Madonna in trono con il Bambino
Ambito lombardo-veneto Prima metà del XV secolo
Maria siede su un elegante trono dorato con decorazioni floreali. Sulle ginocchia, in un’ansa del manto, è posto Gesù. Vestito solo di un leggero panno trasparente rivolge lo sguardo al di fuori della scena, plausibilmente verso un personaggio dipinto in un’altra tavola dell’insieme. L’opera, infatti, è, con buona probabilità, il pannello centrale di un polittico di cui non si conoscono altri elementi. Tradizionalmente dibattuta tra Stefano da Verona, Pisanello e Cristoforo Moretti, la tavola si ritiene oggi, più cautamente, di un pittore lombardo-veneto della prima metà del XV secolo.
Maria siede su un elegante trono dorato con decorazioni floreali. Sulle ginocchia, in un’ansa del manto, è posto Gesù. Vestito solo di un leggero panno trasparente rivolge lo sguardo al di fuori della scena, plausibilmente verso un personaggio dipinto in un’altra tavola dell’insieme. L’opera, infatti, è, con buona probabilità, il pannello centrale di un polittico di cui non si conoscono altri elementi. Tradizionalmente dibattuta tra Stefano da Verona, Pisanello e Cristoforo Moretti, la tavola si ritiene oggi, più cautamente, di un pittore lombardo-veneto della prima metà del XV secolo.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
Maria siede su un elegante trono dorato con decorazioni di disegno floreale nelle zone terminali simili a pinnacoli gotici. La struttura comprende anche un piedistallo mistilineo che poggia su un prato, parzialmente visibile nella parte inferiore della tavola. Dietro le figure ramages dorati su base scura fingono un tendaggio (ma l’area è frutto di una ridipintura). La Vergine indossa una tunica rossa damascata, con ricami dorati e regge un fiore bianco, e al di sopra un manto azzurro, con cappuccio, soppannato di ermellino. L’abito, percorso da un orlo con figure geometriche e lettere cufiche dorate, anch’esso rifatto, è fermato sotto il collo da una spilla a forma di stella. Sul capo incorniciato da un nimbo ovoidale è una grande corona dorata oggi quasi illeggibile.
Sulle ginocchia di Maria, in un’ansa del manto, è seduto Gesù. Vestito solo di un leggero panno trasparente rivolge lo sguardo al di fuori della scena, plausibilmente verso un personaggio dipinto in un’altra tavola dell’insieme. L’opera infatti è con buona probabilità il pannello centrale di un polittico, di cui non si conoscono altri elementi.
La storia della tavola è nota solo dal 1907, quando Berenson la segnalava presso la principessa von Bülow a Berlino – verosimilmente Maria Beccadelli Acton principessa di Camporeale e moglie del diplomatico tedesco Bernhard von Bülow – per poi passare in proprietà di Alfredo Libianchi ed entrare nelle raccolte di Palazzo Venezia con acquisto del 7 novembre 1922.
La vicenda critica della tavola spiega la difficoltà di individuarne l'autore. È stata infatti tentativamente assegnata a Stefano da Verona (Hermanin 1923-1924; Sandberg Vavalà 1926, incerta tra Stefano e Pisanello; van Marle 1926; Daffra 2015, dubitativamente; Christiansen 2020), a Pisanello (Santangelo 1947; Magagnato 1958; Moench Scherer 1996, dubitativamente), a Cristoforo Moretti (Longhi 1928; Morassi 1930; Gengaro 1967) o al suo ambito (Mazzini 1958), genericamente a Scuola lombarda (Degenhart 1937; Longhi 1958) e alla cerchia di Giovanni Badile (Franco 1996; De Marchi 1997).
Le affinità riscontrabili tra questa Madonna e la celebre Madonna del Roseto del Museo di Castelvecchio di Verona (inv. 173-1B-359), dibattuta tra Stefano e Michelino da Besozzo, e la Vergine nella lunetta della cappella Thiene in Santa Corona a Vicenza (raffigurante la Madonna con il Bambino e i santi Vincenzo, Marco e Felice e il committente Marco Thiene), affrescata da Michelino all’inizio del XV secolo, devono essere intese piuttosto come segni di dipendenza da un modello comune. Anche la prossimità stilistica alle opere della cerchia del veronese Giovanni Badile non è convincente tanto da consentire di ascrivere a lui questa tavola.
