Pluteo frammentario con croci inscritte in quadrilateri

Ambito romano Primo quarto del IX secolo

In mostra presso Palazzo Venezia

Pluteo marmoreo frammentario ornato da un doppio motivo a croce greca a estremità patenti e terminazioni a volute, inscritta in quadrilateri di nastro vimineo bisolcato, formati da una losanga e un rettangolo intersecati a stella, con apici gigliati in asse con i lati orizzontali del rettangolo, entro una cornice a denti di sega.

Pluteo marmoreo frammentario ornato da un doppio motivo a croce greca a estremità patenti e terminazioni a volute, inscritta in quadrilateri di nastro vimineo bisolcato, formati da una losanga e un rettangolo intersecati a stella, con apici gigliati in asse con i lati orizzontali del rettangolo, entro una cornice a denti di sega.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Pluteo frammentario con croci inscritte in quadrilateri Ambito Ambito romano Data oggetto: Primo quarto del IX secolo Materiale: Marmo bianco, Marmo, Pietra Tecnica: Bassorilievo Dimensioni: altezza 78,1 cm; larghezza 110,8 cm; spessore 1,9 cm
Tipologia: Sculture Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 13601

Entro una specchiatura liscia e uniforme, delimitata da una cornice a denti di sega, si dispone un ornato geometrico costituito da due quadrilateri di nastro vimineo bisolcato intersecati a formare una stella a otto punte. Ciascun quadrilatero si compone di un rettangolo ad apici gigliati, disposti in asse con i lati orizzontali, che intreccia una losanga campita da una croce greca intagliata a fettuccia con estremità patenti e terminazioni a volute. Come paiono suggerire i gigli contrapposti e tangenti in punta, un identico disegno si ripeteva sulla destra del pluteo successivamente resecato con una certa precisione ai fini del reimpiego.
Il motivo della stella a otto punte, ricavata dall’intreccio di due quadrati, risale alla Santa Sofia giustinianea (Russo 1984; Barsanti, Guiglia Guidobaldi 1992) e già presenta i vertici gigliati in una lastra da San Demetrio a Salonicco (Guiglia Guidobaldi 2002). Risulta attestato a Roma nel VI secolo presso i plutei di San Clemente (Russo 1984; Barsanti, Flaminio, Guiglia 2015) di produzione non romana (Ballardini 2008), quindi in una redazione inedita nella recinzione presbiteriale di San Pietro in Vaticano, oggi alle Grotte Vaticane (Ballardini 2008, figg. 18-21), riferita alla prima metà dell’VIII secolo.
Lo schema ornamentale giunge alla scultura altomedievale romana dell’epoca di Leone III (795-816; Kautzsch 1939, ora Flaminio 2018 per le occorrenze) con una novità – la croce campita nel disegno geometrico – ed è associato al repertorio iconografico della scultura a intreccio, nell’ambito del recupero del modello paleocristiano “gene marcatore” della decorazione scultorea del primo IX secolo a Roma (Ballardini 2008).
