Medaglia con papa Paolo II Barbo / stemma Barbo

Antonello Grifo detto Della Moneta 1465

Questa medaglia raffigurante papa Paolo II fu rinvenuta all’interno di un salvadanaio in terracotta nelle fondamenta di Palazzo Venezia e reca la data del 1465, quando appena divenuto papa, Barbo diede avvio a una nuova fase costruttiva dell’edificio. Al rovescio è visibile lo stemma del pontefice, con il leone rampante e la banda obliqua entro uno scudo a bucranio semplice e a sormontarlo il triregno, o tiara, con le infule svolazzanti. Questo stemma del pontefice è visibile, in affresco o scolpito, in molti ambienti di Palazzo Venezia.

Questa medaglia raffigurante papa Paolo II fu rinvenuta all’interno di un salvadanaio in terracotta nelle fondamenta di Palazzo Venezia e reca la data del 1465, quando appena divenuto papa, Barbo diede avvio a una nuova fase costruttiva dell’edificio. Al rovescio è visibile lo stemma del pontefice, con il leone rampante e la banda obliqua entro uno scudo a bucranio semplice e a sormontarlo il triregno, o tiara, con le infule svolazzanti. Questo stemma del pontefice è visibile, in affresco o scolpito, in molti ambienti di Palazzo Venezia.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Medaglia con papa Paolo II Barbo / stemma Barbo Autore: Antonello Grifo detto Della Moneta Data oggetto: 1465 Materiale: Bronzo Tecnica: Fusione Dimensioni: diametro 3,4 cm
Tipologia: Medaglie Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 2915

La medaglia raffigura, al diritto, il busto del pontefice rivolto verso sinistra, con la tonsura e il piviale con bordo decorato da motivi vegetali, chiuso sul petto da un bottone gemmato ovale; al rovescio, entro una legenda che attesta la data del 1465, è presente lo stemma di papa Paolo II Barbo (1417-1471, in carica dal 1464), con il leone rampante rivolto verso sinistra, attraversato da una banda obliqua, e coronato dalla tiara (Hill 1930, I, p. 204, n. 782).
Come molte altre medaglie con il volto di Barbo, anche questa fu adoperata come oggetto di fondazione durante i lavori di ampliamento di Palazzo Venezia, voluti dal neoeletto pontefice per ingrandire l’edificio, ed è stata rinvenuta all’interno di uno dei salvadanai di terracotta posti nelle mura (Lanciani 1902, ed. 1989, pp. 68-69 e Weiss 1958, p. 76).
Questo tipo medaglistico esiste anche in varianti con piccole modifiche nella legenda ("HANC ARCEM CONDIDIT" al diritto, in Modesti 2002, pp. 233-234, n. 79; oppure "PAPA" sempre al diritto, in Modesti 2002, pp. 237-238, n. 81) oppure montata entro uno spesso bordo modanato, a imitazione dei medaglioni romani antichi e, proprio un esemplare di questa tipologia fu trovato durante lavori di restauro di Palazzo Venezia nel 1926 (Balbi De Caro 1973, p. 26, fig. 28, misura 53,7 mm; Modesti 2002, pp. 241-242, n. 83).
Lo stemma presente al rovescio è quello che Paolo II assunse dopo l’elezione a pontefice e decora molte stanze di Palazzo Venezia, sia in affresco, ad esempio nelle paraste del fregio con le fatiche di Ercole, nella sala dove venivano conservati i paramenti sacri, sia in versioni scolpite, sopra i portali dell’appartamento del papa, talvolta in forma di scudo francese antico, altre volte nella forma detta a bucranio semplice, esattamente come quello visibile al rovescio di questa medaglia.
A testimonianza di quanto lo stemma di papa Barbo fosse importante per caratterizzare gli ambienti del palazzo e di quanto il pontefice tenesse alla memoria della sua committenza negli elementi architettonici dell’edificio, sono state rinvenute anche alcune tegole plumbee che coprivano la navata maggiore della basilica di San Marco, inglobata nel complesso, che recano lo stemma con l’aggiunta delle chiavi decussate e della tiara con le infule svolazzanti (Weiss 1958, pp. 39-40; Cannata 1982, pp. 32-35, nn. 2-3).
Su base stilistica è possibile attribuire la medaglia all’incisore Antonello Grifo detto Della Moneta, attivo a Venezia e probabilmente trasferito per un periodo a Roma presso il veneziano Barbo e le Officine di San Marco.
Antonello Grifo era un incisore di conii marchigiano che realizzò medaglie per il doge Francesco Foscari e lavorò presso la zecca della Serenissima. Nella sua lunga carriera di incisore e modellatore di medaglie è ipotizzabile un periodo romano presso il pontefice Barbo, di origine veneziana, e presso le Officine di San Marco di Palazzo Venezia, nei cui prodotti è possibile ravvisare alcuni indizi stilistici delle sue opere firmate (Zaccariotto 2018, pp. 47-48).

Giulia Zaccariotto

Buono.

Diritto: [nel giro, entro bordo perlinato] «PAVLVS • II VENETVS • PONT[ifex] • MAX[imus]»;
Rovescio: [nel giro, entro bordo perlinato] «HAS • AEDES • CONDIDIT ANNO CHRISTI • M • CCCLXV •».

 

Palazzo Venezia, salvadanai di fondazione.

Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, febbraio-aprile, Rilievi e placchette dal XV al XVIII secolo, Roma 1982.

Hill George Francis, The Medals of Paul II, in «Numismatic Chronicle», s. 4, X, 1910, pp. 340-369;
Hill George Francis, A Corpus of Italian Medals of the Renaissance before Cellini, 2 voll., London 1930;
Weiss Roberto, Un umanista veneziano. Papa Paolo II, Venezia 1958;
Balbi De Caro Silvana, Le medaglie del Museo del Palazzo di Venezia in Roma, in «Medaglia», I, 1971, 2, pp. 7-15;
Balbi De Caro Silvana, Di alcune medaglie di Paolo II rinvenute nelle mura del Palazzo di Venezia in Roma, in «Medaglia», III, 1973, 5, pp. 24-34;
Cannata Pietro (a cura di), Rilievi e placchette dal XV al XVIII secolo, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, febbraio aprile 1982), Roma 1982;
Lanciani Rodolfo, Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collezioni romane di antichità (1000-1530), Roma 1989;
Modesti Adolfo, Corpus numismatum omnium Romanorum Pontificum. I. Da San Pietro (42-67) a Adriano VI (1522-1523), Roma 2002;
Modigliani Anna, Paolo II, papa, ad vocem, in Dizionario Biografico degli Italiani, LXXXI, Roma 2014;
Zaccariotto Giulia, Caratteri alfabetici e firme nelle medaglie italiane tra XV e XVI secolo, in Savio Adriano, Cavagna Alessandro (a cura di), Saggi di medaglistica, Collana di numismatica e scienze affini, Milano 2018, pp. 37-70.

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