Stemma di papa Paolo II Barbo
Giovannino de' Dolci 1467 circa
Lo stemma rappresenta un esempio monumentale delle numerose insegne papali che si trovano scolpite, stuccate e dipinte nei corridoi di Palazzo Venezia. Esso ricorda il suo committente, il cardinale veneziano Pietro Barbo, poi divenuto papa col nome di Paolo II. Creato dall’intagliatore e architetto fiorentino Giovannino de’ Dolci per la Sala del Mappamondo, fu probabilmente rimosso in occasione del rifacimento della sala stessa nel XVIII secolo.
Lo stemma rappresenta un esempio monumentale delle numerose insegne papali che si trovano scolpite, stuccate e dipinte nei corridoi di Palazzo Venezia. Esso ricorda il suo committente, il cardinale veneziano Pietro Barbo, poi divenuto papa col nome di Paolo II. Creato dall’intagliatore e architetto fiorentino Giovannino de’ Dolci per la Sala del Mappamondo, fu probabilmente rimosso in occasione del rifacimento della sala stessa nel XVIII secolo.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
Lo stemma rappresenta le armi pontificie di papa Paolo II Barbo. Nato nel 1417 da una delle famiglie più importanti della Repubblica veneziana, Pietro Barbo era nipote di papa Eugenio IV Condulmer che lo inserì presso la corte papale. La brillante carriera ecclesiastica che presto intraprese lo portò a ottenere il cardinalato già all’età di ventitré anni (1440). Dopo essere stato titolare di Santa Maria Nuova, divenne titolare di San Marco (1451) e diede avvio alla ristrutturazione della basilica e del suo adiacente palazzo, oggi sede del museo.
Divenuto papa il 30 agosto 1464, Paolo II promosse un’imponente campagna di rinnovamento architettonico e urbanistico di Roma, di cui sia il palazzo detto di Venezia sia la basilica di San Marco sono esempi illustri. Nello stesso palazzo il papa conservava anche la propria collezione di antichità, tra cui figuravano opere celeberrime come ad esempio la coppa ellenistica decorata a rilievo oggi conosciuta come Tazza Farnese (Napoli, Museo Nazionale Archeologico).
Incorniciato da una ricca corona d’alloro impreziosita da quattro nastri sventolanti, lo stemma si sovrappone a due grandi chiavi incrociate, o decussate, simbolo, insieme alla tiara, del potere papale. Lo scudo, oggi di colore bluastro, è decorato da un leone rampante attraversato da una banda dorata. La cromia attuale, alterata dal tempo e da alcuni interventi successivi, restituisce solo parzialmente i colori dell’araldica familiare, oggi ben visibili sugli stemmi presenti sul soffitto della basilica di San Marco. Si tratta dell’azzurro, in cui era stato realizzato lo sfondo, dell’oro della banda e infine dell’argento, originariamente riservato al leone. Un restauro risalente agli anni settanta del Novecento ha inoltre rivelato pesanti integrazioni (evidenti anche a occhio nudo) nelle chiavi, nei cordoni, nei nastri della ghirlanda e nella zampa destra del leone. I legni utilizzati per l’opera sono il pioppo nello stemma e nella ghirlanda, e il castagno nel fondo.
Considerato parte della decorazione originale del soffitto a lacunari nella Sala del Mappamondo di Palazzo Venezia, lo stemma fu rimosso forse in occasione del riallestimento della sala da parte dell’ambasciatore veneto Nicolò Duodo (1657-1742) nel primo quarto del XVIII secolo. Ritrovato nel 1917, durante la campagna di restauro dell’edificio, Federico Hermanin lo volle collocare sopra il Busto di Paolo II (inv. 4057), nella seconda sala dell’appartamento Barbo, come testimonia un disegno del 1921 recentemente pubblicato (Nicita 2009). Le fotografie dell’allestimento successivo indicano che già nel 1927 era stato trasferito nella sala delle Fatiche di Ercole.
L’opera è attribuibile, con ogni probabilità, a Giovannino de’ Dolci, intagliatore e architetto fiorentino, a lungo attivo nel cantiere della basilica e del palazzo papale di San Marco, dove, insieme al fratello Marco, realizzò l’intaglio delle decorazioni lignee dei soffitti, la cui dipintura era invece stata affidata a Giuliano degli Amedei e fu completata entro il 1469. Pagamenti per otto stemmi con ghirlande o festoni ("octo arme cum la festa incontro intagliata") vennero infatti versati all’artista a seguito della morte di Paolo II (Frommel 2006, p. 218).
Lo stemma appare così un esempio monumentale delle numerose insegne papali che si trovano scolpite, stuccate e dipinte nei corridoi di Palazzo Venezia: segno della presenza e dell’autorità pontificia, esse creano continuità tra il soffitto del palazzetto e quello della basilica, rendendo quest’ultima vera e propria parte integrante della residenza di Paolo II.
Matteo Chirumbolo
Stato di conservazione
Buono.
Restauri e analisi
1978: restauro eseguito da Anna Maria Gnocchi Ziegler, sotto la direzione di Maria Vittoria Brugnoli.
Provenienza
Già in Palazzo Venezia.
Esposizioni
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Palazzo Venezia. Paolo II e le fabbriche di San Marco, maggio-settembre 1980;
Firenze, Gallerie degli Uffizi, I cieli in una stanza. Soffitti lignei a Firenze e a Roma nel Rinascimento, 10 dicembre 2019-8 marzo 2020.
Bibliografia
Casanova Uccella, in Casanova Uccella Maria Letizia (a cura di), Palazzo Venezia. Paolo II e le fabbriche di San Marco, catalogo della mostra (Roma, Museo di Palazzo Venezia, maggio-settembre 1980), Roma 1980, p. 20, n. 1 (ill.);
Frommel Christoph Luitpold, Palazzo Venezia, Palazzetto di Venezia e San Marco, in Frommel Christoph Luitpold, Architettura e committenza da Alberti a Bramante, Firenze 2006, pp. 157-309;
Nicita Paola, Musei e storia dell’arte a Roma. Palazzo Corsini, Palazzo Venezia, Castel Sant’Angelo e Palazzo Barberini tra XIX e XX secolo, Roma 2009;
Pittiglio, in Barberini Maria Giulia, Sconci Maria Selene (a cura di), Guida al Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, Roma 2009, p. 23, n. 3 (ill.);
Martone, in Conforti Claudia, D’Amelio Maria Grazia, Funis Francesca, Grieco Lorenzo (a cura di), I cieli in una stanza. Soffitti lignei a Firenze e a Roma nel Rinascimento, catalogo della mostra (Firenze, Gallerie degli Uffizi, 10 dicembre 2019-8 marzo 2020), Firenze 2019, p. 82, n. 5.