San Giacomo apostolo, sant'Antonio abate, Madonna Annunciata
Cerchia di Niccolò di Pietro Gerini Ultimo decennio del XIV secolo
Scomparto cuspidato di polittico in cui sono raffigurati i santi Giacomo apostolo e Antonio abate e, nell'oculo trilobato in alto, la Madonna Annunciata. Lo stato di conservazione è discreto, anche se vi sono diverse lacune nella superficie pittorica. Verosimilmente lo scomparto superstite doveva far parte di un trittico ed essere collocato a destra della tavola centrale. Il dipinto sembra essere databile alla fine del Trecento e riconducibile alla cerchia di Niccolò di Pietro Gerini.
Scomparto cuspidato di polittico in cui sono raffigurati i santi Giacomo apostolo e Antonio abate e, nell'oculo trilobato in alto, la Madonna Annunciata. Lo stato di conservazione è discreto, anche se vi sono diverse lacune nella superficie pittorica. Verosimilmente lo scomparto superstite doveva far parte di un trittico ed essere collocato a destra della tavola centrale. Il dipinto sembra essere databile alla fine del Trecento e riconducibile alla cerchia di Niccolò di Pietro Gerini.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
La tavola, di forma cuspidata, raffigura i santi Giacomo apostolo e Antonio abate inquadrati all’interno di archi acuti. Sopra le due figure, nella porzione triangolare della cuspide, all’interno di un oculo trilobato è dipinta la Vergine Annunciata. San Giacomo veste una tunica violacea con mantello rosa, stringe con la destra il bastone da pellegrino con l’altra il libro, in ricordo della sua attività epistolare. Il volto è incorniciato da lunghi capelli biondi che scendono fino alle spalle e da una barba lanosa di media lunghezza. Il nimbo è finemente decorato con una punzonatura riproducente un motivo a fiori incorniciato da quattro piccoli cerchi. La stessa decorazione è presente nell’aureola del sant’Antonio abate, canuto e calvo e con lunga barba bianca. È abbigliato con una tunica nera con cocolla e mantello grigio, nella sinistra stringe un grosso volume con coperta rossa e nella destra il tipico bastone con terminazione a tau.
Entrambi i santi sono raffigurati su di un fondo oro e poggiano su un terreno brullo nella parte anteriore e folto d’erba dietro le due figure.
La Vergine Maria indossa una tunica rossa con mantello blu; è colta d’improvviso mentre era intenta a leggere; questo dettaglio consente di identificare con maggior precisione l’iconografia in un’Annunciazione, pertanto è plausibile ipotizzare che vi fosse un altro scomparto con un oculo in cui vi era raffigurato l’angelo annunciante, e che questo dovesse trovarsi a sinistra, come suggerito dalla direzione dello sguardo di Maria.
Che la tavola sia parte di un polittico è evidente anche dalla direzione dello sguardo dei due santi, entrambi rivolti a sinistra. La presenza della Vergine Annunciata nella tavola di Palazzo Venezia consente di dedurre che questo fosse lo scomparto immediatamente a destra della tavola centrale, e che quella con l’arcangelo Gabriele si trovasse, quindi, ancora più a sinistra.
Entrambi i margini laterali della tavola sono stati manomessi, nello spessore di sinistra, però, è più facilmente intuibile la presenza di un sistema d’ancoraggio a un’altra tavola; il lato destro, invece, sembra essere l’estremità dell’intero polittico, come arguibile dalla decorazione con tratto verticale presente nella porzione di cornice che si è conservata. La tavola, quindi, doveva essere parte di un trittico.
Il dipinto ha trovato solo accenni dalla critica storico-artistica. Nel catalogo di Santangelo il san Giacomo è erroneamente identificato come san Giovanni Evangelista (Santangelo 1947, p. 35). Lo studioso riporta che nella collezione Sterbini il dipinto era attribuito a Lorenzo di Niccolò, a ragione del confronto con la tavola con i santi Giovanni Battista, Giacomo maggiore e Antonio abate nel Museo Nazionale di San Matteo a Pisa. Quest’ultimo dipinto, però, ricondotto più correttamente dallo studioso a Spinello Aretino, consente di attribuire alla cerchia di quest’ultimo anche la tavola di Palazzo Venezia (Santangelo 1947, p. 35). Federico Zeri (1955, p. 9), invece, non fa un’attribuzione ad personam, parlando più genericamente di scuola toscana d’inizio XV secolo.
