Placchetta da un cofanetto con le storie di Susanna: Susanna al bagno
Bottega di Baldassarre Ubriachi Fine del XIV secolo
Su un unico listello osseo è raffigurata una fanciulla nuda, con i capelli raccolti, con il capo rivolto a sinistra, le braccia piegate e protese nella direzione opposta. Ella è colta nell’atto di fuggire da una vasca circolare all’interno della quale le sole gambe sono ancora immerse. La presenza dell’acqua è resa attraverso segmenti serpentini ripetuti a diversi spessori. Sullo sfondo un paesaggio collinare è ravvivato da quattro alberelli con fronde del tipo a ombrello. La placchetta presenta alla base un innesto coronato da una modanatura, dove si legge a inchiostro il numero “3”.
Su un unico listello osseo è raffigurata una fanciulla nuda, con i capelli raccolti, con il capo rivolto a sinistra, le braccia piegate e protese nella direzione opposta. Ella è colta nell’atto di fuggire da una vasca circolare all’interno della quale le sole gambe sono ancora immerse. La presenza dell’acqua è resa attraverso segmenti serpentini ripetuti a diversi spessori. Sullo sfondo un paesaggio collinare è ravvivato da quattro alberelli con fronde del tipo a ombrello. La placchetta presenta alla base un innesto coronato da una modanatura, dove si legge a inchiostro il numero “3”.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
La disponibilità intermittente di avorio di elefante nell’Occidente medievale ha spinto le maestranze attive nella sua lavorazione a utilizzare materie prime più facilmente reperibili e meno costose per far fronte alla sua irreperibilità. Nella seconda metà del Trecento, nell’Italia centrale e settentrionale, per la realizzazione di manufatti preziosi si fece sistematicamente ricorso all’osso di mammiferi come bovini, equini e suini. Nel tentativo di sfruttarne a pieno le possibilità spaziali, i singoli segmenti ossei, una volta politi e intagliati, venivano accostati tra di loro e fissati su un supporto ligneo. Tale procedimento rendeva possibile la creazione di veri e propri cicli figurativi, sia nei manufatti di più grandi dimensioni come trittici e cassoni, sia in quelli più ridotti come cofanetti e altaroli. Il frammento che qui si presenta, di grande qualità, illustra nel migliore dei modi tale procedimento modulare che divenne tipico della bottega che, prima a Firenze e poi a Venezia, nacque dall’interesse del mercante fiorentino Baldassarre Ubriachi e fu posto sotto la responsabilità del “Maestro dei lavori dell’osso” Giovanni di Jacopo (von Schlosser 1899; Merlini 1989; Tomasi 2016a; Chiesi 2018). Questa placchetta, per il suo stile aulico e raffinato, può essere confrontata con gli intagli che compongono il trittico e i cassoni (oggi smembrati) che intorno all’anno 1400 vennero realizzati per volere del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti per la certosa di Pavia e che figurano tra i capolavori di tutta la produzione embriachesca. La mancanza di una modanatura nella parte superiore farebbe pensare a una sua originaria collocazione all’interno di una scena incorniciata da un arco poggiante su colonnine, come si vede in alcuni cofanetti databili tra la fine del Trecento e i primissimi anni del Quattrocento. È comunque certo che il numero “3” tracciato a inchiostro sulla base servisse sin dall’origine per il suo corretto posizionamento all’esterno di un cofanetto o, in alternativa, su un pannello. Il soggetto iconografico può essere riconosciuto nelle storie bibliche di Susanna e, in particolare, nella famosa scena del bagno, quando la casta sposa di Ioachim venne sorpresa da due anziani giudici del popolo – i vecchioni – che poi la insidiarono e la ricattarono (Daniele XIII, 1-64). Come ha argomentato Michele Tomasi (2016b) questo tema è raro nella prima produzione embriachesca e solo pochi esemplari illustranti tale episodio sono noti. Una scena con Susanna al bagno spiata dai vecchioni è rappresentata in un pannello frammentario del Musée des Arts Décoratifs di Parigi (Tomasi 2010, pp. 266-279, 427, fig. 58). Proprio come nel frammento romano anche in questo caso Susanna, dai capelli raccolti, è raffigurata all’interno di un bacino ricavato da una roccia, contrariamente alle raffigurazioni più tarde dove la scena è invece ambientata in una vera e propria vasca scolpita. Un altro significativo confronto per la placca romana è offerto da un cofanetto del Museo Camillo Leoni di Vercelli (Saroni 2012-2013). Sebbene nel cofanetto vercellese Susanna sia rappresentata già fuori dall’acqua e in procinto di fuggire, ella mantiene una posa identica a quella della lamella di Palazzo Venezia, denunciando quindi il ricorso a un medesimo modello. Lo stesso schema venne replicato dalla bottega per la rappresentazione di Tisbe in fuga dalla leonessa in una delle scene un tempo facenti parte dei cassoni della certosa di Pavia, oggi rimontate su un pannello del Metropolitan Museum of Art di New York (Wyman 1936). Questi confronti, quindi, rendono possibile per la lamella ossea romana una datazione verso la fine del XIV secolo nel contesto della prima attività della bottega di Baldassarre Ubriachi.
Giampaolo Distefano
Stato di conservazione
Buono.
Iscrizioni
A inchiostro in corrispondenza della base si legge un «3» in numeri arabi.
Bibliografia
von Schlosser Julius, Die Werkstatt der Embriachi in Venedig, in «Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des Allerhöchsten Kaiserhauses», 20, 1899, pp. 220-282;
Giorgio Bernardini, Il nuovo Museo di Palazzo Venezia. Arte Bizantina - Oggetti in osso e in avorio, in «Rassegna d’arte», XVII, 1917, pp. 25-44 (p. 40);
Wyman Alice Mary, The Helyas Legend as Represented on the Embriachi Ivories at the Metropolitan Museum of Art, in «The Art Bulletin», XVIII, 1936, pp. 5-24;
Merlini Elena, La “Bottega degli Embriachi” e i cofanetti eburnei fra Trecento e Quattrocento: una proposta di classificazione, in «Arte cristiana», 76, 1989, pp. 267-282;
Tomasi Michele, Miti antichi e riti nuziali: sull’iconografia e la funzione dei cofanetti degli Embriachi, in «Iconographica», 2, 2003, pp. 126-145;
Tomasi Michele, Monumenti d’avorio. I dossali degli Embriachi e i loro committenti, Pisa 2010;
Saroni Giovanna, Nuove segnalazioni di opere in avorio tra il Piemonte e la Savoia, in «Palazzo Madama. Studi e notizie», 3, 2012-2013, pp. 168-177, n. 2;
Tomasi Michele, La bottega degli Embriachi e gli oggetti in legno e osso in Italia fra Tre e Quattrocento, in Castronovo Simonetta, Crivello Fabrizio, Tomasi Michele (a cura di), Avori medievali. Collezioni del Museo Civico d’Arte Antica di Torino, Savigliano 2016, pp. 151-153 (Tomasi 2016a);
Tomasi, in Castronovo Simonetta, Crivello Fabrizio, Tomasi Michele (a cura di), Avori medievali. Collezioni del Museo Civico d’Arte Antica di Torino, Savigliano 2016, pp. 164-167, n. 31 (Tomasi 2016b);
Chiesi Benedetta, Gli Embriachi e le botteghe dell’Italia settentrionale fra Tre e Quattrocento, in Ciseri Ilaria (a cura di), Gli avori del Museo Nazionale del Bargello, Milano 2018, pp. 334-335.