Costruire la nuova Italia: il presidente Einaudi tra democrazia e liberalismo

CICLO: Da Roma al mondo. Racconti di un passato che vive. - A cura di Francesco Benigno, professore ordinario di Storia moderna, Scuola Normale Superiore di Pisa. In collaborazione con la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea e la Fondazione Gramsci
RELATORE: Maurizio Ridolfi
DATA: martedì 26 settembre, ore 18.00 
LUOGO: Palazzo Venezia, Sala del Refettorio

Luigi Einaudi fu uno dei principali studiosi ed esponenti del liberalismo economico nella prima metà del XX secolo. Dopo l'8 settembre 1943 prese la via dell’esilio in Svizzera, da dove rientrò per assumere in Roma, ormai liberata, la carica di governatore della Banca d'Italia e poi, entrato nel maggio 1947 nel IV Governo De Gasperi come Vice Presidente del Consiglio, ne divenne Ministro del Bilancio. Infine, sebbene di fede monarchica, egli fu eletto l'11 maggio 1948 dal parlamento primo Presidente della Repubblica. Durante il suo settennato fu dato notevole impulso al processo di ricostruzione dell’Italia. Fedele ai principi del liberismo, Einaudi ne fece il fondamento della politica economica. Per l’esercizio del suo mandato, egli si trasferì a vivere nel Palazzo del Quirinale, ove risiedette con la moglie Donna Ida. Esercitò il suo ruolo nel rispetto dell’autonomia dei poteri anche se non mancò di intervenire sulle questioni inerenti la vita sociale e politica del Paese. Erano gli anni della difficile fuoriuscita dalla miseria della guerra, in un Paese impegnato nella Ricostruzione. Rispetto alla maggioranza centrista che lo aveva eletto, egli interpretò il suo ruolo in modo tutt’altro che notarile, svolgendo una continua azione di moral suasion, attraverso quesiti, richieste di informazioni e di adeguamenti legislativi, di cui abbiamo riscontro tramite il suo Scrittoio del presidente (1956). Tramite uno  stile discreto e competente, egli fu in grado di assicurare la garanzia e l’equilibrio costituzionale tra i poteri nonché l’autorevolezza della neonata Repubblica. 

Biografia

Maurizio Ridolfi è professore ordinario di Storia contemporanea all'Università della Tuscia (Viterbo). Ha fondato nel 1993 e coordina (con F. Conti) la direzione della rivista “Memoria e Ricerca” (il Mulino). È membro del comitato consultivo di riviste di storia in Francia (“Parlement (s)”), Spagna (“Pasado y Mémoria”, “Alcores”) e Portogallo (“Ler Historia”). Più volte visiting professor all’estero (in particolare a Parigi, EHESS e SciencesPo), ha insegnato anche a Roma Tre. Fondatore del Centro per lo studio dell'Europa mediterranea (CSEM, tra 2001 e 2015), dal 2019 presiede il Centro di Studi Europei e Internazionali (CSEI). Tra le pubblicazioni recenti: (a cura di, con G. Orsina), “La Repubblica del Presidente. Istituzioni, pedagogia civile e cittadini nelle trasformazioni delle democrazie” (Viella, 2022); “Le feste nazionali”, (il Mulino, 2021); direzione scientifica di, “2 giugno. Nascita, storia e memorie della Repubblica”, (Viella, 2020,6 voll.).

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