Resurrezione di Cristo
Galeazzo Mondella detto il Moderno 1497-1500 circa
La Resurrezione di Cristo, opera dell’orafo veronese Galeazzo Mondella detto il Moderno, è databile agli ultimi anni del XV secolo. La placchetta rappresenta Cristo trionfante mentre esce dal sepolcro, sotto lo sguardo attonito dei soldati posti a guardia della tomba. Lo scudo di uno degli armati presenta uno scorpione, simbolo negativo che allude a tutti coloro che non avevano riconosciuto la divinità di Cristo.
La Resurrezione di Cristo, opera dell’orafo veronese Galeazzo Mondella detto il Moderno, è databile agli ultimi anni del XV secolo. La placchetta rappresenta Cristo trionfante mentre esce dal sepolcro, sotto lo sguardo attonito dei soldati posti a guardia della tomba. Lo scudo di uno degli armati presenta uno scorpione, simbolo negativo che allude a tutti coloro che non avevano riconosciuto la divinità di Cristo.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
La placchetta rappresenta l’episodio evangelico della Resurrezione, con Cristo che esce dal sepolcro, trionfante sulla morte, con il labaro e nell’atto di benedire. Ai suoi piedi compaiono intorno alla tomba cinque soldati: uno dormiente in primo piano, gli altri sconvolti dall’apparizione divina. Il soldato sotto a Cristo sfoggia uno scudo decorato con uno scorpione e una mezzaluna. Sullo sfondo si vedono la grotta del sepolcro e il cielo solcato da alcune nuvole. Già Molinier (1886) notava che il soldato nudo di spalle ricompare nella Crocifissione (inv. 10830), e per questa figura Pope-Hennessy (1965) argomentava una possibile dipendenza da una fonte a stampa, senza tuttavia precisare quale. Middeldorf (comunicazione orale in Pope-Hennessy 1965) metteva in relazione l’opera con la pala eseguita da Boltraffio e Marco d’Oggiono (circa 1497) raffigurante la Resurrezione con i santi Leonardo e Lucia già nella chiesa di San Leonardo a Milano e oggi nei Musei di Berlino; questo aggancio era evidentemente suggerito dal dettaglio del coperchio del sarcofago collocato di sbieco, lasciandone visibile solo uno spigolo, e dalla peculiarità dell’iconografia di Cristo, che qui è mostrato mentre si slancia impetuosamente fuori dalla tomba, e non in piedi su di essa, o in atto di fuoriuscirne, o fluttuante in aria al di sopra, formule prevalenti nella tradizione quattrocentesca. Mondella (1467-1528), quindi, avrebbe tempestivamente còlto per la sua composizione spunti di grande modernità dalla prima pala a spazio unificato realizzata in Lombardia dopo la Vergine delle rocce di Leonardo. Diversamente, Lewis (1989) individuava nell’opera rapporti con la contemporanea pittura ferrarese, tanto da ipotizzare un soggiorno dell’artista nella città degli Este, e ne anticipava la datazione al 1487-1490. In particolare, lo studioso instaurava un confronto tra il soldato dormiente e la figura di re Davide visibile in alto a sinistra nella pala dipinta da Ercole de’ Roberti per la chiesa di San Lazzaro a Ferrara alla metà degli anni settanta del XV secolo (già a Berlino, Kaiser Friedrich Museum). Rossi (2006) ha invece rilevato nell’opera caratteri mantegneschi, posticipandone intorno al 1490 l’esecuzione, poi collocata da Warren (2014) al 1490-1500 circa. Considerando il legame con il dipinto di Boltraffio e Marco D’Oggiono, la placchetta è databile agli ultimi anni del XV secolo. Secondo Pope-Hennessy (1965) la Resurrezione è nata come pendant della Deposizione nel sepolcro e tale proposta è stata considerata attendibile dalla maggior parte della critica (Panvini Rosati 1968; Cannata 1982; Jestaz 1997). Dal punto di vista simbolico, lo scorpione è un elemento tipico delle Crocifissioni del Quattrocento, ma anche di alcune Flagellazioni, come quella dipinta nel 1494 da Pier Francesco Fiorentino e ubicata nella chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano. Nelle scene cristologiche lo scorpione era simbolo del tradimento e quindi alludeva ai pagani e agli ebrei che non avevano riconosciuto la divinità del figlio di Dio. Lo scorpione del Moderno presenta il particolare della mezzaluna, che non trova riscontro in altri contesti artistici; questo dettaglio è plausibilmente copiato dalle gemme antiche, come quella venduta di recente in asta a Montecarlo (Glyptique Archéologie 2023). Per quanto riguarda la parte inferiore del corpo di Cristo, con una gamba sinistra distesa, l’altra piegata e lo svolazzo della veste, si vuole proporre che l’orafo si sia basato su altri modelli antichi ben noti agli artisti, come i rilievi di Mitra (un esempio celebre è quello scoperto a Fiano Romano e oggi al Louvre, molto studiato già nel Quattrocento: Bober, Rubinstein 2010, pp. 92-93, n. 46). L’esemplare del Museo Nazionale di Palazzo Venezia, come le altre placchette del Moderno con scene cristologiche (cfr. inv. 10827, inv. 10828, inv. 10830), proviene dalla collezione viennese dell’ambasciatore Giacinto Auriti (Santangelo 1964; Cannata 1982). Alcuni manufatti presentano dei dettagli finemente cesellati sull’elmo del soldato a terra e sullo scudo del soldato di spalle (ad esempio: Panvini Rosati 1968; Rossi 1974; National Gallery di Washington, inv. 1957.14.299). Tra i numerosi esemplari si ricordano quelli: al Louvre (Molinier 1886; Migeon 1904), a Berlino (Bange 1922), al Victoria & Albert Museum (Maclagan 1924), a Santa Barbara (Middeldorf, Goetz 1944), alla National Gallery of Art di Washington (De Ricci 1931; Cott 1951; Pope-Hennessy 1965; Wilson 1983), al Metropolitan Museum di New York (inv. 25.142.30), al Museo Correr a Venezia (Jacobsen 1893), a Belluno (Venturi 1910; Jestaz 1997), a Vicenza (Banzato 2000), in palazzo Horne a Firenze, a Brescia (Rossi 1974; Rossi 2006).
