Mostro marino

Bottega di Severo Calzetta da Ravenna 1510-1530 (il modello)

In mostra presso Palazzo Venezia

La creatura mostruosa dal volto umano e corpo coperto di squame è forse identificabile con una pistrice, animale spesso presente accanto alle divinità marine greco-romane. Nei molti esemplari noti di questo bronzetto talvolta si è conservata la figura di Nettuno che doveva essere fissata sulla coda dell’animale completando la composizione. Il prototipo del gruppo è stato ideato da Severo da Ravenna, celebre bronzista del rinascimento veneto. La fusione di questo esemplare spetta però alla sua bottega, che fino al Cinquecento inoltrato continuò a replicare i modelli del maestro.

La creatura mostruosa dal volto umano e corpo coperto di squame è forse identificabile con una pistrice, animale spesso presente accanto alle divinità marine greco-romane. Nei molti esemplari noti di questo bronzetto talvolta si è conservata la figura di Nettuno che doveva essere fissata sulla coda dell’animale completando la composizione. Il prototipo del gruppo è stato ideato da Severo da Ravenna, celebre bronzista del rinascimento veneto. La fusione di questo esemplare spetta però alla sua bottega, che fino al Cinquecento inoltrato continuò a replicare i modelli del maestro.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Mostro marino Autore: Bottega di Severo Calzetta da Ravenna Data oggetto: 1510-1530 (il modello) Materiale: Bronzo Dimensioni: altezza 8,5 cm; larghezza 17,5 cm
Tipologia: Bronzi Acquisizione: 1934 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 9250

Questa creatura mostruosa, forse identificabile con una pistrice (animale che di frequente nella mitologia greco-romana accompagna le divinità marine), è raffigurata con un volto umano, con barba e crine sostituiti da foglie d’acanto e lunghe orecchie appuntite. Il corpo è interamente ricoperto di squame, le zampe anteriori hanno un aspetto palmato, dai fianchi spuntano poderose pinne, e la coda ­– che risulta mutila nella parte terminale ­– si attorciglia su se stessa (Pollak 1922, n. 23, p. 38; Santangelo 1954, p. 35; Cannata 2011, pp. 62-63, cat. 60). Il mostro ha un atteggiamento corrucciato e dolente, con la bocca aperta (da cui emerge la lingua) e lo sguardo indirizzato verso l’alto, come se si rivolgesse a una seconda figura. In effetti in alcuni dei numerosi esemplari noti di questo bronzetto si è conservata anche la figura di un Nettuno fissato sulla coda dell’animale. 
Nel 1907 Wilhelm Bode attribuì l’invenzione di questa tipologia con il dio dei mari eretto sulla pistrice a Bartolomeo Bellano (Bode 1907, I, p. 22). Vent’anni dopo Leo Planiscig rifiutò il riferimento allo scultore padovano, e riuscì a rintracciare altre simili figure di Nettuno e di mostro marino in varie collezioni e musei, potendo così riconoscere la mano di un unico artista che denominò provvisoriamente “Meister des Drachens” (Planiscig 1927, pp. 105-113). Nel 1935 lo stesso studioso individuò in un altro simile mostro marino – ora conservato alla Frick Collection – l’iscrizione “O.SEVERI.RA” che riconobbe come firma di Severo Calzetta da Ravenna, artista documentato sia a Padova sia nella città natale, e addirittura ricordato da Pomponio Gaurico nel 1504 come uno dei migliori scultori del suo tempo (Planiscig 1935, pp. 80-82; Gaurico 1999, p. 254). 
Le indagini, oltre che sulle questioni attributive, si sono poi concentrate su problemi legati alle cronologie, alle influenze di altri artisti e alla serialità. Patrick De Winter ad esempio ha rilevato nei vari esemplari del mostro marino riferimenti sia al volto dolente del Laocoonte vaticano sia all’incisione mantegnesca con la Zuffa degli dei marini (De Winter 1986, pp. 94-96).
Più di recente Dylan Smith, sulla base di evidenze tecnologiche, ha raggruppato le opere attribuite a Severo in quattro nuclei scaglionati nel tempo. In particolare ha fatto risalire l’invenzione della tipologia del Nettuno sul mostro marino al terzo gruppo, databile tra il 1510 e il 1530, contraddistinto da opere quasi completamente cave, e pertanto di altissima fattura tecnica. Per quanto concerne la presenza della pistrice, sono stati individuati oltre trenta esemplari simili e, secondo la classificazione di Smith, quello del Museo di Palazzo Venezia può essere inserito in un gruppo omogeneo – assieme a quelli della National Gallery di Washington e del Museo Arqueológico Nacional di Madrid – che include creature con tratti meno umani, una corona più alta e la coda più spiraliforme (Smith 2008, pp. 49-80). 
Forse i primi esemplari del Nettuno sulla creatura marina furono concepiti da Severo per soddisfare le richieste della corte di Mantova: negli inventari delle eredità di Isabella d’Este e Federico II Gonzaga si trovano infatti rispettivamente “uno Neptuno sopra un monstro col tridente” e “due figure piccole di metalle di Neptuno col tridento cum sotto gli piedi uno monstro marino” (Warren 2001, p. 156 cat. 32). Evidentemente Calzetta, attraverso la tecnica della fusione indiretta, decise di reimpiegare la primigenia invenzione per produrre oggetti simili trasformando una raffinata opera da studiolo in oggetto d’uso. La produzione a carattere quasi “industriale” proseguì anche dopo la morte del maestro: gli eredi continuarono a usare i suoi modelli, apportando nuovi adattamenti per soddisfare ogni tipo di clientela (Avery, Radcliffe 1983, pp. 107-121).

