La maestà del marmo: l'Apostolato di San Giovanni in Laterano

CICLO: Dal VIVE alla città: storia delle arti a Roma dal Quattrocento al Novecento - A cura di Silvia Ginzburg, professoressa ordinaria di Storia dell'arte moderna, Università di Roma Tre
RELATOREAndrea Bacchi
DATA: giovedì 16 novembre, ore 18.00
LUOGO: Palazzo Venezia, Sala del Refettorio

Da quando all'inizio del Cinquecento Roma ereditò da Firenze il ruolo di maggiore centro artistico italiano, la sua prima cifra caratterizzante fu quella della grandiosità e della monumentalità (per l'Ottocento si sarebbe parlato della Maestà di Roma). Lungo tutto il corso dell'età moderna si aprirono nell'Urbe cantieri artistici su scala colossale, a partire ovviamente da quello della Fabbrica di San Pietro. Sebbene in quest'ultima Bernini avesse diretto imprese scultoree di impegno inusitato, quanto venne realizzato nella navata di San Giovanni in Laterano all'inizio del Settecento non aveva precedenti e rimase un vertice senza pari per ambizione, costo e fortuna. Finanziare l'esecuzione dei dodici apostoli in marmo di circa quattro metri di altezza collocati nelle nicchie borromoniane fu uno sforzo congiunto di mezza Europa: tra gli altri, vi presero parte il re del Portogallo, i principi cattolici tedeschi, il granduca di Toscana, oltre allo stesso pontefice Clemente XI. Gli scultori italiani gareggiarono con quelli francesi, e tutti dovettero fare i conti con la direzione generale di un pittore, Carlo Maratti; ne nacquero dissidi e incomprensioni, ma anche capolavori quali il San Matteo di Camillo Rusconi e il San Tommaso di Pierre Le Gros. 

Biografia

Andrea Bacchi insegna Storia dell'arte moderna all'Università di Bologna ed è direttore della Fondazione Federico Zeri. Dopo essersi occupato di pittura ferrarese del Rinascimento (sua la monografia su Francesco del Cossa, 1991), ha spostato i suoi interessi soprattutto sulla scultura a Venezia e a Roma dal Rinascimento all'Ottocento, curando numerose mostre su artisti quali Andrea Riccio, Alessandro Vittoria e Gian Lorenzo Bernini.  

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