Scacchiera

Bottega romana (?) XIII secolo

In mostra presso Palazzo Venezia

Questa scacchiera, ricavata da un unico blocco in marmo bianco, presenta una compartimentazione alternante di case bianche e case colorate. Queste ultime sono ottenute da elementi di forma quadrata in porfido e serpentino verde inseriti all’interno di alloggiamenti appositamente predisposti sul piano di gioco. Su due dei lati della scacchiera scorre un motivo a intreccio forse alludente al tema iconografico dei serpenti intrecciati.

Questa scacchiera, ricavata da un unico blocco in marmo bianco, presenta una compartimentazione alternante di case bianche e case colorate. Queste ultime sono ottenute da elementi di forma quadrata in porfido e serpentino verde inseriti all’interno di alloggiamenti appositamente predisposti sul piano di gioco. Su due dei lati della scacchiera scorre un motivo a intreccio forse alludente al tema iconografico dei serpenti intrecciati.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Scacchiera Ambito Bottega romana (?) Data oggetto: XIII secolo Materiale: Marmo bianco, Porfido, Serpentino, Marmo, Pietra Dimensioni: larghezza 54 cm; spessore 15,6 cm
Tipologia: Sculture Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 3304

Il gioco degli scacchi, originariamente orientale, fu introdotto in Occidente dagli arabi e qui venne praticato almeno dal X secolo. Il Versus de scachis (Einsiedeln, Stiftsbibliothek, ms. 365), un poema in latino composto tra il 900 e il 950, comporta una descrizione degli scacchi e della scacchiera, introducendo per quanto riguarda quest’ultima una importante precisazione relativa al tipico carattere bicolore delle sue case (Gamer 1954). Se gli scacchi medievali superstiti sono abbastanza numerosi sia grazie ai ritrovamenti archeologici, sia grazie al loro reimpiego nel contesto dei grandi tesori ecclesiastici (Cordez 2016, pp. 113-133), più rare invece sono le scacchiere di età medievale, la maggior parte di carattere mobile, contrariamente a questa di Palazzo Venezia concepita invece come un arredo fisso. Manuela Gianandrea ha infatti chiarito in modo definitivo che l’oggetto in questione fosse sin dall’origine proprio una scacchiera e non un frammento di pavimentazione. Esso, al di là delle classiche otto righe e otto colonne di quadrati tipici delle scacchiere, presenta infatti una conformazione della base con modanatura che ne rendeva possibile una sua collocazione isolata, forse su un supporto ugualmente marmoreo. Per via delle componenti materiali di questo manufatto, Gianandrea ha proposto una attribuzione a una officina romana attiva tra XII e XIV secolo in linea con la produzione nota come cosmatesca. Effettivamente le sessantaquattro case, al di là delle trentadue bianche ricavate a risparmio sullo stesso supporto marmoreo, comprendono serpentino verde (lapis lacedaemonius) e porfido (lapis porphyrites) che si configurano come i materiali più caratteristici della celebre bottega romana. Tali elementi marmorei, quadrati e dallo spessore di circa due centimetri, sono collocati all’interno di alloggiamenti scavati sul piano in marmo bianco e fissati con della malta della quale permangono dei residui. Degli originali trentadue elementi oggi ne sopravvivono ventuno in serpentino verde, otto in porfido rosso, tre sono mancanti. Porzioni di opus sectile a scacchiera di età romana furono reimpiegate in età medievale in alcune chiese romane, per esempio nel XII secolo in Santa Maria in Cosmedin (Del Bufalo 2010, p. 101). Il pavimento della cappella di San Zenone della chiesa romana di Santa Prassede, invece, esibisce un raffinato motivo a scacchiera di età medievale (Del Bufalo 2010, p. 102). Del resto nella gamma di soluzioni ornamentali messe a punto dai marmorari che si identificano come cosmateschi il motivo a scacchiera fu più volte replicato (Pajares-Ayuela 2002). Tuttavia nella scacchiera in esame la differenziazione cromatica e la distribuzione tra serpentino e porfido, quindi tra verde e rosso, non sembra seguire un ordine preciso ed è probabile che alcuni di questi inserti lapidei siano di restauro. La storia di quest’opera del resto è del tutto ignota: essa è ben riconoscibile in una foto della Loggia del Giardino grande di Palazzo Venezia risalente al primo decennio del Novecento (Mahlknecht 2011, p. 271, fig. 5) concordando quindi con quanto riporta Gianandrea di una sua presenza negli spazi del palazzo prima della sua trasformazione a sede museale del 1916. Secondo la studiosa essa potrebbe arrivare dalla demolizione di un edificio nei pressi di Palazzo Venezia (Gianandrea 2008). È probabile che la scacchiera fosse in origine provvista di pedine ugualmente marmoree: sebbene non siano noti pezzi per il gioco degli scacchi in porfido o serpentino, alcuni elementi isolati, specialmente per l’ambito islamico, documentano l’esistenza di interi set in marmo, oltre a quelli, certamente più preziosi, in cristallo di rocca (Freeman 2018).

Giampaolo Distefano

Discreto. Mancano tre elementi in marmo colorato. 

Gamer Helena M., The Earliest Evidence of Chess in Western Literature. The Einsiedeln Verses, in «Speculum», 29, 4, 1954, pp. 734-750;
Sanvito Alessandro, Cenni di storia degli scacchi, in Sanvito Alessandro (a cura di), L’arte degli scacchi, catalogo della mostra (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, 24 maggio-25 giugno 2000), Cremona 2000, pp. 11-31;
Pajares-Ayuela Paloma, Cosmatesque Ornament. Flat Polychrome Geometric Patterns in Architecture, London 2002;
Gianandrea, in Barberini Maria Giulia (a cura di), Tracce di pietra. La collezione dei marmi di Palazzo Venezia, Roma 2008, pp. 211-212, n. 47;
Del Bufalo Dario, Marmorari Magistri Romani, Roma 2010;
Mahlknecht Werner, Il Palazzo di Venezia e il possesso dell’Impero d’Austria, in Barberini Maria Giulia, De Angelis Matilde, Schiavon Alessandra (a cura di), La storia del Palazzo di Venezia: dalle collezioni Barbo e Grimani a sede dell’ambasciata veneta e austriaca, Roma 2011, pp. 245-293;
Cordez Philippe, Trésor, mémoire, merveilles: les objets des églises au Moyen Âge, Paris 2016;
Freeman Fahid Deborah, Chess and Other Games Pieces from Islamic Lands, New York 2018.
 

 

 

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