Madonna con il Bambino che mostra gli strumenti della Passione, tra santa Lucia e santa Caterina d'Alessandria; Annunciazione; Dio Padre benedicente, beato Gherardo da Serra de’ Conti e beato Alberto da Sassoferrato

Giovanni Antonio Bellinzoni da Pesaro 1470 circa

In mostra presso Palazzo Venezia

Il trittico è un’opera tarda di Giovanni Antonio Bellinzoni da Pesaro, esponente dell’ultima ondata tardogotica nelle Marche, ed è stato ricondotto solo di recente alla sua provenienza originaria, la chiesa di Santa Lucia nel piccolo centro di Serra de’ Conti, dipendenza dell'antica abbazia benedettina di Santa Croce di Sassoferrato, che ne spiega le peculiarità iconografiche. Si fa ammirare soprattutto per la stupenda conservazione della struttura lignea, mancante solo della predella, che può dare un’idea dell’aspetto primitivo di molti complessi analoghi mutilati nei secoli successivi.

Il trittico è un’opera tarda di Giovanni Antonio Bellinzoni da Pesaro, esponente dell’ultima ondata tardogotica nelle Marche, ed è stato ricondotto solo di recente alla sua provenienza originaria, la chiesa di Santa Lucia nel piccolo centro di Serra de’ Conti, dipendenza dell'antica abbazia benedettina di Santa Croce di Sassoferrato, che ne spiega le peculiarità iconografiche. Si fa ammirare soprattutto per la stupenda conservazione della struttura lignea, mancante solo della predella, che può dare un’idea dell’aspetto primitivo di molti complessi analoghi mutilati nei secoli successivi.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Madonna con il Bambino che mostra gli strumenti della Passione, tra santa Lucia e santa Caterina d'Alessandria; Annunciazione; Dio Padre benedicente, beato Gherardo da Serra de’ Conti e beato Alberto da Sassoferrato Autore: Giovanni Antonio Bellinzoni da Pesaro Data oggetto: 1470 circa Materiale: Tavola Tecnica: Tempera e oro su tavola Dimensioni: altezza 258 cm; larghezza 174 cm
Tipologia: Dipinti Acquisizione: 1955 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 10579

Il trittico si presenta completo dell'intera cornice (la cui autenticità è confermata dalle estese decorazioni punzonate sui listelli, in forma di rose a sei petali nei montanti e negli archi, e di semplici tondi nel registro superiore e sul bordo inferiore): costituisce perciò un esempio non comune di conservazione di una carpenteria gotica. Nel registro principale, al di sotto di tre archi a tutto sesto, sono al centro la Madonna con il Bambino in trono – immagine contraddistinta dall’insolita raffigurazione della croce con gli strumenti della Passione nella mano sinistra di Gesù, che con la destra indica questa sorta di macabro giocattolo – e ai lati le sante Lucia e Caterina d’Alessandria, riconoscibili l’una per gli attributi della candela e degli occhi che le furono cavati, l’altra per la corona principesca, il libro e la ruota dentata con la quale si tentò di suppliziarla. Nell’ordine superiore, più vario nelle incorniciature, con cuspidi triangolari ai lati e arco trilobo nel mezzo, separati da pinnacoli, lo scomparto centrale è riservato alla Crocifissione, stagliata coi soli tre attori principali contro un arido paesaggio roccioso, mentre tra i due fianchi è suddivisa l’Annunciazione, ambientata in uno scenario architettonico insolito per il pittore. Al culmine si trovano infine tre tondi, circondati di decori fogliacei come tutti i contorni della pala: in quello mediano compare Dio Padre benedicente con un libro aperto, negli altri figurano due santi monaci in abito bianco, barbuti e dotati di libri. Pervasiva la presenza della foglia d’oro, lavorata a punzone e a incisione, bordata di nero in molti dettagli (orli delle vesti, corone, nimbi dello scomparto maggiore, dell’Annunciazione e dei clipei terminali); ad accrescere i riverberi luminosi contribuivano poi i fitti raggi incisi sul fondo dorato intorno alle figure delle due sante.
Il trittico rimase ignoto agli studi fino al 1955, quando fu comprato dallo Stato e contemporaneamente riconosciuto al suo vero autore in un trafiletto che dava notizia dell’acquisto (Anonimo 1955). In seguito ne sono state ricostruite a ritroso le vicende precedenti, fino a individuarne la provenienza dalla chiesa di Santa Lucia a Serra de’ Conti, in provincia di Ancona (Villani 2007): da qui esso emigrò prima del 1880, quando apparteneva alla collezione del conte Girolamo Possenti di Fabriano (1768-1843), venduta a Firenze in quell’anno. L’origine del trittico spiega il posto d'onore assegnato alla martire di Siracusa, alla destra del trono della Vergine (a sinistra dell’osservatore), e aiuta a identificare nei due monaci bianchi dipinti nei tondi i beati Gherardo da Serra de’ Conti e Alberto da Sassoferrato, raffigurati da Bellinzoni anche nel polittico di Santa Croce di Sassoferrato. Santa Lucia dipendeva da quest’ultima abbazia benedettina, che vi inviava un rettore, sicché la presenza dei due beati locali si configura come un richiamo alla casa-madre (Minardi 2019); al titolo stesso della chiesa abbaziale allude probabilmente l’insolito dettaglio della croce tra le mani di Gesù Bambino. La commissione del trittico si può legare (Minardi 2019) a una notizia del 1470, quando il rettore di Santa Lucia, Gabriele di Niccolò da Sassoferrato, vendette un terreno per finanziare lavori nell’edificio: la data si accorda bene con le evidenze dello stile, che indicano un’opera degli anni estremi di Giovanni Antonio da Pesaro (inv. 10225 per un profilo biografico del pittore), segnati da una sempre maggiore legnosità delle figure, spia di quanto la lontana formazione gotica del pittore stentasse ad acclimatarsi nel panorama ormai modernizzato dell’arte marchigiana. Uno studio recente (Moretti 2022), oltre a confermare la provenienza, ha recuperato in un documento del 1602 la menzione di una predella con Apostoli allora rimossa, che si è proposto di identificare con quella di cui si conoscono cinque frammenti (quattro coppie di Apostoli e un Cristo benedicente) conservati in varie collezioni private; ai pezzi noti di tale predella ne va aggiunto un sesto inedito, con i santi Bartolomeo e Giuda Taddeo, documentato nella fototeca di Roberto Longhi a Firenze (Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi, n. 70226).
Per la medesima chiesa di Serra de’ Conti Bellinzoni eseguì uno stendardo bifronte, oggi diviso nelle due facce (Madonna con il Bambino in trono e Crocifissione) ed esposto nella Galleria Nazionale delle Marche qui pervenuto dalla chiesa della confraternita del Santissimo Sacramento; esso fu eseguito tuttavia per la primitiva sede di questo sodalizio, appunto Santa Lucia, come conferma la raffigurazione inconsueta della santa ai piedi del Crocifisso (Minardi 2019).

