Zuccotto
Manifattura milanese 1570-1580
Zuccotto del tipo detto aguzzo per l'appendice sommitale che contraddistingue questa tipologia, è costolato nel senso della lunghezza e presenta una corta tesa sbalzata a baccellature. Sulla superficie del coppo è sbalzata una scena di combattimento con cavalieri e fanti armati all'antica, sullo sfondo un paesaggio con una città fortificata. Tutte le superfici sono patinate con i dettagli damaschinati in oro, mentre armi e incarnati sono damaschinati in argento.
Zuccotto del tipo detto aguzzo per l'appendice sommitale che contraddistingue questa tipologia, è costolato nel senso della lunghezza e presenta una corta tesa sbalzata a baccellature. Sulla superficie del coppo è sbalzata una scena di combattimento con cavalieri e fanti armati all'antica, sullo sfondo un paesaggio con una città fortificata. Tutte le superfici sono patinate con i dettagli damaschinati in oro, mentre armi e incarnati sono damaschinati in argento.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
La scena raffigurata è piuttosto generica, da un lato un cavaliere invita alla carica suonando il corno seguito da altri cavalieri che brandiscono delle storte e che nell'impeto travolgono altri guerrieri a terra; sull'altro lato dei fanti e altri cavalieri armati alla stessa maniera fronteggiano il primo gruppo. Ai piedi dei guerrieri giacciono scudi, spade ed elmi mentre sullo sfondo una città con torri, mura e fortificazioni si erge su di una collina. Di Carpegna (di Carpegna 1969, p. 16) sostiene che questo tipo di elmi sia un prodotto di fascia inferiore di quella corrente decorativa che nel sesto e settimo decennio del Cinquecento si è manifestato a partire dalle manifatture milanesi e che largo successo ebbe nelle corti di tutta Europa. Scalini (Scalini 2018, p. 111) nota come in seguito agli studi svolti in occasione della mostra Parate trionfali, svoltasi a Ginevra e Milano nel 2003, si sia arrivati a comprendere come questo tipo di manufatti possa essere diviso fra esemplari di alto livello, con commissioni prestigiose e realizzati secondo progetti elaborati, e altri costruiti in serie proponendo tematiche generiche e non riconducibili a personaggi specifici, come nel caso qui in esame. Sempre Scalini (Scalini 2018, p. 111) nota come stilisticamente questo zuccotto possa essere accostabile alla parte di sella firmato da Lucio Marliani, detto Piccinino, e Gerolamo Assi ora a Cracovia nel Muzeum Narodowe (Collezione Czartoryski, inv. XIV-412). Ma anche l'impostazione delle scene a tutto campo con i fogliami a coprire il vertice trova un suo riscontro, in particolare nell'esemplare con Muzio Scevola conservato al Metropolitan Museum di New York (14.25.620) e in quello facente parte della guarnitura per Francesco I de' Medici conservato al Bargello di Firenze (M 747) riferibile alla bottega dei Piatti attiva a Firenze e probabilmente a Milano.
Riccardo Franci
Scheda pubblicata il 12 Giugno 2025
Stato di conservazione
Buono. Vecchie rotture con vecchie riparazioni al vertice del coppo, crepe e sfogliature al bordo della tesa. La damaschinatura d'argento di armi e incarnati è molto consumata.
Provenienza
Collezione Odescalchi, 1959;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 30 giugno 1959.
Esposizioni
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Antiche armi dal sec. IX al XVIII. Già Collezione Odescalchi, maggio-luglio 1969;
Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo; Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Armi e potere nell’Europa del Rinascimento, 26 luglio-11 novembre 2018.
Bibliografia
di Carpegna Nolfo (a cura di), Antiche armi dal sec. IX al XVIII. Già Collezione Odescalchi, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, maggio-luglio 1969), con schede a cura del curatore, Roma 1969, p. 16, n. 70;
di Carpegna Nolfo, Le armi Odescalchi, Roma 1976, p. 16;
Scalini, in Scalini Mario (a cura di), Armi e potere nell’Europa del Rinascimento, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo; Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 26 luglio-11 novembre 2018), Cinisello Balsamo 2018, p. 111, n. III.12.