Resta dunque più prudente riferirla a un anonimo pittore attivo tra Lombardia ed entroterra veneto a inizio Quattrocento, ben radicato nell'universo tardogotico, come ribadiscono i raffinati panneggi ondeggianti e l’ampio uso dell’oro.
Jacopo Tanzi
Stato di conservazione
Madiocre. La tavola risulta danneggiata dalla perdita del fondo oro e mostra ritocchi alterati sugli incarnati e sul manto di Maria.
Restauri e analisi
L'opera è stata restaurata nel 1945 dall’Istituto Centrale per il Restauro. Una relazione dattiloscritta di Alessandro Angelini (1973) testimonia un successivo intervento con riduzione e parchettatura della tavola. Il segno dell’antica carpenteria, a disegno polilobato, è ancora visibile nella parte alta della tavola rettangolare, che ha gli angoli smussati nei margini superiori. In quest’area il supporto ligneo è privo di preparazione. Alcune fotografie storiche (Alinari, n. 40781; Brogi, n. 23130) mostrano come prima dei restauri questa zona fosse coperta da una ridipintura scura.
Provenienza
Berlino, principessa von Bülow (Maria Beccadelli Acton principessa di Camporeale, 1848-1929);
Roma, Bernhard H. K. M. von Bülow, 1849-1929;
Adolfo Libianchi;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, acquisto 7 novembre 1922.
Esposizioni
Londra, Royal Academy of Arts, Exhibition of Italian Art 1200-1900, 1 gennaio-8 marzo 1930;
Milano, Palazzo Reale, Arte lombarda dai Visconti agli Sforza, aprile-giugno 1958;
Verona, Museo di Castelvecchio, Da Altichiero a Pisanello, agosto-ottobre 1958;
Parigi, Musée du Louvre, Pisanello. Le peintre aux sept vertus, 6 maggio-5 agosto 1996;
Verona, Museo di Castelvecchio, Pisanello, 8 settembre-8 dicembre 1996;
Milano, Palazzo Reale, Arte lombarda dai Visconti agli Sforza, 12 marzo-28 giugno 2015.
Bibliografia
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Sandberg Vavalà Evelyn, La pittura veronese del Trecento e del primo Quattrocento, Verona 1926, pp. 286-288, 290, 306-308;
van Marle Raimond, The Development of the Italian School of Painting, The Hague 1926, VII [1923-1938, I-XIX], pp. 280-281.
Longhi Roberto, I resti del polittico di Cristoforo Morelli già in Sant’Aquilino di Milano ("Me Pinxit2), in «Pinacotheca», 2, 1928, pp. 75-79;
Mariani Valerio, La rinascita del Palazzo di Venezia, in «Capitolium», V, 1929, pp. 241-254;
Exhibition of Italian Art 1200-1900, catalogo della mostra (Londra, Royal Academy of Arts, 1 gennaio-8 marzo 1930), London 1930, p. 46, n. 30.
Morassi Antonio, La mostra d’arte italiana a Londra, in «Emporium», LXXI, 423, 1930, pp. 131-157;
Berenson Bernard, Italian Pictures of the Renaissance. A List of the Principal Artists and Their Works with an Index of Places, Oxford 1932, p. 550.
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Degenhart Bernhard, Stefano di Giovanni da Verona, ad vocem, Allegemeines Lexikon der Bildenden Künstler, XXXI, 1937, pp. 526-530;
Arslan Edoardo, Un affresco di Stefano da Verona, in «Le Arti», 1942, V, pp. 203-206;
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Santangelo Antonino (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo. 1. Dipinti, Roma 1947, p. 30;
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Zeri Federico (a cura di), Catalogo del Gabinetto Fotografico Nazionale. 3. I dipinti del Museo di Palazzo Venezia in Roma, Roma 1955, p. 8, n. 108;
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Podestà Attilio, Mostra della pittura veronese "Da Altichiero a Pisanello", in «Emporium», CXXVIII, 1958, 767, pp. 213-218;
Verzellesi Gian Luigi , Stefano, in «Vita veronese», 1958, 9-10, pp. 391-394;
Volpe Carlo, "Da Altichiero a Pisanello", in «Arte Antica e Moderna», 4, 1958, pp. 409-413;
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