Matteo Mazzalupi

Ottimo.

Nello scomparto dell’Angelo annunciante, dipinta in rosso: «ave maria grati(a plena)»;
nel cartiglio in cima alla croce, dipinta in rosso: «INRY».

Serra de’ Conti, chiesa di Santa Lucia, prima del 1880;
Fabriano, conte Girolamo Possenti, prima del 1880;
Firenze, Impresa di vendite di Raffaele Dura, vendita della collezione del conte Girolamo Possenti, 1-10 aprile 1880, lotto 643;
Roma, Collezione Barsanti, fino al 1955;
acquistato dallo Stato italiano, 1955.

Catalogue d’objets d’art et de curiosité formant la collection de feu M.r le Comte Girolamo Possenti de Fabriano, Rome 1880, lotto 643, p. 61;
Anselmi Anselmo, Miscellanea storico-artistica di Sassoferrato e dintorni. Nuovi studi e indagini archivistiche, 1885-1905, Firenze 1905, p. 8;
Anonimo, Acquisti dei Musei e Gallerie dello Stato (1955). Giovanni Antonio da Pesaro: "trittico", in «Bollettino d’arte», IV, 1955, pp. 370-371;
Berardi Paride, Giovanni Antonio Bellinzoni da Pesaro, Fano 1988, pp. 142-144;
Minardi, in Costanzi Costanza (a cura di), Le Marche disperse. Repertorio d’arte dalle Marche al mondo, Cinisello Balsamo 2005, p. 123, n. 59;
Bomprezzi, in Villani Virginio, Le chiese di Serra de’ Conti. Arte, storia e devozione religiosa, Ostra Vetere 2007, pp. 168-169, n. 4;
Villani Virginio (a cura di), Le chiese di Serra de’ Conti. Arte, storia e devozione religiosa, Ostra Vetere 2007, pp. 127-128, 147-150;
Marchi Alessandro, La Crocifissione di Polverigi. Giovanni Antonio da Pesaro nella Marca d’Ancona, in De Marchi Andrea, Mazzalupi Matteo (a cura di), Pittori ad Ancona nel Quattrocento, Milano 2008, pp. 210-223;
Minardi Mauro, Tre questioni interferenti l’abbazia di Santa Croce a Sassoferrato, da Giovanni Antonio da Pesaro a Pietro Paolo Agabiti, in «Arte marchigiana», 7, 2019, pp. 11-43;
Moretti Massimo, Non solo Crivelli. Nuovi documenti dell’Archivio Graziani sul trittico di Giovanni Antonio da Pesaro per Santa Lucia a Serra de’ Conti, in De Luca Daphne, Papetti Stefano, Roselli Graziella, Di Girolami Giuseppe (a cura di), Opus Karoli Crivelli. Le opere e la materia. Nuove letture su Carlo Crivelli, Atti delle giornate di studi (Ascoli Piceno, 22-23 ottobre 2021), Ascoli Piceno 2022, pp. 161-174.

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