato inizialmente al travertino, caratteristico di molti edifici romani. Alla fine tuttavia fu scelto il marmo botticino, forse dietro suggerimento o imposizione del potente ministro Giuseppe Zanardelli (1826-1923). Questo materiale, proveniente da cave situate in prossimità di alcune cittadine vicino Brescia, compresa appunto Botticino, si distingue per la compattezza e il nitore del bianco.

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Ritratto del ministro ai lavori pubblici Giuseppe Zanardelli

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Veduta della cava di Botticino a Brescia, con i massi lavorati e pronti per il trasporto

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La decorazione scultorea
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Giuseppe Sacconi era profondamente convinto dell’unità di architettura e scultura. Egli pose grande attenzione alla scelta dei soggetti e a quella degli artisti, fornendo loro disegni e perfino indicazioni sul cantiere. Sotto la regia di Sacconi vennero così eseguite una buona parte della plastica architettonica e le quattro sculture alla sommità delle Porte, raffiguranti La Politica, La Filosofia, La Rivoluzione e La Guerra.

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Gruppo di artisti in posa durante i lavori di decorazione scultorea e architettonica del Vittoriano, in una fotografia di Mario Nunes Vais del 1906

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Il concorso per la statua del re a cavallo
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Nel 1884, in aperto contrasto con la volontà di Sacconi, la Commissione Reale incaricata dal Governo di seguire i lavori del Vittoriano scorporò dal cantiere complessivo la statua del re, per la quale bandì un concorso apposito. Dopo una serie di alterne vicende la vittoria arrise nel 1889 allo scultore friulano Enrico Chiaradia (1851-1901).

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Ritratto dello scultore Enrico Chiaradia

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Bozzetto per la statua equestre di Vittorio Emanuele II

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La statua equestre di Vittorio Emanuele II nel laboratorio della Fonderia Bastianelli durante le fasi di lavorazione e montaggio

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Giovanni Bastianelli, proprietario della fonderia, e un gruppo di suoi operai all'interno della pancia del cavallo della statua equestre di Vittorio Emanuele II il 5 febbraio 1911

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La ‘tragedia della statua’
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Sacconi, già ostile all’idea di scorporare la statua del re dal cantiere complessivo, perdendone così il controllo, si dichiarò a sfavore dell’esito del concorso: il linguaggio verista di Chiaradia risultava a suo avviso incompatibile con l’impostazione classicista e neo-rinascimentale del Vittoriano. Morto nel 1901 Chiaradia, la statua del re a cavallo fu rifinita dallo scultore fiorentino Emilio Gallori (1846-1924).

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Il trasporto per le vie di Roma (sullo sfondo Palazzo Venezia) nel 1910 del gruppo equestre della statua di Vittorio Emanuele II diviso in più parti

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Due operai in posa sul busto del gruppo equestre della statua di Vittorio Emanuele II nel cantiere del Vittoriano

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Inaugurazione dell'Altare della Patria il 4 giugno 1911, particolare della statua equestre di Vittorio Emanuele II poco prima di essere scoperta

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Veduta di piazza Venezia con la statua equestre di Vittorio Emanuele II, dalla terrazza del Piazzale del Bollettino del Vittoriano nel 1935

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Statua equestre di Vittorio Emanuele II negli anni Cinquanta

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Il secondo progetto di Sacconi
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Nel 1890, in occasione della visita di Umberto I (1878-1900) al cantiere, Sacconi presentò di fatto un nuovo progetto, che teneva conto della necessità di consolidare il terreno e di conservare le “Mura dei Re”, vale a dire un tratto delle mura serviane risalente al VI secolo a.C.

