Pluteo con croce astile
Ambito romano Prima metà del IX secolo
Lastra di pluteo marmoreo decorato da una croce greca astile con estremità patenti e terminazioni a volute, palmette che divergono in diagonale dall’incrocio dei bracci della croce e doppio quinconce di nastro vimineo bisolcato, campito da rosette rotanti e rosette a incavo inscritte in un cerchio con petali tondi e lanceolati.
Lastra di pluteo marmoreo decorato da una croce greca astile con estremità patenti e terminazioni a volute, palmette che divergono in diagonale dall’incrocio dei bracci della croce e doppio quinconce di nastro vimineo bisolcato, campito da rosette rotanti e rosette a incavo inscritte in un cerchio con petali tondi e lanceolati.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
Il pluteo marmoreo, ben conservato nella sua integrità, è decorato da una grande croce greca astile centrale, caratterizzata da un intaglio a fettuccia ed estremità patenti con terminazioni a volute. Nella metà superiore della lastra, dall’incrocio dei bracci della croce si dipartono, lungo direttrici diagonali divergenti, due palmette caratterizzate da un tronco svasato che si restringe verso l’alto con un motivo a fuserole a doppio anellino e si conclude a punta lanceolata. Le foglie della palmetta, che nascono dal tronco in corrispondenza di due caulicoli simmetrici laterali, sono bisolcate e uncinate, di dimensioni via via digradanti verso la cima. La metà inferiore della lastra, che include l’asta della croce, è occupata da un motivo a doppio quinconce annodato di nastro vimineo bisolcato, con cappi angolari disposti in modo asimmetrico, campito superiormente da due rosette rotanti con bottone centrale e inferiormente da rosette a incavo incise a foglie tonde e lanceolate con bottone rilevato.
La disposizione delle palmette su assi divergenti dall’incrocio dei bracci della croce ricorda da vicino, anche per l’associazione con una croce a volute profilata, il frammento di imposta da San Clemente (Bonanni 1992, fig. 1; poi Barsanti, Flaminio, Guiglia 2015, fig. 133), datato alla prima metà del IX secolo. Lo schema sembra trarre origine dalla più antica versione della croce con gigli divergenti del pluteo di Sant’Ippolito all’Isola Sacra (notizie in Pani Ermini 1975; Episcopo 1982), conservato nel Museo Pio Cristiano a Roma e assegnato alla committenza di Leone III (817-824; Macchiarella 1976, fig. 280; Paroli 2001), a cui possiamo associare il frammento dalla raccolta lapidaria del Foro Romano, oggi nel Museo Nazionale romano Crypta Balbi (Kautzsch 1939, fig. 8; ora Flaminio 2018, fig. 5), datato al primo quarto del IX secolo.
Per le palmette, simbolo di rigenerazione (De Santis 2000), che qui, con la loro sottile incurvatura a uncino, presentano una redazione pressoché inedita nel contesto della scultura altomedievale romana, il riferimento più prossimo è la lastra da Santa Maria in Trastevere (Kautzsch 1939, fig. 67), collocata cronologicamente tra la fine dell’VIII secolo e i primi del IX (Bull-Simonsen Einaudi 2001). Fuori Roma, nello stesso periodo, palmette a uncino sono scolpite sull’arco di ciborio di San Pietro in Sylvis a Bagnacavallo (Kautzsch 1939, fig. 22) e sul pluteo di committenza longobarda da San Concordio a Lucca (Ducci 2014, fig. 14), datato tra la fine dell’VIII e gli inizi del IX secolo (Augenti 2000), pezzi che, come il pluteo trasteverino, presentano forme corsive e semplificate che nulla condividono con la chiarezza d’impaginato e la precisione d’intaglio della nostra lastra. Peraltro, tangenze con la plastica di area longobarda si riscontrano anche con la lastra di Lauterach (Roth-Rubi 2015, fig. 6.69b) dalla Rezia carolingia del IX secolo. Si tratta anche in questo caso di relazioni indirette, che presuppongono la condivisione di un repertorio iconografico, di motivi propri della scultura a intreccio, e una comune formazione o cultura dei lapicidi, ovvero elementi che, nella prima metà del IX secolo, concorrono a configurare una koiné carolingia (Lomartire 2013; Roth-Rubi 2020).
Per il quinconce abitato, di matrice paleocristiana, occorre risalire al motivo “a tappeto” di una delle basi di colonne del Sacello di San Zenone, presso Santa Prassede (Pani Ermini 1974, fig. 94; Ballardini 2019), datata ora all’epoca pascaliana (Ballardini 2020). Nello stesso periodo, rosette rotanti associate ad altre profilate e a incavo e inscritte in un cerchio ritornano in Santa Maria in Domnica (Melucco Vaccaro 1974, fig. 132; Ranucci 2003, figg. 3 e 6), anche se la versione più prossima a quelle della nostra opera si rintraccia nelle lastre frammentarie di pluteo da Sant’Agata dei Goti (Pani Ermini 1974, fig. 7) e da Sant’Andrea Cata Barbara (Pani Ermini 1974, fig. 10), entrambe riferibili alla temperie leoniana, di nuovo però secondo un disegno formalizzato che trova nella plastica di Pasquale I in Santa Prassede (Pani Ermini 1974, figg. 59 e 64) il modello di riferimento diretto e ideale.
