I due amici di Giorgione

Un’opera volutamente ambigua, realizzata da uno dei più grandi maestri del Rinascimento veneto

L’opera, esposta nell'Appartamento Cibo, è ormai stabilmente riferita alla mano di Giorgione da Castelfranco (1477-1510), che la eseguì nei primi anni del sedicesimo secolo, forse nel 1502. La tela mantiene ancor oggi un margine di ambiguità, dovuto soprattutto al mancato riconoscimento dei personaggi effigiati. Il titolo, che sottende un rapporto preciso fra i due personaggi, è stato proposto dallo studioso Enrico Maria Dal Pozzolo. 

I due amici di Giorgione

La figura in primo piano, in atteggiamento pensoso, poggia la testa su una mano, in un codificato gesto di melanconia che potrebbe essere chiarito dalla presenza nell’altra mano del melangolo. Questo tipo di arancia selvatica durante il Rinascimento veniva associato a Venere e in virtù del suo sapore agrodolce all’altalenante sentimento dell’amore.

I due amici di Giorgione

Ancor più misteriosa la figura in secondo piano: lo sguardo acuto e sottilmente beffardo contrasta intenzionalmente con l’atteggiamento della figura in primo piano.

I due amici di Giorgione

Nel 1633 la tela si trovava in collezione Ludovisi. Nel corso del diciottesimo secolo passò nella raccolta del cardinale Tommaso Ruffo. In seguito alla donazione del principe Fabrizio Ruffo di Motta Bagnara è entrata nel 1919 a Palazzo Venezia.