L’opera è stata restaurata per la mostra da Susanna Sarmati con la direzione di Edith Gabrielli.
Il dipinto era già stato restaurato nel 1992 perché si trovava in uno stato di conservazione mediocre, con significative mancanze e gli esiti di attacchi massicci di insetti xilofagi. Nell’occasione era stato in primo luogo eseguito il risanamento della tavola mediante l’inserimento listelli di pioppo sul retro a coprire le mancanze, come quella rettangolare in basso e alcune al centro. Successivamente si era proceduto con la pulitura e la reintegrazione: la scelta operata allora era stata di reintegrare solo le lacune più piccole lacune e le piccole fessure richiudibili, lasciando le più grandi con la preparazione a vista. In questo modo tuttavia la leggibilità dell’opera risultava in parte compromessa: le lacune, infatti, facevano aggio sull’unità dell’immagine.
L’attuale restauro ha avuto come obiettivo proprio quello di restituire maggiore leggibilità al dipinto. Si è dunque proceduto a reintegrare tutte le lacune che era possibile richiudere con la tecnica del cosiddetto “rigatino” – che ne garantisce riconoscibilità e reversibilità –, in particolare nella zona del prato e della veste della Madonna. Si sono lasciate a vista solo quelle sulle fronde nella parte superiore, sul volto e sulle mani della Madonna e la grande lacuna rettangolare sulla destra.