La stessa forte stilizzazione dei motivi fitomorfi e l’impiego della fettuccia associata al nastro vimineo bisolcato restano tratti distintivi della produzione di Pasquale I: il rimando per noi è ai frammenti di pluteo da San Giovanni a Porta Latina (Melucco Vaccaro 1974, figg. 31-34), anch’essi con cornice a listello piatto.
Nel nostro caso l’equilibrio della composizione limpida e ordinata, stante le sottili asimmetrie, il ductus fermo e preciso e la certa padronanza della tecnica esecutiva restituiscono un pezzo di pregio, ascrivibile alla produzione delle officine di Pasquale I (817-824) o di Eugenio II (824-827) per la continuità che contraddistingue il loro operato. La simmetria della composizione e la nitida definizione del segno sono infatti le cifre della plastica pascaliana (Ballardini 2020).
Una cronologia più tarda verrebbe implicata da una nota documentale di Camillo Pistrucci (Memorie, n. 10), che ricorda il verso della lastra, oggi non visibile perché murata, decorato da un ornato “a nastro” e lo accosta a un pluteo del Lapidarium di Palazzo Venezia (inv. 3285), riconoscendovi parte di un gruppo di otto pezzi (Latini 2008, schede 19-26) riferito alla schola cantorum della chiesa di San Marco a Roma. I due plutei erano stati rinvenuti durante i lavori di demolizione del Palazzetto in un’area ritenuta adibita in antico a cimitero dell’antica diaconia di San Marco, reimpiegati come lastre di copertura di due tombe a fossa, una delle quali databile su base epigrafica al XIV secolo. Di qui l’ipotesi di Pistrucci che potessero costituire le lastre della recinzione presbiteriale marciana, per la quale si dovrebbe forse ipotizzare una datazione coincidente con i lavori di rifacimento della chiesa da parte di Gregorio IV (827-844; Cecchelli 1995; Pensabene 2015). Non vi sono tuttavia elementi concreti per una datazione certa della nostra lastra, tanto più che tra i pezzi del gruppo ricostruito idealmente da Pistrucci le misure, la scelta del repertorio iconografico e il trattamento formale delle lastre non paiono coincidenti.
Valentina Brancone
Stato di conservazione
Buono. Scalpellato in più punti lungo la cornice.
Restauri e analisi
1999: pulitura.
Provenienza
Ignota, forse dall’antica diaconia di San Marco. Rinvenuto durante i lavori di sterro del Palazzetto, nell’ambito delle demolizioni effettuate nell’area in vista dello spostamento del Palazzetto di Venezia (1910-1914).
Fonti e documenti
Roma, Archivio del Museo del Palazzo di Venezia, Memorie dell’architetto Camillo Pistrucci. Demolizione e ricostruzione del Giardino di San Marco o Palazzetto di Venezia, ed edifici annessi, restauro del grande palazzo, torre, loggia papale della chiesa di San Marco e scoperte avvenute (1910-1914), p. 5 e nota 10;
Roma, Archivio del Museo del Palazzo di Venezia, Bollettario, IV tomo (annotazione manoscritta di Federico Hermanin, 30 giugno 1921).
