Lo scultore Angelo Zanelli (1879-1942) fu una delle più importanti e influenti figure della cultura simbolista italiana. Di formazione classicista, il suo stile tese poi poi al Liberty e al surrealismo, coniugando sapientemente conoscenza del mondo antico e tendenze più contemporanee, come la lezione della Secessione Viennese e di Klimt.
Originario della provincia di Brescia, frequentò l’Accademia di Belle Arti di Firenze e poi, nel 1903, si trasferì a Roma grazie a un pensionato accademico, scegliendo di fare della città la sua residenza stabile. Già noto per il Monumento al ministro Giuseppe Zanardelli, realizzato per il Lungolago di Salò nel 1906, Zanelli aveva appena compiuto trent’anni quando partecipò al concorso per la decorazione scultorea dell’Altare della Patria, con un progetto che rappresentava i valori fondamentali della nazione nella forma degli antichi trionfi di età romana, ma rielaborati attraverso la matrice simbolista – L’amor patrio che combatte e vince e Il lavoro che edifica e feconda. Si aggiudicò la vittoria nel 1911, avendo la meglio su Arturo Dazzi e la sua proposta storico-verista.
La potenza espressiva del fregio allegorico e l’impatto iconico della Dea Roma zanelliana ebbero immediata e fortunata risonanza fra i contemporanei, tanto da lasciare una profonda impronta nel panorama artistico del tempo e contribuire alla formazione della simbologia dell’Italia unita.