Il confronto con la tavola pisana di Spinello Aretino sembra essere più legato a questioni iconografiche che a un reale dato di stile. Il dipinto costituisce il laterale destro di un polittico databile alla metà dell’ultimo decennio del XIV secolo, già nella cattedrale di Pisa, di cui fanno parte anche la tavola con i santi Ranieri, Sisto II e Michele Arcangelo nella Sala del Capitolo del Palazzo Arcivescovile di Pisa, lo scomparto centrale con la Madonna e il Bambino e otto angeli nell’Harvard Museum di Cambridge, e due tavole con l’arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata nel Fitzwilliam Museum di Cambridge (Weppelmann 2011, pp. 241-247). Il volto della Vergine Annunciata di Cambridge, fatta la tara di un evidente scarto qualitativo, trova a mio avviso confronti più stringenti con lo stesso soggetto nel dipinto di Palazzo Venezia. Le due tavolette hanno lasciato maggiori dubbi nella critica storico-artistica sull’attribuzione tout court a Spinello, e a più riprese è stato fatto il nome di Niccolò di Pietro Gerini (Bresciani 2021, p. 175). Lo stile più disegnato di Gerini, ben evidente nella peculiari profonde linee di contorno, trova un parallelo con la tavola di Palazzo Venezia; anche altri dettagli sembrano richiamare altre opere di Niccolò Gerini: la punzonatura delle aureole dei santi romani, con un fiore a quattro petali tra quattro orbicoli, è pressoché identica a quella che il pittore utilizza per le aureole dei santi dei laterali del trittico di Collegonzi di Vinci, datato alla metà del nono decennio del XIV secolo (Chiodo 2005, pp. 50-51). Sembra quindi possibile retrodatare all’ultimo decennio del XIV secolo anche i due santi romani, con un riferimento alla cerchia di Niccolò di Pietro Gerini anziché di Spinello Aretino.
Valentina Fraticelli
Stato di conservazione
Discreto. Mancano alcune sezioni della cornice, in particolare il bordo all'estremità destra e la modanatura che incorniciava la cuspide. Nel margine sinistro è possibile notare segni di manomissione che fanno presupporre la presenza di un altro scomparto su questo lato. Un'ampia lacuna che interessa sia la pellicola pittorica che gli strati preparatori è visibile in corrispondenza della cuspide. Sono presenti abrasioni e lacune del film pittorico reintegrate con tecnica riconoscibile.
Restauri e analisi
La presenza di reintegrazioni pittoriche eseguite con tecnica riconoscibile (tratteggio), evidenti soprattutto lungo i margini palesano un intervento di restauro avvenuto negli ultimi decenni ma non più precisamente circoscrivibile.
Iscrizioni
Iscrizione in lettere capitali gotiche incisa su fondo oro posta nella cornice inferiore: «S IACOBUS APOSTO[LU)S ANTONIUS ABB[AS]».
Provenienza
Roma, Collezione Giulio Sterbini;
Roma Collezione Lupi;
Roma, Collezione Giovanni Armenise;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1940.
Bibliografia
Santangelo Antonino (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo. 1. Dipinti, Roma 1947, p. 35;
Zeri Federico (a cura di), Catalogo del Gabinetto Fotografico Nazionale. 3. I dipinti del Museo di Palazzo Venezia in Roma, Roma 1955, p. 9;
Pacia Amalia, La collezione Sterbini, in Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Roma (a cura di), Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Roma 1988, pp. 14-15;
Chiodo Sonia, Il Maestro della Misericordia e Niccolò di Pietro Gerini: un problema di pittura fiorentina di secondo Trecento, in «Arte cristiana», 93, 2005, pp. 43-56;
Weppelmann Stefan, Spinello Aretino e la pittura del Trecento in Toscana, Firenze 2011, pp. 241-247;
Bresciani Aristide, Spinello di Luca detto Aretino, Firenze 2021, p. 175.