Frammento di pluteo con motivo a "Korbboden"

Ambito romano Primo trentennio del IX secolo

In mostra presso Palazzo Venezia

Frammento di pluteo marmoreo decorato da un motivo a "Korbboden", composto da una losanga inscritta in un cerchio di nastro vimineo bisolcato annodato in una treccia che taglia in diagonale la lastra e si ricongiunge ad angolo retto con un’altra treccia tangente alla cornice, delimitando uno spazio triangolare riempito da una rosetta rotante. Dal nodo sorgono all’esterno un giglio e all’interno due fogliette cuoriformi profilate, orientate su direttrici opposte. La losanga è campita da un cerchio minore di nastro vimineo bisolcato su cui si imposta una forma gigliata a capitello eolico.

Frammento di pluteo marmoreo decorato da un motivo a "Korbboden", composto da una losanga inscritta in un cerchio di nastro vimineo bisolcato annodato in una treccia che taglia in diagonale la lastra e si ricongiunge ad angolo retto con un’altra treccia tangente alla cornice, delimitando uno spazio triangolare riempito da una rosetta rotante. Dal nodo sorgono all’esterno un giglio e all’interno due fogliette cuoriformi profilate, orientate su direttrici opposte. La losanga è campita da un cerchio minore di nastro vimineo bisolcato su cui si imposta una forma gigliata a capitello eolico.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Frammento di pluteo con motivo a "Korbboden" Ambito Ambito romano Data oggetto: Primo trentennio del IX secolo Materiale: Marmo bianco, Marmo, Pietra Tecnica: Bassorilievo Dimensioni: altezza 37,5 cm; larghezza 86,6 cm; spessore 8,5 cm
Tipologia: Sculture Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 13606

