Scalinata
Modelli assiro-babilonesi e classici ispirano la decorazione plastica del monumentale accesso
Una monumentale scalinata a due rampe collega l’ingresso del Monumento al primo terrazzamento sul quale insiste l’Altare della Patria. Una coppia di leoni alati decora il parapetto. Lo scultore marchigiano Giuseppe Tonnini (1875-1954) realizzò entrambi fra il 1908 e il 1910. L’artista si richiamò alla cultura assiro-babilonese, che del resto in epoca Liberty era divenuta molto popolare.
Tonnini sembra aver tenuto presente in particolare le rappresentazioni della divinità mesopotamica Lamassu, appunto raffigurata di norma come un mostro dal corpo di leone alato. Lamassu era considerato uno spirito benefico e protettivo. Nell’antica civiltà babilonese le sue raffigurazioni erano perciò di solito posizionate nelle zone d’ingresso agli edifici reali o principeschi: così era per esempio nel palazzo di Sargon II a Dur-Sharrukin, nell’odierno Iraq.
Alla fine del parapetto svettano due Vittorie alate in bronzo eseguite tra il 1908 e il 1911 da due scultori differenti. La Vittoria situata sulla destra di chi guarda è del torinese Edoardo Rubino (1871-1954). La Vittoria sulla sinistra spetta al genovese Edoardo De Albertis (1874-1950). L’iconografia è ripresa dal mondo classico: la Vittoria, dunque, è raffigurata come una giovane donna, con la palma in una mano e la corona d’alloro nell’altra. Entrambe le figure poggiano sulla prua di un’antica nave romana, ornata da una testa di lupo e munita di un rostro.
Alle spalle di ciascuna Vittoria svetta una pinnacolo in bronzo, eseguito da Gaetano Vannicola (1859-1923). Il pinnacolo, munito di una base decorata con festoni, culmina con un’aquila.