Lucerna a forma di testa di satiro

Italia settentrionale 1530-1540

In mostra presso Palazzo Venezia

Il piccolo manufatto ha la forma di testa di satiro e ha per manico una foglia di acanto arricciolata. Avendo la funzione di lucerna o di calamaio, era un tipico oggetto da collezionismo privato. L’esemplare più vicino a quello del Museo Nazionale di Palazzo Venezia, prodotto in ambito settentrionale negli anni trenta del Cinquecento, si trova a Palazzo Madama a Torino.

Il piccolo manufatto ha la forma di testa di satiro e ha per manico una foglia di acanto arricciolata. Avendo la funzione di lucerna o di calamaio, era un tipico oggetto da collezionismo privato. L’esemplare più vicino a quello del Museo Nazionale di Palazzo Venezia, prodotto in ambito settentrionale negli anni trenta del Cinquecento, si trova a Palazzo Madama a Torino.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Lucerna a forma di testa di satiro Ambito Italia settentrionale Data oggetto: 1530-1540 Materiale: Bronzo Tecnica: Fusione a cera persa Dimensioni: altezza 8,2 cm; larghezza 4,8 cm
Tipologia: Bronzi Acquisizione: 1934 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 9252

Si tratta di un calamaio o di una lucerna (un esemplare a Vienna ha un coperchio, forse posticcio, che chiude la bocca, Planiscig 1924, fig. 53; altri esemplari presentano nella bocca il punto dove inserire il lucignolo). Come ricostruisce Cannata (2011), questo oggetto, ispirato alle lucerne antiche, è inciso in una tavola che correda la voce Antiquites, Lampes Antiques nell’Enciclopedia di Diderot e D’Alembert, desunta probabilmente da un altro esemplare rinascimentale oggi non individuato. Il manufatto, che faceva parte della collezione romana di Alfredo Barsanti, è segnalato dagli anni venti del Novecento (Pollak 1922; Planiscig 1927) ed è stato attribuito per lungo tempo alla bottega di Andrea Riccio (Santangelo 1954). 
La tipologia di lucerna con testa umana/satiresca è attestata in realizzazioni di diverso tipo, come quelle barbute (ad esempio al The Fitzwilliam Museum, inv. M.12-1997) o le teste di moro (National Gallery of Art, inv. 1957.14.58; La Spezia, Museo Civico Amedeo Lia, inv. B101), in passato ascritte alla mano di Andrea Riccio (Planiscig), poi a quella di Severo Calzetta da Ravenna (Avery 1998, pp. 36-38 e cat. n. 51; Leithe-Jasper, in Leithe-Jasper, De Gramatica 2013, pp. 68-70), o alle rispettive botteghe, mentre oggi si preferisce mantenere un generico riferimento all’ambito nord-italiano, o tutt’al più padovano. L’esemplare più vicino alla lucerna di Palazzo Venezia è quello ricordato genericamente da Planiscig (1924) al Museo Civico di Torino, da riconoscere nel n. inv. 1009B. Esistono poi diversi esemplari con varianti a Vienna (Kunsthistorisches Museum, inv. 5948; Planiscig 1924, con una lumaca sul manico), a Parigi (Louvre; Planiscig 1927), a Bologna (Museo Civico Medievale, inv. 1442 e inv. 1418; Ducati 1923; Beck, Bol 1985), nella raccolta Bardini andata in vendita a Londra nel 1899 (Catalogue des objets 1899), nella collezione di Luigi Grassi (con un uccello sul manico; Planiscig 2006). Ancora, una variante più elaborata presenta delle foglie di quercia al posto dell’acanto e ha un cigno (o una lumaca) sul manico: i manufatti si trovano al Kunstgewerbe Museum di Berlino (inv. 88,329; Pechstein 1968) e al Frick Art Museum di Pittsburgh (inv. 1970.90; già coll. Pierpont Morgan; Von Bode 1910; Avery 1993). Per il bronzetto si era finora proposta una datazione alla seconda metà del XVI secolo (Cannata 2011), datazione valida per gli esemplari modificati come quelli di Bologna (Beck, Bol 1985); tuttavia sembra preferibile collocarlo per motivi stilistici agli anni trenta del Cinquecento. La testa satiresca, infatti, presenta dettagli dal modellato morbido, senza più le rigidezze di inizio secolo, ma anche senza avere ancora acquisito uno slancio decorativo pienamente manierista. Una lucerna molto simile con manico a ricciolo e con fisionomia antropomorfa (ma non satiresca), è dipinta da Giorgio Vasari nel Ritratto di Lorenzo il Magnifico degli Uffizi risalente al 1534, a simboleggiare le virtù dell’effigiato, che illuminavano i suoi discendenti e tutta la città di Firenze (De Luca 2011). Tale raffigurazione dimostra non soltanto la diffusione di questi oggetti all’antica nelle collezioni dell’epoca, ma anche aiuta a comprendere le valenze simboliche che gli uomini del rinascimento riconoscevano nei manufatti di cui si circondavano. In questo caso, le lucerne alludevano alla brevità della vita umana e alla virtù della Prudenza (Frosien-Leinz 1985, pp. 232-238).

