I battenti della porta di San Paolo fuori le mura conservano numerose iscrizioni, straordinaria testimonianza del processo di produzione del manufatto. A questa altezza cronologica è estremamente raro disporre di informazioni precise sulla data di realizzazione di un’opera, sul committente e sulle personalità artistiche coinvolte.
Le epigrafi presenti sulla porta hanno subito gravi danni a causa dell’incendio che devastò la basilica nel 1823, ma grazie a testimonianze documentarie è stato possibile ricostruire le parti mancanti.
Le iscrizioni latine di dedica celebrano il committente materiale dell’opera, il ricco console amalfitano Pantaleone de Comite Maurone, descritto come colui che fece fabbricare i battenti, raffigurato inginocchiato, in proskynesis, mentre viene presentato da san Paolo al cospetto di Cristo. Un’altra iscrizione latina conferma il nome del donatore e attesta che la porta fu realizzata a Costantinopoli “nell’anno 1070 dall’Incarnazione”, al tempo di papa Alessandro [II] e del “venerabile monaco e arcidiacono” Ildebrando di Soana, futuro papa Gregorio VII (1073-1085).
Di eccezionale rilievo sono anche le epigrafi in greco e siriaco che tramandano i nomi degli artefici della porta e ne rivelano i rispettivi ruoli. Queste iscrizioni, solo parzialmente conservate, celebrano il "disegnatore" Theodoros, verosimilmente autore del disegno delle formelle e delle cornici, e menzionano il fonditore, probabilmente di origine siriaca, Staurakios, responsabile della forgiatura dei battenti.