Lastra tombale del cardinale Giovanni Berardi (Giovanni da Tagliacozzo)
Bottega di Isaia Ganti detto da Pisa 1449 circa
La lastra commemora il cardinale Giovanni Berardi, protettore dell’ordine dei minori e fermo rappresentante della fazione anti conciliarista al Concilio di Basilea, morto a Roma il 21 gennaio 1449. L’opera è una rielaborazione della tomba Crivelli di Donatello, forse uscita dalla bottega di Isaia da Pisa, che svolse un ruolo importante nella diffusione dell’invenzione donatelliana nel contesto della scultura funeraria romana della seconda metà del XV secolo.
La lastra commemora il cardinale Giovanni Berardi, protettore dell’ordine dei minori e fermo rappresentante della fazione anti conciliarista al Concilio di Basilea, morto a Roma il 21 gennaio 1449. L’opera è una rielaborazione della tomba Crivelli di Donatello, forse uscita dalla bottega di Isaia da Pisa, che svolse un ruolo importante nella diffusione dell’invenzione donatelliana nel contesto della scultura funeraria romana della seconda metà del XV secolo.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
La lastra raffigura l’effigie funebre del cardinale Giovanni Berardi (alias Giovanni da Tagliacozzo), protettore dell’ordine dei minori e fermo rappresentante della fazione papale al Concilio di Basilea, morto a Roma il 21 gennaio 1449 (Walter 1996). La salma del prelato è posta in una moderna nicchia all’antica definita da pilastri rastremati sormontati da raffinati capitelli corinzi e chiusa da una valva conchigliata. La testa poggia sul cuscino leggermente reclinata in avanti, anche se tutta la figura mantiene la rigidità della posa funeraria, con le mani giunte sul bacino e i piedi saldati sul terreno. Sulla parte sommitale fanno capolino tre cherubini.
L’opera, oggi nel lapidarium di Palazzo Venezia, era in origine sul pavimento della cappella di San Nicola Tolentino in Sant’Agostino a Roma separata dalla targa epigrafica, oggi perduta, ma allora murata sulle pareti, dove la vide Francesco Gualdi nel Seicento (BAV, Cod. Vat. Lat. 8253, parte I, ff. 12v-13r; l’epitaffio è segnalato in Forcella 1869-1884, V, 1874, n. 9, p. 8: "FOELICES ANIMAS INTER MICAT IPSE IOHANNES / QVI TAGLIACOTIAE GLORIA GENTIS ERAT / QUI TARENTINUS PASTOR: QUI CARDEUS HEROS / PRAENESTINUS: ITEM FLENTIBUS ASTRA DABAT / OBIIT M CCCC XLVIIII XXI IANUARII" [Giovanni splende fra le anime beate lui che era gloria degli abitanti di Tagliacozzo, vescovo di Taranto, cardinale di Palestrina, assicurava il cielo ai sofferenti, morì il 21 gennaio 1449]).
A seguito dei restauri vanvitelliani (1760-1764) che coinvolsero anche il pavimento della cappella, la lastra venne spostata sulla parete destra (Cardella 1793, II, pp. 70-71) e qui rimase fino a metà Ottocento, quando, per far spazio agli affreschi di Pietro Gagliardi, venne rimossa insieme alla lastra del cardinale Bonaventura Badoer (morto nel 1357; oggi al Museo Nazionale di Palazzo Venezia, inv. 13578), con cui condividerà la vicenda collezionistica. Nel 1874 i due marmi entrarono a far parte delle collezioni del Museo Artistico-Industriale, dove rimasero fino al 1957, quando confluirono nelle collezioni di Palazzo Venezia.
Come è stato riconosciuto dagli studi, lo schema iconografico della lastra deriva dalla tomba donatelliana di Giovanni Crivelli (morto nel 1432) in Santa Maria in Aracoeli; opera che per il suo illusionismo e la ripresa di canoni architettonici classici andò a innovare profondamente la tipologia dei sepolcri terragni medievali, diventando presto un modello (Caglioti 2022). La rilettura di Donatello è una delle caratteristiche dell’opera di Isaia da Pisa, alla cui bottega la critica ha da tempo accostato la lastra. Il suo stile emerge, infatti, nel modo di disegnare le sottili pieghe tubolari dei panneggi della veste e della pianeta che scendono dritte sulle gambe, per poi acquisire un peculiare andamento circolare simile alle increspature del sasso lanciato in acqua nei gomiti e sul bacino. Caratteristica della maniera dello scultore è inoltre la fine decorazione del damascato della pianeta e degli elementi architettonici, ancora visibili nonostante l’abrasione della superficie marmorea dovuta al passare del tempo (e al calpestio dei fedeli).
Clara Seghesio
Stato di conservazione
Discreto.
Restauri e analisi
2002-2003
Provenienza
Roma, chiesa di San Nicola da Tolentino, cappella di San Nicola da Tolentino, 1449 circa;
Roma, Museo Artistico-Industriale, 1874;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1957.
Esposizioni
Roma, Museo del Corso, Il '400 a Roma. La rinascita delle arti da Donatello a Perugino, 29 aprile-7 settembre 2008.
Fonti e documenti
Biblioteca Apostolica Vaticana (BAV), Cod. Vat. Lat. 8253, parte I, ff. 12v-13r.
Bibliografia
Cardella Lorenzo, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, tomo III, Roma 1793, pp. 70-71;
Forcella Vincenzo, Iscrizioni delle chiese e d’altri edifici di Roma dal secolo XI fino ai giorni nostri, Roma 1869-1884, V, 1874, p. 8, n. 9;
Martinelli Valentino, Donatello e Michelozzo a Roma (II), in «Commentari», IX, I, 1958, p. 20;
Walter Igebor, Berardi, Giovanni, ad vocem, in Dizionario Biografico degli Italiani, VIII, Roma 1966, pp. 758-761;
La Bella Carlo, Lastre tombali quattrocentesche. Appunti sulla fortuna romana della tomba Crivelli di Donatello, in «Studi romani», LIII, 2005, pp. 506-508;
Barberini Maria Grazia, Palazzo Venezia, il palazzetto e il suo lapidarium. Un viaggio tra i frammenti della storia di Roma, Roma 2006, fig. 30;
La Bella, in Bussagli Marco, Bernardini Maria Grazia (a cura di), Il ‘400 a Roma. La rinascita delle arti da Donatello a Perugino, catalogo della mostra (Roma, Museo del Corso, 29 aprile-7 settembre 2008), Milano 2008, vol. II, pp. 217-218, cat. 133;
La Bella, in Barberini Maria Giulia (a cura di), Tracce di pietra. La collezione dei marmi di Palazzo Venezia, Roma 2008, pp. 240-241, cat. 2;
Barberini, in Barberini Maria Giulia, Sconci Maria Selene (a cura di), Guida al Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, Roma 2009, p. 115, cat. 133;
Caglioti Francesco, Vita di Donatello, in Caglioti Francesco (a cura di), Donatello. Il Rinascimento, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Strozzi e Museo Nazionale del Bargello, 19 marzo-31 luglio 2022), Venezia 2022, pp. 51-52.