Giulio Pietrobelli

Scheda pubblicata il 12 Giugno 2025

Buono. Patina naturale bruna.

Roma, Collezione di Alfredo Barsanti;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, donazione, novembre 1934.

Catalogue des objets d’art antiques, du Moyen Âge et de la Renaissance provenant de la collection Bardini de Florence, London 1899, n. 51, tav. 2;
Von Bode Wilhelm, Collection of J. Pierpont Morgan. Bronzes of the Renaissance and Subsequent Periods, 2 voll., Paris 1910, I, n. 58, tav. XXXIX;
Pollak Lodovico [Ludwig], Raccolta Alfredo Barsanti. Bronzi italiani (Trecento-Settecento), Roma 1922, n. 25, tav. XII;
Ducati Pericle, Guida del Museo Civico di Bologna, Bologna 1923, p. 203;
Planiscig Leo, Kunsthistorisches Museum in Wien. Die bronzeplastiken statuetten, reliefs, geräte und plaketten, Wien 1924, pp. 34-35, n. 56, fig. 53;
Planiscig Leo, Andrea Riccio, Wien 1927, p. 173 fig. 182, p. 487;
Santangelo Antonino (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo delle sculture, Roma 1954, p. 33;
Pechstein Klaus, Kunstgewerbemuseum. Bronzen und Plaketten vom Ausgehenden 15. Jahrhundert bis zur Mitte des 17. Jahrhunderts, Berlin 1968, n. 75;
Beck Herbert, Bol Peter (a cura di), Natur und Antike in der Renaissance, ausstellung (Francoforte sul Meno, Liebieghaus, Museum alter Plastik, 5 dicembre 1985-2 marzo 1986), Frankfurt am Main 1985, p. 510, n. 223;
Frosien-Leinz Heike, Antikisches Gebrauchsgerät – Weisheit und Magie in den Öllampen Riccios, in Beck Herbert, Bol Peter (a cura di), Natur und Antike in der Renaissance, ausstellung (Francoforte sul Meno, Liebieghaus, Museum alter Plastik, 5 dicembre 1985-2 marzo 1986), Frankfurt am Main 1985, pp. 226-257;
Avery Charles, Renaissance & Baroque Bronzes in the Frick Art Museum, Pittsburgh 1993, pp. 58-59, n. 10;
Avery Charles, La Spezia. Museo Civico Amedeo Lia. Sculture, bronzetti, placchette, medaglie, La Spezia 1998;
Planiscig Leo, La collezione Luigi Grassi di piccoli bronzi del Rinascimento, Firenze 2006, p. 74, n. 38;
Cannata Pietro, Roma. Il Palazzo di Venezia e le sue collezioni di scultura. Vol. III. Museo Nazionale di Palazzo Venezia. Sculture in bronzo, Roma 2011, pp. 40-41, n. 26;
De Luca, in Acidini Cristina, Funis Francesca, Godoli Antonio, et al. (a cura di), Vasari. Gli Uffizi e il Duca, catalogo della mostra (Firenze, Galleria degli Uffizi, 14 giugno-30 ottobre 2011), Firenze-Milano 2011, pp. 130-131;
Leithe-Jasper, in Leithe-Jasper Manfred, De Gramatica Francesca (a cura di), Bagliori d’antico. Bronzetti al Castello del Buonconsiglio, Trento 2013.

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