Il frammento di pluteo marmoreo, di cui si conserva la sola parte superiore destra delimitata da una cornice a denti di sega, è decorato da un motivo noto alla letteratura specifica come "Korbboden" (Kautzsch 1939, attualizzato in cerchio-rombo-croce in Roth-Rubi 2018, Exkurs 3), ovvero un cerchio campito da una rosetta, dal quale si sviluppa una croce diagonale a intreccio, che si congiunge con un cerchio più ampio includente una losanga e motivi fitomorfi (sul motivo, tra gli altri, Ibsen 2008; Betti 2017). Questo semplice schema decorativo appare declinato in modi diversi e ingegnosi presso l’arredo liturgico carolingio della prima metà del IX secolo, con particolare diffusione nel secondo decennio (le occorrenze sono ora in Roth-Rubi 2018).
Si tratta di una forma simbolica e significante, che ha perduto i legami con le forme di natura del “fondo di canestro” per porsi come “discorso mentale” (Romanini 1975) e nuovo linguaggio “razionale” e “umanistico” (Casartelli Novelli 1976), frutto del programma di restaurazione culturale condivisa tra la Roma papale e la Schola palatina imperiale di Aquisgrana (Casartelli Novelli 2019). Il suo significato è cosmologico in quanto “visione del mondo” e “immagine di salvezza cristologica” (Ballardini 2017), poiché riunisce i simboli di eternità e di perfezione al centro dei quali colloca Cristo-rosa (Elbern 1983).
Nel nostro frammento il disegno dell’ornato è ancora ravvisabile nelle sue linee di massima: un doppio cerchio concentrico di nastro vimineo bisolcato, che al centro probabilmente conteneva una rosetta, è attraversato da una croce a guilloche che corre lungo le diagonali della lastra fino ai quattro angoli, dove, piegandosi ad angolo vivo, riprende la sua corsa sull’asse verticale tangente alla cornice. Entro i due cerchi concentrici si inscrive una losanga, anch’essa di nastro vimineo bisolcato, riempita nello spazio di risulta a timpano, tra l’apice superiore e il cerchio più interno, da una forma gigliata a gambo divaricato, detta a capitello eolico (Seminario 1976). Gli spazi di risulta esterni alla losanga e compresi nel cerchio maggiore sono campiti da una coppia di fogliette cuoriformi, nascenti dal nodo che raccorda i due cerchi concentrici e orientati verso opposte direttrici. Un grosso giglio a nastro bisolcato, tangente alla cornice, e una rosetta rotante con bottone centrale rilevato occupano i restanti intervalli al di fuori del cerchio maggiore.
Il pezzo denuncia una elevata qualità tecnica e formale, il fondo è accuratamente abbassato così da offrire, pur nell’affastellarsi dei motivi decorativi, un piano chiaro e riflettente. Il cerchio e la losanga appaiono delineati e regolari nelle proporzioni e nell’intaglio, ed è condotta con un certo grado di perfezione la circonferenza del cerchio e della rosetta.
L’iconografia è già nota in area romana dalla fine dell’VIII secolo (secondo Kautzsch 1939 uno dei primi esempi è il pluteo dalla chiesa di San Silvestro a Sant’Oreste al Soratte; Raspi Serra 1974, fig. 142 e riferito ora da Ibsen 2008 a data avanzata del IX secolo e da Roth-Rubi 2018 al secondo o terzo decennio del IX secolo), ma si afferma pienamente nella prima metà del successivo con esempi di grande raffinatezza, come il pluteo di Santa Sabina (Mazzanti 1896; Trinci Cecchelli 1976, fig. 246) dell’età di Eugenio II (824-827).
Il particolare della treccia ripiegata a 45° lungo la cornice ricompare in un frammento di pluteo da Santa Prassede (Pani Ermini 1974, fig. 62), pertinente alla recinzione presbiteriale di Pasquale I (817-824); tuttavia il reperto in esame trova un confronto particolarmente stringente e un aggancio cronologico per una possibile datazione con un pluteo a doppia figurazione dal recinto di Santa Sabina (Trinci Cecchelli 1976, fig. 246), datato al tempo di Eugenio II, a cui si apparenta anche per cura formale ed equilibrio compositivo.
È ipotizzabile che la lastra costituisse parte di un sistema formato dal motivo iconografico del cerchio-rombo-croce associato al tralcio vegetale a girali di foglie polilobate contrapposte, presente sotto forma di doppio frammento nel Lapidarium di Palazzo Venezia (inv. 13597), analogamente a quanto ricostruito per altri contesti di arredo liturgico dei primi del IX secolo (Roth-Rubi 2015; Roth-Rubi 2018; Roth-Rubi 2020). I nostri frammenti appaiono compatibili come parti di uno stesso pluteo per spessore (8,5 e 8,9 cm) e materiale, apparentandosi anche in questa scelta di contenuto agli esempi stilisticamente più affini richiamati più sopra. Sul piano dei significati, all’idea di perfezione del cosmo cristiano, che pone al centro l’immagine simbolica del Messia, veicolata dall’iconografia del cerchio-rombo-croce, si sovrappone quella della beatitudine paradisiaca, richiamata dal tralcio vegetale che è figura dell’arbor vitae.

Valentina Brancone

Discreto. Resecato e scalpellato.

2002-2003: restauro a cura di Maria Giulia Barberini e Maria Selene Sconci, condotto in occasione dell’allestimento del Lapidarium del Museo di Palazzo Venezia.

Ignota. Rinvenuto durante i lavori di sterro del Palazzetto, nell’ambito delle demolizioni effettuate nell’area in vista dello spostamento del Palazzetto di Venezia (1910-1914).

Roma, Archivio fotografico del Museo di Palazzo Venezia, Foto Guidotti, n. 4151 (anni sessanta del XX secolo);
Roma, Archivio del Museo del Palazzo di Venezia, Riscontro delle sculture del loggiato inferiore e superiore (inventario manoscritto a cura di Maria Vittoria Brugnoli, 1973);
Seminario sulla tecnica e il linguaggio della scultura a Roma tra VIII e IX secolo, in Atti del simposio su Roma e l'Età carolingia, coordinato da Avagnina Maria Elisa, Istituto di Archeologia e Storia dell'arte, Roma 1976.

