Medaglia di Antonio Sarzanella de’ Manfredi
Sperandio Savelli da Mantova 1466-1470 (il modello)
Probabilmente la medaglia fu commissionata a Sperandio Savelli da Mantova – il più prolifico medaglista del Quattrocento – dai discendenti dell’oratore estense Antonio Sarzanella de’ Manfredi per commemorarne la scomparsa, avvenuta attorno al 1470. Questo esemplare in piombo riproduce solo il recto del numisma con il ritratto di profilo del diplomatico rivolto a destra con un berrettone dottorale e una sciarpa di pelliccia. Si tratta con ogni probabilità di una fusione tarda.
Probabilmente la medaglia fu commissionata a Sperandio Savelli da Mantova – il più prolifico medaglista del Quattrocento – dai discendenti dell’oratore estense Antonio Sarzanella de’ Manfredi per commemorarne la scomparsa, avvenuta attorno al 1470. Questo esemplare in piombo riproduce solo il recto del numisma con il ritratto di profilo del diplomatico rivolto a destra con un berrettone dottorale e una sciarpa di pelliccia. Si tratta con ogni probabilità di una fusione tarda.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
Come dichiara l’iscrizione nel giro della medaglia, l’uomo di profilo rivolto a destra, che indossa un berrettone dottorale e una sciarpa di pelliccia, è l’oratore estense Antonio Sarzanella de’ Manfredi. L’effigiato, qui presentato in età avanzata, principiò la sua attività di diplomatico assai precocemente: nato all’inizio del XV secolo, nel 1423 risultava già implicato in una congiura in favore dei Visconti, nel 1430 veniva inviato dal pontefice Martino V come ambasciatore a Bologna, e nel 1437 si recava a Venezia per rappresentare il governo fiorentino. Proprio per la sua abilità nel gestire le situazioni conflittuali tra i principati italiani fu scelto da Leonello d’Este per rappresentare gli interessi ferraresi a Firenze, dove visse almeno fino al 1460 (Gualandi 1963, pp. 7-39). Una volta rientrato in patria Sarzanella non riuscì a farsi apprezzare ugualmente da Borso d’Este, ed è possibile, come suggerito da Enea Gualandi, che la medaglia sia stata commissionata dal nuovo marchese proprio per congedare l’oratore ormai ai margini della politica ferrarese, oppure, come è più probabile, dai discendenti per commemorarne la scomparsa, avvenuta attorno al 1470.
A differenza di altri esemplari noti, quello in esame è incluso in una cornice metallica (probabilmente postuma, aggregata tramite stagnatura) ed è privo del rovescio. Nelle altre versioni il retro mostra una figura femminile bifronte, seduta su due cani affiancati da due monticelli da cui fuoriescono arbusti spogli. L’allegoria è circondata dall’iscrizione "• IN TE CANA FIDES : PRVDENTIA SVMMA REFVLGET (in te rifulge un pura lealtà, una somma saggezza) e affiancata dalla firma "• OPVS • • SPERAN DEI •" che certifica la paternità di Sperandio Savelli da Mantova (1425?-1504; Hill 1930, I, pp. 91-92, cat. 358). Quest’ultimo fu un artista dalla carriera lunga ed erratica. Fu il più prolifico medaglista del Quattrocento e si fece apprezzare soprattutto per la sua abilità ritrattistica: ciò emerge anche nel profilo di Sarzanella che mostra una mirabile ricercatezza dei dettagli più minuti, come il neo sulla guancia, il motivo damascato della veste, la peluria e perfino la testolina del visone (Scansani 2017).
Secondo George Francis Hill ed Enea Gualandi, Sperandio potrebbe aver realizzato il prototipo della medaglia intorno al 1463 – anno in cui Sarzanella è documentato con sicurezza a Ferrara – ma è bene ricordare che Savelli tra il 1457 e il 1466 fu assente dalla città estense poiché impegnato nello Stato di Milano (Hill 1930, I, pp. 91-92, cat. 358; Gualandi 1963, p. 38; Scansani 2019, p. 62). È più probabile che il medaglista si sia occupato del numisma una volta rientrato a Ferrara. Ciò pare confermato anche dalle somiglianze con la medaglia realizzata da Sperandio nel 1467 per Marino Caracciolo, che presenta analogamente nel rovescio una figura seduta su un animale affiancato da due monticelli da cui fuoriescono arbusti (Hill 1930, I, pp. 91-92 cat. 358).
Nel 1909 Hill ha proposto di riconoscere in un disegno che ritrae due uomini di profilo, oggi al British Museum, uno studio di Sperandio per la realizzazione delle medaglie di Sarzanella e Catelano Casali (Hill 1909, p. 24). Le somiglianze tra i ritratti metallici e quelli grafici paiono però alquanto generiche, e alcuni elementi fisionomici, come la forma del naso e l’attaccatura dei capelli sono del tutto difformi.
L’esemplare di Palazzo Venezia, pur presentando una buona rifinitura delle superfici, è però certamente stato fuso tardivamente, forse addirittura dopo la morte dell’artista. Le misure interne, come la distanza tra il bordo inferiore del berretto e la pelliccia (8,5 mm), e tra la punta del naso e il centro della nuca (21,3 mm), appaiono inferiori a quelle degli esemplari migliori (come quello della National Gallery di Washington in cui quegli spazi misurano rispettivamente 9,3 mm e 22,06 mm). Lo stesso vale per il diametro: 67 mm contro i 77,50 mm di quello americano (Pollard, Luciano 2007, I, p. 97 cat. 80). Tali differenze dimensionali sono dovute al fisiologico ritiro del materiale che si riscontra nelle repliche.
Marco Scansani
Scheda pubblicata il 27 Marzo 2025
Stato di conservazione
Buono.
Iscrizioni
Diritto: (nel giro) (rosa) «ANTONIVS • SARZANELLA • DE • MANFREDIS • SAPIENTIAE • PATER».
Bibliografia
Hill George Francis, Notes on Italian Medals - VIII, in «The Burlington magazine for connoisseurs», XVI, 1909, pp. 24-31;
Hill George Francis, A Corpus of Italian Medals of the Renaissance before Cellini, 2 voll., London 1930;
Gualandi Enea, Antonio Sarzanella di Manfredi: oratore estense del sec. 15.: carteggio inedito di Leonello d'Este: 1441-1450, Ferrara 1963;
Pollard John Graham, Luciano Eleonora, Renaissance Medals, 2 voll., Washington DC 2007;
Scansani Marco, Savelli, Sperandio, ad vocem, in Dizionario Biografico degli Italiani, 90, Roma 2017, pp. 793-796;
Scansani Marco, L’attività scultorea di Sperandio Savelli: marmi, terrecotte e committenze francescane, in «Studi di Memofonte», XXII, 2019, pp. 54-113.