Bibliografia
Kautzsch Rudolf, Die römische Schmuckkunst in Stein vom 6. bis zum 10 Jahrhundert, in «Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte», III, 1939, pp. 3-73;
Melucco Vaccaro Alessandra, La Diocesi di Roma, t. III, La II regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1974;
Pani Ermini Letizia, La Diocesi di Roma, t. I, La IV regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1974;
Pani Ermini Letizia et al., Catalogo, in Soprintendenza alle antichità di Ostia (a cura di), Per la storia dell’Isola Sacra. Mostra dei rinvenimenti, Roma 1975;
Macchiarella Gianclaudio, Note sulla scultura in marmo a Roma tra VIII e IX secolo, in Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Roma (a cura di), Roma e l’età carolingia. Atti delle giornate di studio 3-8 maggio 1976, Roma 1976, pp. 289-299;
Episcopo Silvana, I rilievi altomedievali dell’area di S. Ippolito all’Isola Sacra. Problemi di stile e di cronologia, in Atti del V Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana (Torino, Valle di Susa, Cuneo, Asti, Valle d’Aosta, Novara, 22-29 settembre 1979), II, Roma 1982, pp. 539-549;
Bonanni Alessandro, Catalogo delle sculture altomedievali. Appendice, in Guidobaldi Federico, Barsanti Claudia, Guiglia Guidobaldi Alessandra (a cura di), San Clemente. La scultura del VI secolo, con un catalogo delle sculture altomedievali, Roma 1992, pp. 321-380;
Cecchelli Margherita, La Basilica di San Marco a Piazza Venezia (Roma). Nuove scoperte e indagini, in Akten des XII. Internationalen Kongresses für Christliche Archäologie (Bonn, 22-28 settembre 1992), 2, Münster 1995, pp. 640-644;
Augenti Andrea, La Tuscia nei secoli VIII-IX, in Bertelli Carlo, Brogiolo Gian Pietro (a cura di), Il futuro dei Longobardi: l’Italia e la costruzione dell’Europa di Carlo Magno, Milano 2000, pp. 278-280;
De Santis Paola, s.v. Palma, in Bisconti Fabrizio (a cura di), Temi di iconografia paleocristiana, Città del Vaticano 2000, pp. 238-240;
Bull-Simonsen Einaudi Karin, L’arredo liturgico medievale in Santa Maria in Trastevere, in de Blaauw Sible (a cura di), Arredi di culto e disposizioni liturgiche a Roma da Costantino a Sisto IV. Atti del Colloquio internazionale (Roma, 3-4 dicembre 1999), Roma 2001, pp. 81-99;
Paroli Lidia, La scultura a Roma tra il VI e il IX secolo, in Arena Maria Stella, Delogu Paolo, Paroli Linda et al.(a cura di), Roma dall’Antichità al Medioevo. Archeologia e storia nel Museo Romano Crypta Balbi, vol. I, Milano 2001, pp. 132-143, 487-493;
Latini Massimo, Sculture altomedievali inedite del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia in Roma, in «Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte», 57, 2003, pp. 113-152;
Ranucci Cristina, Elementi di arredo liturgico altomedievale in Santa Maria in Dominca. Rilettura complessiva dei materiali, in Englen Alia (a cura di), Caelius I. Santa Maria in Domnica, San Tommaso in Formis e il Clivus Scauri, Roma 2003, pp. 218-227, schede 1-29;
Latini Massimo, Catalogo, in Barberini Maria Giulia (a cura di), Tracce di pietra. La collezione dei marmi di Palazzo Venezia, Roma 2008, pp. 175-194, schede 1-29;
Lomartire Saverio, Architettura e decorazione dell’altomedioevo in Italia Settentrionale - Una svolta sotto Carlo Magno?, in Wandel und Konstanz zwischen Bodensee und Lombardei zur Zeit Karls des Grossen. Acta Müstair, Kloster St. Johann, 3, Zürich 2013, pp. 345-372;
Ducci Annamaria, La scultura altomedievale: una storia lunga cinque secoli, in Bozzoli Chiara, Filieri Maria Teresa (a cura di), Scoperta armonia. Arte medievale a Lucca, Lucca 2014, pp. 61-87;
Barsanti Claudia, Flaminio Roberta, Guiglia Alessandra, La Diocesi di Roma. La III regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, 2 voll., Spoleto 2015;
Roth-Rubi Katrin (in collaborazione con Sennhauser Rudolph), Die frühe Marmorskulptur aus dem Kloster St. Johann in Müstair, Ostfildern 2015;
Pensabene Patrizio, Roma su Roma. Reimpiego architettonico, recupero dell’antico e trasformazioni urbane tra il III e il XIII secolo, Monumenti di antichità cristiana, XXII, Città del Vaticano 2015;
Flaminio Roberta, Sulle tracce di un bassorilievo poco conosciuto: la lastra con le croci di Palazzo Nardini al Governo Vecchio (Roma), in Pedone Silvia, Paribeni Andrea (a cura di), "Di Bisanzio dirai ciò che è passato, ciò che passa e che sarà". Scritti in onore di Alessandra Guiglia, t. I, Roma 2018, pp. 299-317;
Ballardini Antonella, Scolpire a Roma per Pasquale I (817-824)? L’oratorio di San Zenone, in «Hortus artium medievalium», 25, 2019, pp. 376-391;
Ballardini Antonella, Scolpire a Roma per Pasquale I (817-824)? L’oratorio di San Zenone, in Ammirati Serena, Ballardini Antonella, Bordi Giulia (a cura di), Grata più delle stelle. Pasquale I (817-824) e la Roma del suo tempo, vol. 2, Roma 2020, pp. 17-51;
Roth-Rubi Katrin, La scultura nella Rezia, il suo legame con l’Italia e il Rinascimento carolingio, in Ammirati Serena, Ballardini Antonella, Bordi Giulia (a cura di), Grata più delle stelle. Pasquale I (817-824) e la Roma del suo tempo, vol. 2, Roma 2020, pp. 111-127.