Madonna con Bambino, san Cosma, san Cristoforo, san Damiano
Cristoforo da Bologna 1380-1390 circa
Dipinto a tempera su tavola e raffigurante la Madonna con Bambino nel registro superiore e tre santi entro arcate in quello inferiore. I santi sono identificabili in Cosma e Damiano, alle estremità, e Cristoforo al centro. La tavola sembra resecata su tutti e quattro i lati e presenta una vistosa lacuna nella parte bassa al centro.
Dipinto a tempera su tavola e raffigurante la Madonna con Bambino nel registro superiore e tre santi entro arcate in quello inferiore. I santi sono identificabili in Cosma e Damiano, alle estremità, e Cristoforo al centro. La tavola sembra resecata su tutti e quattro i lati e presenta una vistosa lacuna nella parte bassa al centro.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
Il dipinto è diviso in due registri: in quello superiore è raffigurata una Madonna che allatta il Bambino, in quello inferiore, incorniciati all’interno di archetti, i santi Cosma, Cristoforo e Damiano.
La Vergine è seduta su di un cuscino poggiato a terra, appartiene quindi alla tipologia iconografica della Madonna dell’Umiltà; veste una tunica rosa e un mantello blu scuro su cui, sulla spalla destra, è dipinta una stella. Il Bambino è accoccolato nel grembo di Maria e sugge il latte dal seno mentre la Madre lo guarda con tenero sguardo.
Fa da sfondo ai due personaggi una tenda beige, interamente coperta da un motivo decorativo con croci e stelle stampigliatovi sopra in maniera uniforme senza assecondare le pieghe del tessuto. Lo stesso motivo decorativo è presente nel tappeto rosso steso a terra su cui è poggiato il cuscino bianco dove siede Maria.
Più in basso vi sono i tre santi. I due fratelli santi medici, Cosma e Damiano, sono posti alle estremità ed entrambi stringono con la mano destra la palma del martirio mentre con la sinistra un vasetto di unguenti. Anziché all’antica sono abbigliati con vesti moderne: una tunica scura su cui portano un mantello rosso e un cappello i cui lembi scendono fino a coprire le orecchie.
San Cristoforo, il santo gigante, è raffigurato mentre attraversa il fiume. Nella mano destra stringe un bastone sulla cui estremità superiore fiorisce una palmetta, mentre con la sinistra sorregge Gesù Bambino seduto sulla sua spalla.
Oltre a una lacuna all’altezza delle gambe del san Cristoforo la tavola è stata lievemente resecata su tutti i lati, come provano il taglio delle gambe dei tre santi nel registro inferiore e la parte superiore dell’aureola di Maria.
Il dipinto è stato attribuito dalla critica storico-artistica a Cristoforo da Bologna (Santangelo 1947, p. 37) con una datazione tra il 1380 e il 1390 ed è stato esposto alla prestigiosa mostra della pittura bolognese del Trecento del 1950 curata da Roberto Longhi (Longhi 1950, pp. 19, 33).
Cristoforo di Jacopo, detto Cristoforo da Bologna, fu un pittore attivo tra i primi anni sessanta del Trecento e il primo ventennio del Quattrocento; nel 1410 è ricordato nella Matricola delle quattro arti e l’ultimo documento in cui è menzionato è datato 1422: si tratta di un pagamento per la sua attività di governatore dell’orologio, carica che tenne interrottamente dal 1365 al 1422. Il padre, anch’egli pittore, era Jacopo Benintendi, e la tradizione di famiglia continuò con il figlio di Cristoforo, Niccolò (Pini 2005, pp. 54-55).
Già Vasari rammenta la presenza del pittore nel cantiere della chiesa di Sant’Apollonia a Mezzaratta; su questi ponteggi è da individuare l’esordio dell’artista, insieme ai pittori della seconda generazione vitalesca che proseguirono quanto avviato da Vitale degli Equi sul finire degli anni quaranta nella stessa chiesa. L’altro grande cantiere che lo vide impegnato sono le storie di Santa Maria Egiziaca in San Giacomo a Bologna, mentre l’attività più tarda, attestata soprattutto da dipinti su tavola denota un certo affaticamento e ripetitività stilistica (Ferretti 1978, pp. 210-214; Gibbs 1989).
Il dipinto fu acquistato dall’avvocato Giulio Sterbini, uomo di fiducia di papa Leone XIII. La ricca collezione di dipinti medievali – con un focus particolare su quelli di area bizantina – si trovava nel suo palazzo a via Banco di Santo Spirito a Roma. Passata poi per via ereditaria alla famiglia Lupi, fu successivamente acquistata dal banchiere Giovanni Armenise, e infine donata allo Stato italiano nel 1940 (Pacia 1988).
Valentina Fraticelli
Stato di conservazione
Buono. La tavola è stata lievemente resecata su tutti i lati, come provano il taglio delle gambe dei tre santi nel registro inferiore e la parte superiore dell’aureola di Maria. Inoltre è presente una vistosa lacuna nel margine inferiore, all’altezza delle gambe del san Cristoforo.
Restauri e analisi
All'altezza del cuscino, a destra, è presente un tassello di sporco che lascia ipotizzare l'esecuzione di un restauro che non è però possibile circoscrivere cronologicamente in maniera più specifica.
Provenienza
Roma, Collezione Giulio Sterbini;
Roma, Collezione Lupi;
Roma, Collezione Giovanni Armenise;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1940.
Esposizioni
Bologna, Pinacoteca Nazionale, Mostra della pittura bolognese del Trecento, maggio-luglio 1950.
Bibliografia
Santangelo Antonino (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo. 1. Dipinti, Roma 1947, p. 37;
Longhi Roberto, Guida alla mostra della pittura bolognese del Trecento, Bologna 1950, pp. 19, 33, n. 90;
Ferretti Massimo, Cristoforo, in Arcangeli Francesco, Pittura bolognese del '300, Bologna 1978, pp. 210-214;
Pacia Amalia, La collezione Sterbini, in Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Roma (a cura di), Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Roma 1988, pp. 14-15;
Gibbs Robert, Cristoforo da Bologna, Jacopo di Biondo and the Mezzaratta frescoes in Bologna, in «The Burlington Magazine», 131, luglio 1989, n. 1036, pp. 460-467;
Pini Raffaella, Il mondo dei pittori a Bologna 1348-1430, Bologna 2005.