Ripercorrendo un’ideale rassegna di possibili confronti, partiamo dalle lastre di San Saba (Trinci Cecchelli 1976, figg. 80-81) di epoca leoniana, in cui già si rinvengono, entro un pluteo dal doppio ornato simmetrico, il nastro vimineo bisolcato, i gigli terminali e la croce a volute; passiamo quindi per il pluteo di Palazzo del Governo Vecchio (Flaminio 2018, fig. 2), collocato a cavallo tra i pontificati di Leone III e Pasquale I (817-824), e per il piccolo frammento da Santa Maria Maggiore (Pani Ermini 1974, fig. 51), assegnato ai lavori di sistemazione del presbiterio di quella chiesa commissionati da Pasquale I ai primi del IX secolo; perveniamo infine alla versione offerta dai plutei pascaliani di Santa Prassede (Pani Ermini 1974, figg. 58-59 e 65). Qui, sebbene il recupero del modello paleocristiano e bizantino appaia più rigoroso, la compresenza delle tecniche, l’uso diffuso del nastro vimineo, la cornice a denti di sega e tutti quei motivi dell’ornato che sono condivisi presso le maestranze attive a Roma nei cantieri del primo IX secolo si uniscono a quei caratteri di stile che si affermano pienamente nella produzione scultorea romana proprio con Pasquale I (Seminario 1976, Betti 2017, Ballardini 2017), a partire dall’essenziale purezza del disegno geometrico, che ritroviamo puntuale nel nostro frammento.
Peraltro, il confronto con il pluteo frammentario dai Santi Quattro Coronati (Melucco Vaccaro 1974, fig. 158), datato al tempo di Leone IV (847-855) ed esempio di una produzione caratterizzata da "esecuzione affrettata" e "monotonia degli schemi ornamentali" (Paroli 2001), pare misurare tutta la distanza tra un prototipo e le sue propaggini. Nel nostro pluteo permane, al contrario, una concezione compositiva che deve gran parte della sua specificità all’inclusione del piano di fondo nel motivo ornamentale e che contribuisce, assieme alla simmetria e alla geometrizzazione degli ornati, a un effetto di eleganza formale condiviso dagli arredi di Santa Prassede e di Santa Cecilia. In particolare, al confronto con le lastre di Santa Prassede, il rilievo appare più piatto e gli apici gigliati risultano ipertrofici rispetto al misurato disegno geometrico del tema principale.
Come in Santa Prassede, presso il nostro pluteo il riuso ha determinato la cancellazione del valore sacrale della croce; analoga è anche la sproporzione in lunghezza del braccio orizzontale della croce, che era già nel pluteo leoniano da Porto (Macchiarella 1976, fig. 280; Episcopo 1982). Da quest’ultimo il nostro frammento prende le distanze per l’assenza di tracce di quello sperimentalismo proprio dell’età di Leone III (Macchiarella 1976; Roperti 2007).
La lastra oggi murata non è valutabile nel verso, tuttavia non è impossibile una sua decorazione a maglie abitate per analogia con un frammento di pluteo bifronte (inv. 13602bis) del Lapidarium di Palazzo Venezia.

