Madonna con il Bambino

Ottaviano Nelli 1400 circa

La tavola è concordemente collocata tra le prime opere note di Ottaviano Nelli, pittore di Gubbio, il maggior esponente umbro del linguaggio tardogotico, attivo per tutta la prima metà del Quattrocento. La particolare ricchezza nella lavorazione delle superfici dorate, ancora apprezzabile nonostante lo stato di conservazione non ottimale, e la composizione ben congegnata indicano una committenza di livello non comune. Le dimensioni cospicue, maggiori di quelle delle anconette di Nelli per la devozione personale, hanno suggerito di assegnare a quest'opera un’originaria funzione di piccola pala autonoma.

La tavola è concordemente collocata tra le prime opere note di Ottaviano Nelli, pittore di Gubbio, il maggior esponente umbro del linguaggio tardogotico, attivo per tutta la prima metà del Quattrocento. La particolare ricchezza nella lavorazione delle superfici dorate, ancora apprezzabile nonostante lo stato di conservazione non ottimale, e la composizione ben congegnata indicano una committenza di livello non comune. Le dimensioni cospicue, maggiori di quelle delle anconette di Nelli per la devozione personale, hanno suggerito di assegnare a quest'opera un’originaria funzione di piccola pala autonoma.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Madonna con il Bambino Autore: Ottaviano Nelli Data oggetto: 1400 circa Materiale: Tavola Tecnica: Tempera e oro su tavola Dimensioni: altezza 72,2 cm; larghezza 54,7 cm
Tipologia: Dipinti Acquisizione: 1933 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 7996

Ottaviano di Martino di Mello (nei documenti anche – ma più raramente – Nello) nacque a Gubbio entro il 1370, come assicura il fatto che nel 1400 fu per la prima volta console del Comune, carica riservata a chi avesse compiuto trent’anni. La sua formazione, sulla quale mancano dati certi, avvenne forse in Lombardia, mentre le prime tracce documentarie della sua attività lo collocano nel 1400 a Perugia, dove conobbe l’opera dell’orvietano Cola Petruccioli (e dove sopravvivono suoi affreschi più tardi in Santa Maria Novella o San Benedetto dei Condotti). Nel 1403 licenziò il polittico per gli agostiniani di Pietralunga (ora Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria), unica sua opera firmata su tavola. Alla stessa data si fa solitamente risalire la cosiddetta Madonna del Belvedere (Gubbio, Santa Maria Nuova), commissionata dal lanaiolo Antonio di Mucciolo, rutilante capolavoro murale sul quale nell’Ottocento germogliò il mito romantico di Nelli capostipite della scuola umbra. Nei decenni seguenti egli si specializzò piuttosto in ampi cicli di affreschi, dove dispiegò al meglio la sua felice e arguta vena narrativa. La fama acquisita in questo campo spiega la diffusione delle sue vaste imprese pittoriche non solo nelle chiese della propria città (Sant’Agostino, San Francesco, San Domenico, Santa Maria della Piaggiola) e di altri luoghi dell’Umbria (Foligno, Assisi, Città di Castello), ma anche nella Fano malatestiana, nonché a Urbino, la città dei conti di Montefeltro che dal 1384 dominavano anche su Gubbio e coi quali Ottaviano fu in stretti rapporti. A paragone fu più contenuta la produzione di anconette per la devozione personale, tra le quali spicca per qualità la Madonna dell’umiltà per un membro della famiglia Accomanducci (Avignone, Musée du Petit Palais), e anche quella di pale d’altare: si ricordano la Crocifissione e Annunciazione per i francescani di Covignano presso Rimini e due polittici smembrati, uno di destinazione ugualmente francescana (diviso tra Williamstown, Città del Vaticano, Avignone e Firenze) e un altro minore di incerta origine (Hannover e collezione privata). Morto in età avanzata, tra 1448 e 1449, Ottaviano ebbe modo di educare alcuni fedeli allievi, che collaborarono alle sue imprese di maggior respiro e prolungarono ben dentro la seconda metà del secolo la fortuna dei modi del maestro: tra questi, appare sempre più chiara la fisionomia di Jacopo Bedi, mentre quella di Domenico di Cecco resta tuttora misteriosa. La tavola, dotata in passato di una cornice neogotica poi rimossa (Minardi 2017), si presenta oggi entro una semplice cornice modanata in legno dorato, dalla sagoma ad arco fortemente ribassato che ha scarse probabilità di essere autentica: i dipinti mobili di Ottaviano Nelli conservati nella forma primigenia sono infatti sempre dotati di cuspidi triangolari, talvolta con archi a tutto sesto o trilobati inscritti. Il supporto è a venatura verticale ed è stato resecato sia in alto sia in basso. Le dimensioni cospicue, maggiori di quelle delle anconette nellesche per la devozione personale (la più grande è una Madonna con il Bambino benedicente tra due angeli in collezione privata, tavola cuspidata di 61x32 cm), hanno suggerito di assegnare all’opera un’originaria funzione di piccola pala autonoma (Minardi 2017).
Nonostante lo stato di conservazione non ottimale, si apprezza ancora la notevole ricchezza originaria della lavorazione delle superfici: i nimbi, ora anneriti, sono decorati perlopiù a mano libera con teorie di archetti e motivi di fiori e foglie contro fondi graniti; le vesti sono pervase da ornamenti in oro a missione, anche lungo gli orli, mentre nella tunica rossa della Vergine è stata preferita la tecnica dello sgraffito, che riporta in luce l’oro sottostante, poi rifinito a granitura. Anche l’invenzione denuncia un’opera di impegno non comune, spia di una committenza illustre. La Madonna indossa un largo mantello foderato di pelliccia, che le risale abbondantemente sulla nuca, e un velo leggero, che dai capelli biondi ricade trasparente sul petto; sostiene il Bambino con la mano destra, mentre con la sinistra gli afferra un piedino; il piccolo Gesù, in muto dialogo di sguardi con la madre, trattiene nella sinistra un cardellino e con l’altra mano solleva un lembo della sua mantellina rosata, i cui risvolti contribuiscono al bell’intarsio di colori che caratterizza questa zona centrale del dipinto.
L’opera è unanimemente collocata verso l’inizio della carriera nota del pittore, con oscillazioni tra il tardo Trecento, epoca nella quale essa si configurerebbe come il più antico dipinto superstite di Nelli (Rossi 1977; Silvestrelli 1996), e gli anni tra il 1403 e il 1408 (Roli 1965, dove peraltro la data più tarda è quella allora attribuita alla Madonna del Belvedere, di cronologia in verità tuttora controversa). La critica più recente (Minardi 2017; De Marchi 2021) propende per una datazione intorno al 1400, prossima al polittico di Pietralunga del 1403.

