Madonna in trono con il Bambino
Ambito veneto 1500-1530
Il gruppo scultoreo della Vergine con il Bambino, in origine dipinto e dorato, riferibile a uno scultore nord italiano del XVI secolo, potrebbe essere nato come icona a sé stante, ospitato entro un tabernacolo architettonico sulla mostra di un altare o semplicemente in una cornice che ne avrebbe agevolato anche il trasporto in processione.
Il gruppo scultoreo della Vergine con il Bambino, in origine dipinto e dorato, riferibile a uno scultore nord italiano del XVI secolo, potrebbe essere nato come icona a sé stante, ospitato entro un tabernacolo architettonico sulla mostra di un altare o semplicemente in una cornice che ne avrebbe agevolato anche il trasporto in processione.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
L’opera in esame è stata acquistata nel 1935 dal comitato per i lavori di restauro di Palazzo Venezia da un non identificato sig. Pisano, come attestato anche da una targhetta sul retro recante la scritta “Proprietà del/ Sig. P. Pisano/ 24 genn. 1935 - XIII”, e un antico numero di inventario, “169/74 Roma Museo Palazzo Venezia“.
Il gruppo, scolpito ad altorilievo, rappresenta l’immagine della Vergine seduta in trono, avvolta in un nobile, abbondante mantello che ne cela castamente il corpo, in atto di sorreggere un impacciato e solido Gesù Bambino, anch’egli integralmente vestito di una tunichetta e dalla folta capigliatura ricciuta, in posa benedicente e con la mano sinistra impegnato a reggere un globo crucigero, regale emblema del dominio Cristo sul mondo e sui poteri terreni.
Non abbiamo notizie in merito all’originaria provenienza e destinazione della Vergine con il Bambino, né tantomeno sui travagliati trascorsi collezionistici oggi documentati dalle precarie condizioni conservative dell’opera a livello strutturale e nella cromia, causate dall’attività di insetti xilofagi e, presumibilmente, da una continuativa esposizione ad agenti atmosferici. L’opera potrebbe esser stata concepita come elemento centrale di un’ancona, un trittico o un polittico, affiancata da altri pannelli e figure di santi, oppure, com'è più probabile, come icona a sé stante ospitata sulla mostra di un altare entro un tabernacolo architettonico, o semplicemente in una cornice che ne avrebbe agevolato anche il trasporto in processione. In virtù del suo valore devozionale, potrebbe aver trovato sistemazione all’esterno, in un luogo simbolico per la fruizione pubblica. È quanto avvenne per due icone mariane in legno policromo tipologicamente affini all’opera in esame: la cosiddetta Madre dei Bimbi dell’antica pieve di San Giovanni Battista a Cigoli (Pisa), scolpita nella prima metà del XIV secolo da un autore anonimo, veneratissima dopo un evento miracoloso del 1451; e la Madonna dei Vetturini realizzata intorno al 1370 da Nino Pisano per la chiesa di Santa Maria della Spina (oggi a Pisa, Museo Nazionale di San Matteo) e nel corso del Cinquecento spostata sull’arcata d’ingresso al Borgo alle sette colonne per favorirne la devozione.
Una vicenda affine potrebbe avere interessato anche l’opera in esame, con conseguenti interventi conservativi e integrativi, come ad esempio l’inserimento delle due raggiere dorate che ancora nel corso degli anni settanta del Novecento facevano da sfondo alle figure del Bambino e della Vergine, poi rimosse per la loro non pertinenza al contesto originario, e come l’apporto di diffuse dorature a sostituzione di una più antica policromia naturalistica.
Antonino Santangelo (1954) aveva proposto di riconoscere nell’opera una replica diretta della monumentale Madonna con il Bambino in terracotta ancora oggi conservata sulla facciata di piazza del Palazzo degli Anziani di Bologna (Palazzo d’Accursio), firmata da Niccolò dell’Arca e datata 1478.
Tale suggestione non trova tuttavia riscontri con lo stile della statuaria bolognese della seconda metà del Quattrocento, estremamente naturalistico e di elevato vigore plastico. Come indicato da Grazia Maria Fachechi (2011), la Vergine con il Bambino di Palazzo Venezia sembra potersi collocare sulla scia di una tipologia iconografica mariana, di ascendenza bizantina, ampiamente diffusa tra Quattrocento e Cinquecento, con un arco di proliferazione molto ampio lungo la costa adriatica dal Triveneto fino all’Abruzzo e alla Puglia, e con una variegata rielaborazione a livello formale. I caratteri stilistici ne sanciscono la dipendenza da modelli pittorici veneti di fine XV e inizi XVI secolo, in particolare dalle numerose Madonne di Giovanni Bellini e di Bartolomeo Montagna, per via del panneggiare abbondante, laminare e petroso, riscontrabile soprattutto nell’ampio lembo di mantello intorno al capo di Maria.
Al contrario la tipologia anatomica delle figure, possente, appiattita e schematica, il panneggiare appuntito e geometrico, la capigliatura articolata in ripetitive ciocche arricciate del piccolo Gesù, così come la postura immobilizzata, suggeriscono la mano di un artista attivo ormai in anni avanzati del Cinquecento lungo la cerniera della catena alpina, che qui ripropone con un lessico più corsivo e popolare illustri modelli quattrocenteschi, come quelli prodotti dalla bottega veneziana dei Moranzon e da quella veronese di Antonio Giolfino.
David Lucidi
Scheda pubblicata il 12 Giugno 2025
Stato di conservazione
Mediocre.
Bibliografia
Santangelo Antonino (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo delle sculture, Roma 1954, p. 65;
Fachechi Grazia Maria, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, vol. II, Sculture in legno, Roma 2011, pp. 143-145, n. 90.