Fuga in Egitto
Ambito fiammingo meridionale 1500-1510
Il rilievo, proveniente dalla collezione Tower Wurts, rappresenta la Fuga in Egitto. Al centro campeggia Maria con il Bambino in sella all'asino, mentre Giuseppe guida la famiglia in fuga. Sullo sfondo un personaggio solleva il cappello dal capo in segno di saluto, mentre un altro, a cavallo, segue la famiglia. È probabile che l’opera sia stata eseguita come scena minore di un complesso di altare del principio del XVI secolo dedicato all'infanzia di Cristo, appartenente all'ambito fiammingo.
Il rilievo, proveniente dalla collezione Tower Wurts, rappresenta la Fuga in Egitto. Al centro campeggia Maria con il Bambino in sella all'asino, mentre Giuseppe guida la famiglia in fuga. Sullo sfondo un personaggio solleva il cappello dal capo in segno di saluto, mentre un altro, a cavallo, segue la famiglia. È probabile che l’opera sia stata eseguita come scena minore di un complesso di altare del principio del XVI secolo dedicato all'infanzia di Cristo, appartenente all'ambito fiammingo.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
L’opera, raffigurante la Fuga in Egitto, è entrata nella collezione di Palazzo Venezia nel 1933 in seguito alla donazione fatta da Henriette Tower Wurts in memoria del defunto marito George.
Il primo piano è occupato dalla figura di Maria con il Bambino in sella all’asino dalle lunghe orecchie a punta. Giuseppe, con l’espressione del viso preoccupata che contrasta con quella sorridente del Bambino, guida la famiglia e indossa abiti eleganti e un copricapo di pelliccia ornato con una stoffa. Sullo sfondo, un altro personaggio in sella al proprio cavallo segue la famiglia, mentre un’ultima figura, seduta in equilibrio precario sulle rocce dello sfondo, saluta il piccolo corteo sollevandosi il cappello dal capo. Seppur priva di policromia fin dall’origine, l’opera si presenta preziosa nel lavoro di intaglio e nell’esecuzione accurata dei particolari, dagli abiti eleganti indossati da Giuseppe e dall’uomo a cavallo, fino alla decorazione incisa sulle briglie dell’animale. Maria appare elegante e austera nella sua compostezza, mentre i tratti affilati del viso sono ammorbiditi dalla cascata di capelli mossi che le ricopre la schiena. I tratti del suo viso corrispondono a quelli degli altri personaggi caratterizzati dal naso sottile, dalle labbra fini, dalle sopracciglia vistosamente arcuate sotto alle quali spuntano gli occhi piccoli, socchiusi da palpebre sporgenti. Tutti questi particolari, uniti alla cura per il dettaglio, rimandano alla scultura fiamminga del primo Cinquecento. Mentre Hermanin riteneva il rilievo di provenienza sveva (Hermanin 1948, p. 271), è stato Santangelo a individuare per primo il corretto contesto di origine (Santangelo 1954, p. 69), circoscrivendo con più precisione l’ambito a Bruxelles e individuando alcune influenze della Francia del Nord. Concorda con tale proposta Fachechi (Fachechi 2011, p. 127), mentre Weniger ha proposto di spostare lo sguardo più a sud dell’area di Bruxelles e di cercare l’autore del rilievo nella provincia dell’Hainaut (Weniger 2017, p. 232). Lo studioso è giunto a tale conclusione proponendo un confronto tra il rilievo Wurts e quello raffigurante l’Adorazione del Bambino approdato al Bayerisches Nationalmuseum di Monaco con la collezione Bollert (Weniger 2005, pp. 260-263).
È assai probabile che l’opera provenga da un complesso di altare del principio del XVI secolo: è noto infatti come fin dall’inizio del Cinquecento la decorazione scultorea divenne predominante nella composizione degli altari a portelle fiamminghi (Williamson 2002, p. 60), mentre in precedenza la decorazione plastica occupava generalmente la cassa centrale dell’altare a portelle e il resto era dipinto. Molti altari eseguiti a Bruxelles o ad Anversa dopo l’anno 1500 includono piccoli gruppi scultorei disposti ai lati di scene di dimensioni maggiori (Williamson 2002, p. 60). Il retro di queste scene minori è solitamente lavorato in modo che possa aderire senza difficoltà al fondo ligneo: nel caso del rilievo con la Fuga in Egitto è assai probabile, considerato il retro liscio, che esso provenga da una macchina d’altare dedicata all’infanzia di Cristo.
Francesca Padovani
Scheda pubblicata il 12 Giugno 2025
Stato di conservazione
Discreto.
Restauri e analisi
2009: indagini tecnico-scientifiche condotte dall’IVALSA-CNR di Firenze.
Provenienza
Roma, Collezione Tower Wurts, 1933;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1933.
Esposizioni
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia; Roma, Gallerie Sacconi al Vittoriano, Voglia d’Italia. Il collezionismo internazionale nella Roma del Vittoriano, 7 dicembre 2017-4 marzo 2018.
Bibliografia
Hermanin Federico, Il Palazzo di Venezia, Roma 1948, p. 271;
Santangelo Antonino (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo delle sculture, Roma 1954, p. 69;
Williamson Paul, Netherlandish Sculpture 1450-1550, London 2002;
Weniger, in Eikelmann Renate (a cura di), Die Sammlung Bollert. Bildwerke aus Gotik und Renaissance. Bayerisches Nationalmuseum, München 2005, pp. 260-263, n. 55;
Fachechi Grazia Maria, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia. Sculture in legno, in Barberini Maria Giulia (a cura di), Roma. Il Palazzo di Venezia e le sue collezioni di scultura, II, Roma 2011, pp. 24, 45, 127-128;
Weniger Matthias, Sculture e dipinti d’Oltralpe nella Collezione Wurts, in Pellegrini Emanuele (a cura di), Voglia d’Italia. Il collezionismo internazionale nella Roma del Vittoriano, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia; Roma, Gallerie Sacconi al Vittoriano, 7 dicembre 2017-4 marzo 2018), Napoli 2017, pp. 215-251, n. 4.5.