Giulio Pietrobelli
Stato di conservazione
Buono. Patina naturale bruna.
Provenienza
Vienna, Collezione Giacinto Auriti, formata tra il 1922 e il 1933, n. 9;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, donatzione del 1963.
Bibliografia
Molinier Émile, Les bronzes italiens de la Renaissance. Les plaquettes. Catalogue raisonné, Paris 1886, I, pp. 134-135, n. 180;
Jacobsen Emil, Plaketten im Museo Correr zu Venedig, in «Repertorium für Kustwissenschaft», 16, 1893, p. 65;
Migeon Gaston (a cura di), Musée National du Louvre. Catalogue des bronzes & cuivres du Moyen Âge, de la Renaissance et des temps modernes, Paris 1904, pp. 246-247, n. 304;
Venturi Lionello, I bronzi del Museo Civico di Belluno, in «Bollettino d’arte», IV, 1910, 9, pp. 353-366, nota 3;
Bange Ernst Friedrich (a cura di), Die Italienischen Brozen der Renaissance und des Barock: Riliefs und Plaketten, Berlin 1922, II, p. 63 nn. 458-459, tav. 46;
Maclagan Eric, Victoria & Albert Museum. Catalogue of Italian Plaquettes, London 1924, p. 31, n. 7421-1860 e 429-1910;
De Ricci Seymour, The Gustave Dreyfus collection. Reliefs and Plaquettes, Oxford 1931, p. 136, n. 175;
Imbert Eugenio, Morazzoni Giuseppe (a cura di), Le placchette italiane. Secolo XV-XIX. Contributo alla conoscenza della placchetta italiana, Milano 1941, p. 57 n. 116, tav. XVII;
Middeldorf Ulrich, Goetz Oswald, Medals and Plaquettes from the Sigmund Morgenroth Collection, Chicago 1944, pp. 34, n. 235;
Cott Perry, Renaissance Bronzes: Statuettes, Reliefs and Plaquettes, Medals and Coins from The Kress Collection, Washington 1951, p. 151;
Santangelo Antonino, Museo di Palazzo Venezia. La collezione Auriti. Piccoli bronzi, placchette, incisioni e oggetti d’uso, Roma 1964, pp. 37;
Pope-Hennessy John, Renaissance Bronzes from the Samuel Kress H. Collection. Reliefs, Plaquettes, Statuettes, Utensils and Mortars, London 1965, p. 47, n. 151, fig. 177;
Panvini Rosati Franco, Medaglie e placchette italiane dal Rinascimento al XVIII secolo, Roma 1968, pp. 71-72, n. 31, fig. 31;
Rossi Francesco (a cura di), Musei Civici di Brescia. Placchette secoli XV-XIX, Vicenza 1974, pp. 27-28, nn. 33-34, figg. 33-34;
Cannata Pietro (a cura di), Rilievi e placchette dal XV al XVIII secolo, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, febbraio-aprile 1982), Roma 1982, p. 51, n. 28;
Wilson Carolyn, Renaissance Small Bronze Sculpture and Associated Decorative Arts at the National Gallery of Art. Washington, Washington 1983, p. 107, n. 14;
Lewis Douglas, The Plaquettes of Moderno and His Followers, in «Studies in the History of Art», 22, 1989, pp. 105-141;
Jestaz Bertrand, Catalogo del Museo Civico di Belluno. Le placchette e i piccoli bronzi, Belluno 1997, p. 55, n. 28, p. 154, fig. 28;
Banzato, in Banzato Davide, Beltramini Maria, Gasparotto Davide, Placchette, bronzetti e cristalli incisi dei Musei Civici di Vicenza. Secoli XV-XVIII, catalogo della mostra (Caltanissetta, Cripta della Cattedrale, 16 settembre-12 novembre 2000), Verona 2000, p. 65, n. 33, p. 125, n. 33;
Rossi, in Rossi Francesco (a cura di), Placchette e rilievi di bronzo nell’età di Mantegna, catalogo della mostra (Mantova, Museo della Città, Palazzo San Sebastiano, 16 settembre 2006-14 gennaio 2007), Milano 2006, pp. 53-55;
Bober Phyllis Pray, Rubinstein Ruth, Renaissance Artists & Antique Sculpture, [London] 2010;
Warren Jeremy (a cura di), Medieval and Renaissance Sculpture. A Catalogue of the Collection in the Ashmolean Museum, Oxford. Volume 3. Plaquettes, Oxford 2014, pp. 846-847, n. 302;
Glyptique Archéologie, Hôtel des Ventes de Monte-Carlo, mardi 7 février 2023, p. 131 n. 281.