Marco Scansani

Scheda pubblicata il 12 Giugno 2025

Discreto.

Roma, Collezione Alfredo Barsanti, 1934;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1934.

Bode Wilhelm, Die italienischen Bronzestatuetten der Renaissance, 3 voll., Berlin 1907;
Pollak Ludwig, Raccolta Alfredo Barsanti, Roma 1922;
Planiscig Leo, Andrea Riccio, Wien 1927;
Planiscig Leo, Severo da Ravenna: der “Meister des Drachens”, in «Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien», XLV, 1935, pp. 75-86;
Santangelo Antonino (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo delle sculture, Roma 1954;
Avery Charles, Radcliffe Anthony, Severo Calzetta da Ravenna: New Discoveries, in Rasmussen Jörg (a cura di), Studien zum europäischen Kunsthandwerk, München 1983, pp. 107-122;
De Winter Patrick, Recent Accessions of Italian Renaissance Decorative Arts, Incorporating Notes on the Sculptor Severo da Ravenna, in «The Bulletin of the Cleveland Museum of Art», LXXIII, 1986, pp. 75-138;
Gaurico Pomponio, De sculptura, a cura di Cutolo Paolo, Napoli 1999;
Warren, in De Vincenti Monica, Gastaldi Elisabetta (a cura di), Donatello e il suo tempo: il bronzetto a Padova nel Quattrocento e nel Cinquecento, catalogo della mostra (Padova, Museo Civico, 8 aprile-15 luglio 2001), Milano 2001;
Smith Dylan, I bronzi di Severo da Ravenna: un approccio tecnologico per la cronologia, in Ceriana Matteo, Avery Victoria (a cura di), L’industria artistica del bronzo del Rinascimento a Venezia e nell’Italia settentrionale, Atti del convegno (Venezia, 23-24 ottobre 2007), Verona 2008, pp. 49-80;
Cannata Pietro, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia. Sculture in bronzo, Roma 2011.

Oggetti correlati

Correlati
bronzo
Bronzi
Severo Calzetta da Ravenna
1400 d.C. - 1600 d.C.