 


 

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Il secondo progetto per il Monumento a Vittorio Emanuele II elaborato da Giuseppe Sacconi in occasione della visita di Umberto I al cantiere nel giugno 1890

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L’architetto prevedeva innanzitutto possenti sostruzioni per tenere in piedi l’edificio: si sarebbero così creati grandi spazi interni ideali per alloggiare musei, delle Corone al piano terra, del Risorgimento e delle Bandiere. Egli inoltre ampliò il portico monumentale da 90 a 114 metri. Questo tipo di modifiche incise notevolmente sui costi del cantiere, che dai 9 milioni di lire previsti salirono fino a 26,5.

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Album con rilievi acquerellati, contenenti il Rilievo dei ruderi rinvenuti, sul colle Capitolino e adiacenze, durante i lavori di sterro per la costruzione del nuovo Museo del Risorgimento, Ufficio Tecnico dei Lavori c.d. Genio Civile

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Contestualmente Sacconi si orientò verso una nuova iconografia dell’apparato decorativo. Egli abbandonò i soggetti storici che aveva previsto nel primo progetto e si orientò sempre più decisamente verso le allegorie. 

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Giuseppe Sacconi e l'opera sua massima, di Primo Acciaresi edita nel 1911

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L’invenzione dell’Altare della Patria
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In questo contesto Giuseppe Sacconi inserì nel Vittoriano un Altare della Patria. L’architetto destinò a questa grande ara votiva dedicata alla nazione italiana la zona centrale del monumento posta sul primo terrazzo, al di sotto della statua di Vittorio Emanuele II a cavallo

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Vittorio Emanuele II a cavallo
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Veduta del Monumento a Vittorio Emanuele II o Vittoriano nei primi anni Venti

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La zona centrale del Vittoriano: l'Altare della Patria con i fregi laterali e al centro La Dea Roma, su modello dello scultore Angelo Zanelli, e la Tomba del Milite Ignoto

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Il progetto per piazza Venezia
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L’ampliamento del portico aveva comportato un ampliamento delle dimensioni complessive del Vittoriano. In questo nuovo assetto il Monumento non era più pienamente visibile da chi giungeva da via del Corso. Sacconi avvertì dunque con urgenza la necessità di ripensare completamente il rapporto con l’area antistante.

 

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Lo stato di avanzamento dei lavori di costruzione del Vittoriano con l'ampliamento del portico

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Veduta dello stato di avanzamento dei lavori di costruzione del Vittoriano dall'odierna via del Corso: a destra il Palazzetto Venezia in fase di demolizione

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Nel 1897 Sacconi presentò un progetto completo per piazza Venezia, ispirato a un criterio rigidamente simmetrico: esso prevedeva lo spostamento del cosiddetto Palazzetto di piazza Venezia, la distruzione di Palazzo Torlonia e la costruzione in posizione più arretrata di un nuovo edificio a somiglianza di Palazzo Venezia.
 

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Palazzetto di Piazza Venezia
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Progetto di sistemazione di piazza Venezia e sue adiacenze, firmato da Giuseppe Sacconi il 6 maggio 1897

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L'area di piazza Venezia nella Pianta di Roma di Giovanni Battista Nolli del 1748

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Veduta dall'alto dell'area di piazza Venezia con in basso il Palazzetto Venezia (a sinistra) e di fronte il demolito Palazzo Bolognetti-Torlonia nel 1860 circa

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Veduta dal colle del Campidoglio dell'area di piazza Venezia con il Palazzetto e a destra il demolito Palazzo Bolognetti-Torlonia nel 1860 circa

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Veduta dell'area di piazza Venezia dall'odierna via del Corso, sullo sfondo il colle del Campidoglio e in basso a destra il Palazzo di Venezia, in un dipinto di Hendrik Frans Van Lint del XVIII secolo, conservato presso il Museo del Palazzo di Venezia

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Il Palazzetto Venezia durante i lavori di spostamento

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Veduta di piazza Venezia dal Vittoriano negli anni Cinquanta: sistemazione dell'area con a sinistra il Palazzo Venezia e a destra il Palazzo delle Assicurazioni Generali, che sostituì il demolito Palazzo Bolognetti-Torlonia

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ATTO III.