Il nuovo centro di Roma
La magnificenza del palazzo di San Marco e la sua posizione privilegiata attraggono l’attenzione dei pontefici, che ne fanno la propria roccaforte nel cuore della città
Alessandro Farnese, salito al soglio pontificio con il nome di Paolo III (1534-1546), fu contraddistinto da una rimarchevole vocazione politica. Egli fra l’altro profuse ogni sforzo per restituire centralità alla Chiesa apostolica romana attraverso un’energica reazione al credo protestante, comunemente detta Controriforma. Il suo ruolo si avvertì anche all’interno delle Mura Aureliane. Giudicando il Vaticano eccessivamente decentrato, Paolo III si pose lungo il solco di Paolo II Barbo e optò in favore del palazzo di San Marco, nel cuore stesso del tessuto cittadino: qui papa Farnese risiedette per lunghi periodi e in particolare nel corso dei mesi estivi. Sotto questo profilo la residenza di San Marco può leggersi come il diretto precedente del Quirinale, che avrebbe assolto alle medesime funzioni dal diciassettesimo secolo.
La presenza di Paolo III Farnese determinò una serie di modifiche del complesso quattrocentesco di San Marco. Chiuse le arcate del viridarium, il papa tramite un passaggio sopraelevato lo collegò direttamente al Campidoglio: qui fece edificare una possente torre difensiva, nota appunto come Torre di Paolo III. In tal modo si replicò il sistema palazzo-passetto-fortezza caratteristico del Vaticano e di Castel Sant’Angelo. Il papa intendeva così ribadire la propria sovranità anche sul Campidoglio, roccaforte delle magistrature municipali. Gran parte delle modifiche di Paolo III sarebbero andate perdute allo scadere del diciannovesimo secolo, in linea con il riassetto della piazza.
Il principale alleato di Paolo III Farnese nella lotta contro Martin Lutero e i protestanti fu l’imperatore Carlo V d’Asburgo (1550-1558). All’indomani della conquista di Tunisi, nel giugno 1535, l’imperatore progettò di compiere un viaggio cerimoniale nelle principali capitali della Penisola, alla testa di un corteo vittorioso. Il viaggio partì dal meridione e si diresse a nord, per toccare nel 1536 Roma: a distanza di soli nove anni dal disastro del Sacco, quella visita aveva il senso di trasmettere il trionfo dei massimi poteri della cristianità, il Papato e l’Impero, uniti nella lotta contro gli infedeli.
I preparativi per accogliere l’imperatore furono particolarmente accurati. L’epicentro fu ancora una volta il palazzo di San Marco, dove il pontefice ricevette Carlo V con tutti gli onori. All’angolo del palazzo, lungo la Via Papalis, l’odierna via del Plebiscito, l’architetto Antonio da Sangallo il Giovane (1484-1546) realizzò un arco trionfale effimero. Almeno nell’immediato, quella visita si tradusse in un successo: proprio in quei giorni il papa e l’imperatore decisero di convocare il Concilio di Trento.