Valentina Brancone

Discreto. Resecato sul lato destro, scalpellato lungo i margini con diverse scalfitture e un’abrasione a metà della lastra, coincidente con il braccio orizzontale delle croci, segno di un probabile reimpiego come pavimento calpestabile.

1999: pulitura.

Ignota. Rinvenuto durante i lavori di sterro del Palazzetto, nell’ambito delle demolizioni effettuate nell’area in vista dello spostamento del Palazzetto di Venezia (1910-1914).

Roma, Archivio del Museo del Palazzo di Venezia, Riscontro delle sculture del loggiato inferiore e superiore (inventario manoscritto a cura di Maria Vittoria Brugnoli, 1973);
Seminario sulla tecnica e il linguaggio della scultura a Roma tra VIII e IX secolo, in Atti del simposio su Roma e l'Età carolingia, coordinato da Avagnina Maria Elisa, Istituto di Archeologia e Storia dell'arte, Roma 1976.

Kautzsch Rudolf, Die römische Schmuckkunst in Stein vom 6. bis zum 10 Jahrhundert, in «Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte», III, 1939, pp. 3-73;
Melucco Vaccaro Alessandra, La Diocesi di Roma, t. III, La II regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1974;
Pani Ermini Letizia, La Diocesi di Roma, t. I, La IV regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1974;
Trinci Cecchelli Margherita, La Diocesi di Roma, t. IV, La I regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1976;
Macchiarella Gianclaudio, Note sulla scultura in marmo a Roma tra VIII e IX secolo, in Roma e l’età carolingia. Atti delle giornate di studio (Roma, 3-8 maggio 1976), a cura dell’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Roma, Roma 1976, pp. 289-299;
Macchiarella Gianclaudio et al., Seminario sulla tecnica e il linguaggio della scultura a Roma tra VIII e IX secolo, in Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Roma (a cura di), Roma e l’età carolingia. Atti delle giornate di studio (Roma, 3-8 maggio 1976), Roma 1976, pp. 267-288;
Episcopo Silvana, I rilievi altomedievali dell’area di S. Ippolito all’Isola Sacra. Problemi di stile e cronologia, in Atti del 5° Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana (Torino, Valle di Susa, Cuneo, Asti, Valle d’Aosta, Novara, 22-29 settembre 1979), Roma 1982, pp. 539-549;
Russo Eugenio, Fasi e nodi della scultura a Roma nel VI e VII secolo, in «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes», 96, 1984, pp. 7-48;
Barsanti Claudia, Guiglia Guidobaldi Alessandra, Gli elementi della recinzione liturgica ed altri frammenti minori della produzione scultorea protobizantina, in Guidobaldi Federico, Barsanti Claudia, Guiglia Guidobaldi Alessandra (a cura di), San Clemente. La scultura del VI secolo, con un catalogo delle sculture altomedievali, Roma 1992, pp. 67-270;
Paroli Lidia, La scultura a Roma tra il VI e il IX secolo, in Arena Maria Stella, Delogu Paolo, Paroli Linda et al. (a cura di), Roma dall’Antichità al Medioevo. Archeologia e storia nel Museo Romano Crypta Balbi, vol. I, Milano 2001, pp. 132-143, 487-493;
Guiglia Guidobaldi Alessandra, La scultura di arredo liturgico nelle chiese di Roma: il momento bizantino, in Guidobaldi Federico, Guiglia Guidobaldi Alessandra (a cura di), Ecclesiae urbis. Atti del Congresso internazionale di studi sulle chiese di Roma (IV-X secolo), (Roma, 4-10 settembre 2000), III, Città del Vaticano 2002, pp. 1479-1524;
Latini Massimo, Sculture altomedievali inedite del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia in Roma, in «Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte», 57, 2003, pp. 113-152;
Roperti Antonella, Note sulla scultura, in Bonacasa Carra Rosa Maria, Vitale Emma (a cura di), La cristianizzazione in Italia tra Tardoantico ed Altomedioevo. Atti del IX Congresso Nazionale di Archeologia cristiana (Agrigento, 20-25 novembre 2004), Vol. I, Palermo 2007, pp. 411-420;
Latini Massimo, Catalogo, in Barberini Maria Giulia (a cura di), Tracce di pietra. La collezione dei marmi di Palazzo Venezia, Roma 2008, pp. 175-194, schede 1-29;
Ballardini Antonella, Scultura per l’arredo liturgico nella Roma di Pasquale I: tra modelli paleocristiani e Flechtwerk, in Quintavalle Arturo Carlo (a cura di), Medioevo: arte e storia, X Convegno internazionale di studi (Pavia, 18-22 settembre 2007), Milano-Parma 2008, pp. 225-246;
Barsanti Claudia, Flaminio Roberta, Guiglia Alessandra, La Diocesi di Roma. La III regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, 2 voll., Spoleto 2015;
Betti Fabio, L’arredo liturgico della Basilica di Santa Sabina al tempo di papa Eugenio II: dalla scoperta ai restauri storici (1894, 1918, 1936), in «Arte medievale», 7, 2017, pp. 31-52;
Ballardini Antonella, Scultura in pezzi: appunti sulla scultura altomedievale di Santa Prassede, in «Summa», 9, 2017, pp. 5-28;
Flaminio Roberta, Sulle tracce di un bassorilievo poco conosciuto: la lastra con le croci di Palazzo Nardini al Governo Vecchio (Roma), in Pedone Silvia, Paribeni Andrea (a cura di), "Di Bisanzio dirai ciò che è passato, ciò che passa e che sarà". Scritti in onore di Alessandra Guiglia, t. I, Roma 2018, pp. 299-317.

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