Il dipinto raffigura un miracolo avvenuto nella frazione di San Polo Sabino presso Tarano, in provincia di Rieti, nel giugno del 1505, che fu descritto accuratamente da Fra Arcangelo Giani nei suoi annali secenteschi dell’Ordine dei Padri Serviti.
Il 9 giugno di quell’anno una giovinetta di nome Giovanna mentre lavorava il terreno vide apparire un uomo vestito con l’abito nero dei Servi di Maria, che sgranava un rosario e che la salutò dicendo: “Ave Maria”. Il frate, alludendo ai danni che i temporali avrebbero provocato sul prossimo raccolto, disse alla giovane che Dio era adirato per i peccati degli uomini e le chiese di andare ad avvisare la popolazione del luogo affinché digiunasse e facesse penitenza. Giovanna tuttavia, ancora incredula, tenne la visione per sé e non ne fece parola. Il giorno successivo, il 10 giugno, mentre si era recata a lavare i panni, sentì una voce chiamarla da un albero di noci, e alzati gli occhi vide la Vergine piangente, seduta sui rami e vestita di nero come le suore terziare dei Serviti. Maria, scopertasi il petto e le ginocchia per mostrare le ferite causate dalle colpe degli uomini, le impose di correre subito dal parroco affinché questi radunasse gli abitanti di San Polo e predicasse di confessarsi, digiunare, onorare le festività, e fare processioni al fine placare l’ira del Signore e le sofferenze della Vergine.
A seguito di questa apparizione i fedeli decisero di erigere un piccolo santuario dedicato alla Madonna della noce che ancora esiste immerso nel verde di San Polo, poco fuori dall’abitato.
L’opera fu dipinta per l’altare maggiore del santuario, che fu tenuto dai padri Serviti fino alla soppressione dell’ordine e alla dismissione del loro convento di San Polo nel 1652, e lì rimase almeno fino al 1899, e fu poi trasferita in un momento imprecisato nella chiesa di San Barnaba, nello stesso comune, dove è attestata la sua presenza nel 1932. Passata successivamente sul mercato antiquario romano, negli anni Cinquanta la tavola venne acquistata per essere esposta nel Museo Civico di Rieti, e fu poi lasciata in deposito a Palazzo Venezia.
Nell’opera sono descritti i vari episodi del miracolo, con la raffigurazione della giovinetta sia sullo sfondo sia in primo piano, dove campeggia sull’albero la figura intensamente espressiva della Vergine.