Matteo Mazzalupi

Discreto.

Etichetta sul retro: "Cassa n. 40";
scritta in rosso sul retro: "Wurts".

Roma, reverendo Robert J. Nevin, fino al 1906;
Roma, Galleria Sangiorgi, vendita della Collezione Nevin, 22-27 aprile 1907, lotto 316;
Roma, George W. Wurts, fino al 1928;
Roma, Henriette Tower-Wurts, 1928-1933;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, donazione Tower Wurst, 1933.

Roma, Palazzo Venezia; Roma, Gallerie Sacconi al Vittoriano, Voglia d’Italia. Il collezionismo internazionale nella Roma del Vittoriano, 7 dicembre 2017-4 marzo 2018.

Mason Perkins Frederick, in Mason Perkins Frederick, Tenneroni Annibale, Ridolfi Lavinio, Catalogo della vendita della collezione del fu Reverendo dottor Roberto I. Nevin, Roma 1907, p. 48, n. 316;
Santangelo Antonino (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo. 1. Dipinti, Roma 1947, p. 33;
Roli Renato, Un dossale di Ottaviano Nelli, in «Arte antica e moderna», 8, 1965, pp. 165-168;
Rossi Francesco, Ottaviano Nelli: note per la biografia di un pittore di corte, in «L’arte», giugno-settembre 1967, pp. 3-33;
Rossi Francesco, Lo “stile feltresco”: arte tra Gubbio e Urbino nella prima metà del ’400, in Rapporti artistici fra le Marche e l’Umbria, Atti del convegno (Fabriano-Gubbio, 8-9 giugno 1974), Perugia 1977, pp. 55-68, nota 19;
Todini Filippo, La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, I, Milano 1989, p. 236;
Sannipoli Ettore A., Ottaviano Nelli al tempo della Piaggiola (documenti ed opere), in Apa Mariano (a cura di), Incrocio/Incontro. Artisti a Fossato di Vico, catalogo della mostra (Fossato di Vico, centro storico, 4-28 agosto 1991), Perugia 1991, pp. 35-38;
Silvestrelli Maria Rita, Il primo tempo di Ottaviano Nelli fra novità e tradizione, in «Annali. Fondazione di studi di storia dell’arte Roberto Longhi, Firenze», III, 1996, pp. 39-49, nota 14;
Minardi Mauro, Lorenzo e Jacopo Salimbeni. Vicende e protagonisti della pittura tardogotica nelle Marche e in Umbria, Firenze 2008, p. 27;
Silvestrelli Maria Rita, ad vocem Nelli, Ottaviano, in Dizionario biografico degli italiani, LXXVIII, Catanzaro 2013, www.treccani.it/encliclopedia/ottaviano-nelli_(Dizionario-Biografico)/>;
Fachechi Grazia Maria, George Washington Wurts, Henriette Tower, una collezione “di curiosità e opere d’arte” e una villa “magnificent, the handsomest ever bestowed on Rome”, in Perini Folesani Giovanna, Ambrosini Massari Anna Maria (a cura di), Riflessi del collezionismo, tra bilanci critici e nuovi contributi, Atti del convegno (Urbino, 3-5 ottobre 2013), Firenze 2014, pp. 339-357;
Minardi, in Pellegrini Emanuele (a cura di), Voglia d’Italia. Il collezionismo internazionale nella Roma del Vittoriano, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Venezia; Roma, Gallerie Sacconi al Vittoriano, 7 dicembre 2017-4 marzo 2018), Napoli 2017, pp. 196-197, n. 3.3;
De Marchi Andrea, Il caleidoscopio di Ottaviano Nelli, pittore del suo tempo, in De Marchi Andrea, Silvestrelli Maria Rita (a cura di), Oro e colore nel cuore dell’Appennino. Ottaviano Nelli e il ’400 a Gubbio, catalogo della mostra (Gubbio, Palazzo Ducale, Palazzo dei Consoli, 23 settembre 2021-9 gennaio 2022), Cinisello Balsamo 2021, pp. 13-65.

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