L’anonimo autore della Madonna della noce appartiene al contesto culturale umbro-abruzzese di primo Cinquecento, un contesto nel quale la personalità di maggior spicco è quella di Saturnino Gatti.
Saturnino Gatti (San Vittorino, L’Aquila, circa 1463 – 1518) è stato un pittore e scultore, figlio di Giovanni Gatti, originario anche lui di San Vittorino.
Secondo alcuni documenti, il 4 maggio 1477, quando aveva circa quattordici anni, Gatti avrebbe iniziato la sua formazione artistica con Silvestro di Giacomo da Sulmona, conosciuto come Silvestro dell’Aquila, artista poliedrico attivo come pittore e scultore.
La sua prima opera documentata risale al marzo del 1488, quando si impegnò a dipingere una cappella nella chiesa di San Domenico all’Aquila per Pier Benedetto di Pietro da Pizzoli. Negli anni successivi lavorò in diverse chiese dell’Italia centrale, realizzando affreschi e dipinti a San Panfilo a Tornimparte, nel convento dei Celestini di Santa Caterina a Terranova di Calabria, e nella chiesa di Santa Maria della Plebe.
Gli studiosi ipotizzano che Gatti si fosse formato nell’ambiente culturale vicino al Perugino, per la raffinatezza e lo stile delle sue opere, che mostrano influenze umbre (come quelle del giovane Perugino, Fiorenzo di Lorenzo e Pier Matteo d’Amelia), romane (Antoniazzo Romano, Melozzo da Forlì) e anche della scuola di Verrocchio. Questo mix di modelli, sia umbri sia locali, contribuì a formare uno stile personale e riconoscibile.
Tra le sue opere pittoriche più importanti dei primi anni del Cinquecento ci sono gli affreschi della Madonna con il Bambino e due angeli, oggi conservati al Museo nazionale dell’Aquila, e quelli con Sant’Antonio da Padova, San Biagio, Sant’Antonio abate e la Madonna che allatta il Bambino nella chiesa di Santa Maria Assunta ad Assergi.
Negli ultimi anni della sua vita, Gatti si dedicò sempre di più alla scultura, in particolare a opere in terracotta. Tra queste, spiccano un Sant’Antonio abate e una Madonna che allatta il Bambino nella chiesa di Santa Maria del Ponte a Tione, oltre ad alcune Madonne in terracotta realizzate per chiese dell’Aquila come Santa Maria di Collemaggio, San Bernardino e la zona di Navelli.
Proprio negli ultimi anni della sua carriera, lavorò anche a due importanti sculture: un San Sebastiano incoronato da due angeli in legno per la Confraternita di San Sebastiano all’Aquila, e una Pietà con i santi Giovanni e Maddalena in terracotta per la cattedrale di Ascoli. Entrambe le opere rimasero però incompiute a causa della sua morte, avvenuta nel 1518.