Mazzanti Federico, La scultura ornamentale romana nei bassi tempi, in «Archivio Storico dell’Arte», s. II, II, 1896, pp. 33-57, 161-187;
Kautzsch Rudolf, Die römische Schmuckkunst in Stein vom 6. bis zum 10 Jahrhundert, in «Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte», III, 1939, pp. 3-73;
Pani Ermini Letizia, La Diocesi di Roma, t. I, La IV regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1974;
Raspi Serra Joselita, La Diocesi dell’Alto Lazio. Bagnoregio, Bomarzo, Castro, Civita Castellana, Nepi, Orte, Sutri, Tuscania, Corpus della scultura altomedievale VIII, Spoleto 1974;
Romanini Angiola Maria, Tradizione e "mutazioni" nella cultura figurativa precarolingia, in La cultura antica nell’Occidente latino dal VII all’XI secolo, XXII Settimana di studio del CISAM, Spoleto 1975, pp. 759-789;
Casartelli Novelli Silvana, L’intreccio geometrico del IX secolo, scultura delle cattedrali riformate e "forma simbolica" della rinascenza carolingia, in Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Roma (a cura di), Roma e l’età carolingia. Atti delle giornate di studio (Roma, 3-8 maggio 1976), Roma 1976, pp. 103-113;
Trinci Cecchelli Margherita, La Diocesi di Roma, t. IV, La I regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1976;
Elbern Victor Heinrich, Bildstruktur-Sinnzeichen-Bildaussage. Zusammenfassende Studie zur unfigürlichen Ikonographie im frühen Mittelalter, in «Arte medievale», 1, 1983, pp. 17-37;
Latini Massimo, Sculture altomedievali inedite del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia in Roma, in «Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte», 57, 2003, pp. 113-152;
Ibsen Monica, L’arredo liturgico di Maguzzano. Contesti locali, irradiazioni sovraregionali, migrazioni, in Brogiolo Gian Pietro, Chavarría Arnau Alexandra, Ibsen Monica, Maguzzano (Lonato-Brescia) e la sua dipendenza di Soiano: da fondazione privata a monastero del vescovo di Verona, in «Archeologia Veneta», XXIX-XXX (2006-2007), 2008, pp. 167-205;
Roth-Rubi Katrin (in collaborazione con Sennhauser Rudolph), Die frühe Marmorskulptur aus dem Kloster St. Johann in Müstair, Ostfildern 2015;
Ballardini Antonella, Scultura in pezzi: appunti sulla scultura altomedievale di Santa Prassede, in «Summa», 9, 2017, pp. 5-28;
Betti Fabio, L’arredo liturgico della Basilica di Santa Sabina al tempo di papa Eugenio II: dalla scoperta ai restauri storici (1894, 1918, 1936), in «Arte medievale», 7, 2017, pp. 31-52;
Roth-Rubi Katrin, Die frühe Marmorskulptur von Chur, Schänis und dem Vinschgau (Mals, Glurns, Kortsch, Göflan, Burgeis und Schloss Tirol), Ostfildern 2018;
Casartelli Novelli Silvana, Decoro a "Korbboden" (fondo di canestro): una nota sul «"vizio di noi occidentali, della spiegazione mimetica delle immagini, anche in presenza di disegni astratti", in «Arte medievale», 9, 2019, pp. 9-58;
Roth-Rubi Katrin, La scultura nella Rezia, il suo legame con l’Italia e il Rinascimento carolingio, in Ammirati Serena, Ballardini Antonella, Bordi Giulia (a cura di), Grata più delle stelle. Pasquale I (817-824) e la Roma del suo tempo, vol. 2, Roma 2020, pp. 111-127.

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