Il VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia, sotto la direzione di Edith Gabrielli, ha avviato un ciclo di esposizioni dedicate a una singola opera d’arte Depositi in mostra, con l’obiettivo di presentare al pubblico i risultati del lavoro di ricerca dell’Istituto. Questo progetto nasce dalla volontà di condividere con i visitatori non solo le opere stesse, ma anche i risultati delle indagini condotte. Attraverso queste esposizioni, il museo mette in luce le opere conservate nei depositi, proponendo un racconto che va oltre la semplice esposizione visiva e che coinvolge il visitatore in un percorso di riscoperta e approfondimento storico-artistico.
Sin dal 2020, il VIVE si è impegnato in uno studio sistematico e continuo delle sue collezioni, che include anche le opere attualmente non esposte. Questo lavoro di ricerca è realizzato tramite una rigorosa catalogazione scientifica, strumento essenziale per una corretta tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. La catalogazione, attività fondamentale di ogni grande museo, è stata affidata a tre gruppi di lavoro composti principalmente da giovani specialisti, coordinati da figure accademiche di primo piano. Per l’arte medievale il gruppo è guidato dal professor Alessandro Tomei, per l’arte moderna dalla professoressa Barbara Agosti e per l’arte contemporanea dal professor Valerio Terraroli. Questo approccio multidisciplinare e altamente specialistico consente di indagare a fondo le collezioni, restituendone una lettura più completa e accurata.
La prima opera scelta per inaugurare il ciclo Depositi in mostra è la Cena in casa del Fariseo, un rilievo che è stato recentemente studiato da Clara Seghesio. Grazie a una rinnovata analisi critica e storica, Seghesio è riuscita a rivedere l’attribuzione del rilievo, riconducendola allo scultore Angelo Marini detto il Siciliano: un risultato scientifico rilevante e un esempio concreto del lavoro di indagine che il VIVE promuove attivamente.