Complesso monumentale di Santa Croce e Ognissanti di Bosco Marengo

Bosco Marengo, un comune in provincia di Alessandria, diede i natali ad Antonio Michele Ghislieri, che nel 1566 divenne papa con il nome di Pio V. Subito dopo la sua elezione, il pontefice decise di dare un forte segnale della sua adesione ai principi della Controriforma stabiliti dal Concilio di Trento (1563). Tra le sue iniziative in questa direzione, si annovera anche la costruzione e la decorazione del complesso monumentale di Santa Croce e Ognissanti.

Il complesso è composto dalla chiesa e dagli edifici conventuali domenicani, articolati intorno a due chiostri, che comprendono una biblioteca a tre navate, la sala capitolare e un ampio refettorio. Il progetto fu inizialmente affidato al perugino Ignazio Danti, affiancato successivamente da Giacomo della Porta. Il modello di riferimento romano classicheggiante è evidente nell’intero impianto architettonico, ma soprattutto nella chiesa con pianta a croce latina con la cupola all’incrocio dei bracci.

Alla realizzazione del complesso partecipò anche l’artista toscano Giorgio Vasari. È lui stesso a ricordare nella propria autobiografia la commissione ricevuta dal papa per l’Adorazione dei Magi nella quarta cappella e per la “grandissima macchina” concepita per l’altare maggiore, a cui parteciparono anche gli scultori Giovanni Gargiolli e Angelo Marini, detto il Siciliano.

Della decorazione pittorica ancora oggi rimane nella loro collocazione originaria la maestosa pala d’altare raffigurante il Giudizio universale realizzato nel 1568 da Vasari. Per il ciclo Depositi in mostra del VIVE, il rilievo ligneo Cena in casa del Fariseo è esposto in dialogo con gli affreschi realizzati da Giorgio Vasari per Palazzo Altoviti e il busto bronzeo di scuola romana raffigurante papa Pio V.

Il complesso fu completato nell’ultimo decennio del Cinquecento, dopo la morte di papa Pio V, con minori finanziamenti, come si evince dal minor fasto degli ambienti del piano superiore.

Il complesso, attivo dal 1567 al 1860, venne in parte adibito a riformatorio e, infine, a museo.