Dal momento della sua fondazione il Palazzo di San Marco – in seguito denominato ‘Palazzo Venezia’ – non fu soltanto la più ampia fabbrica architettonica della Roma del Quattrocento, ma anche la sede privilegiata di numerosi eventi. Ospitò, infatti, consessi di cardinali e diplomatici, celebrazioni del Carnevale, simposi degli umanisti e assemblee del Capitolo basilicale. L’edificio, opera senza precedenti nel contesto dell’Urbe per vastità e ricercatezza architettonica, accolse inoltre una delle più ricche collezioni di antichità allora esistenti. Pietro e Marco Barbo furono i promotori della centralità urbana e culturale del complesso architettonico, l’uno negli anni del suo pontificato (1464-1471), l’altro nel lungo periodo in cui fu assegnatario del titolo cardinalizio della basilica di San Marco (1467-1491), inglobata proprio in quegli anni nel perimetro dell’edificio. Anche i più recenti studi delineano una strategia familiare declinata secondo le peculiarità dei due personaggi, che si inserisce dentro una fitta rete di relazioni con esponenti delle diverse nationes, letterati e artisti. I Barbo furono dunque fautori di due diverse forme di mecenatismo che hanno rappresentato a lungo un’eredità con cui confrontarsi, ben oltre l’arco cronologico della prima età moderna.
Introduce
Edith Gabrielli
Direttrice del VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia
Discutono
Susanne Kubersky
Senior Scholar, Bibliotheca Hertziana
Fernando Marías
Professore Emerito di Storia dell'Arte, Universidad Autónoma de Madrid
Membro della Real Academia de la Historia
Interviene
Sara Bova
Ricercatrice Post-Doc, Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Autrice del volume Marco Barbo (1420-1491): un mecenate veneziano all’ombra dei papi