Frammento di pluteo con girali a pale d'elica

Ambito romano Prima metà del IX secolo

In mostra presso Palazzo Venezia

Frammento di pluteo marmoreo decorato da una doppia fila di girali vegetali a pale d'elica, desinenti a virgola e campiti da rosette rotanti, con cornice a listello piatto.

Frammento di pluteo marmoreo decorato da una doppia fila di girali vegetali a pale d'elica, desinenti a virgola e campiti da rosette rotanti, con cornice a listello piatto.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Frammento di pluteo con girali a pale d'elica Ambito Ambito romano Data oggetto: Prima metà del IX secolo Materiale: Marmo bianco di Carrara, Marmo, Pietra Tecnica: Bassorilievo Dimensioni: altezza 83,5 cm; larghezza 51,3 cm; spessore 7,1 cm
Tipologia: Sculture Acquisizione: 1957 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 13599

Entro una cornice a listello liscio e piatto si sviluppa un doppio tralcio vegetale stilizzato e geometrizzato in girali circolari di nastro vimineo bisolcato aperti e desinenti a virgola, legati tra loro da fascette e caratterizzati da quattro o cinque petali di nastro vimineo bisolcato rotanti attorno a un bottone centrale forato.
Per le sue dimensioni, incompatibili con uno stipite o con un architrave, il frammento deve essere riferito a una recinzione presbiteriale. A questa ipotesi concorre il fatto che il girale superiore destro, oggi troncato dalla sbozzatura del bordo, si chiude su se stesso, interrompendo la propria evoluzione verso l’alto, e si ricongiunge con il girale di sinistra: ciò lascia immaginare che il pluteo fosse delimitato in alto dalla sola cornice, così da misurare intorno al metro di altezza. Si tratta di misure compatibili con quelle dei plutei integri di Santa Prassede (Pani Ermini 1974, figg. 58-61) e di Santa Sabina (Trinci Cecchelli 1976, figg. 232-255) e, più in generale, attestate presso le lastre di analoga funzione dei primi del IX secolo tra la Rezia e Roma (recensite ora in Roth-Rubi 2015; Roth-Rubi 2018).
Il motivo, denominato “a pale d’elica”, già elaborato nel VI secolo in ambito protobizantino (Verzone 1963) e ben attestato nella scultura di arredo liturgico altomedievale romana secondo varianti diverse (Kautzsch 1939, ora Martorelli, Pettinelli 2022), traduce in forma astratta l’antico tema iconografico dell’arbor vitae: in molte redazioni procede infatti da un fusto centrale, schematizzando l’albero in una verga rettilinea (come in San Giovanni a Porta Latina o in Santa Maria in Cosmedin, Melucco Vaccaro 1974, figg. 31 e 109) e le foglie in elici rotanti.
La versione stilizzata a soli girali si attesta a Roma fin dall’VIII secolo, come nel girale che decora l’arco di ciborio della catacomba di Sant’Alessandro (Betti 2005, fig. 120), proveniente dalle demolizioni di un edificio religioso urbano e ricollegato ad alcuni frammenti marmorei da Grado – segno della formazione o dell’aggiornamento dei lapicidi romani sulla scultura dell’Alto Adriatico tra VIII e IX secolo –, e trova piena diffusione nel secolo successivo anche in ambito extraromano, come nel pilastrino da San Pietro ad Oratorium del IX secolo (Antonelli 2010, fig. 11).
Il disegno del nostro frammento istituisce rapporti con il tralcio che decora la vera da pozzo di San Giovanni a Porta Latina a Roma, riferita al secondo quarto del IX secolo (Melucco Vaccaro 1974, figg. 36-37): sebbene in una redazione di qualità decisamente inferiore, ritroviamo qui il doppio ordine di girali e l’andamento asimmetrico della rotazione delle elici, ora a destra ora a sinistra, senza corrispondenza su uno stesso registro. È a questo stesso orizzonte cronologico che possiamo agganciare i pezzi stilisticamente più prossimi al nostro, a partire dal frammento di arco di ciborio dalla basilica dei Santi Bonifacio e Alessio (Trinci Cecchelli 1976, fig. 18), di nuovo in forma corsiva e semplificata, passando per le lastre di San Saba (Trinci Cecchelli 1976, figg. 85-89) riferite alla fine del pontificato di Gregorio IV (827-844) e per i plutei frammentari a doppio girale entro una cornice a listello piatto da San Cosimato murati nel lapidario dei Santi Cosma e Damiano (Mazzanti 1896; Barclay Lloyd, Bull-Simonsen Einaudi 1998), fino al frammento di pilastrino o lastra da San Martino ai Monti (Barsanti, Flaminio, Guiglia 2015, fig. 205), datato alla prima metà del IX secolo.

Valentina Brancone

Discreto. Sbozzato su uno dei lati corti e scalpellato lungo la cornice per un possibile reimpiego.

2002-2003: restauro a cura di Maria Giulia Barberini e Maria Selene Sconci, condotto in occasione dell’allestimento del Lapidarium del Museo di Palazzo Venezia.

Ignota;
Roma, Museo Artistico-Industriale dai primi anni del XX secolo;
Roma, Palazzo Venezia dal 1957.

Roma, Archivio della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, Libro 5° dell’inventario, Fondo M.A.I., manoscritto a cura di V. Rosati, A. Ferrari, G. Ferrari, s.d. (primi anni del XX secolo), n. 41;
Ferrari Giulio, Museo Artistico-Industriale di Roma. Catalogo delle collezioni, Roma 1906, p. 15;
Roma, Archivio del Museo del Palazzo di Venezia, Resoconto della riunione per la concessione degli oggetti del Museo Artistico-Industriale in deposito al Museo di Palazzo Venezia (5 agosto 1952, prof. E. Lavagnino, prof. A.M. Colini, dr. C. Pietrangeli, prof. A. Santangelo), con allegato inventario, n. 1159;
Roma, Archivio del Museo del Palazzo di Venezia, Riscontro delle sculture del loggiato inferiore e superiore (inventario manoscritto a cura di Maria Vittoria Brugnoli, 1973).

Mazzanti Federico, La scultura ornamentale romana nei bassi tempi, in «Archivio Storico dell’Arte», s. II, II, 1896, pp. 33-57, 161-187;
Kautzsch Rudolf, Die römische Schmuckkunst in Stein vom 6. bis zum 10 Jahrhundert, in «Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte», III, 1939, pp. 3-73;
Verzone Paolo, La scultura decorativa dell’Alto Medioevo in Oriente e in Occidente, in Corsi di cultura sull’arte ravennate e bizantina, X, Ravenna 1963, pp. 317-388;
Melucco Vaccaro Alessandra, La Diocesi di Roma, t. III, La II regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1974;
Pani Ermini Letizia, La Diocesi di Roma, t. I, La IV regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1974;
Trinci Cecchelli Margherita, La Diocesi di Roma, t. IV, La I regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1976;
Barclay Lloyd Joan, Bull-Simonsen Einaudi Karin, SS. Cosma e Damiano in Mica Aurea. Architettura, storia e storiografia di un monastero romano soppresso, Roma 1998;
Latini Massimo, Sculture altomedievali inedite del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia in Roma, in «Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte», 57, 2003, pp. 113-152;
Betti Fabio, La Diocesi di Sabina, Corpus della scultura altomedievale, XVII, Spoleto 2005;
Antonelli Sonia, Decorazione architettonica altomedievale e arredi dai contesti monastici abruzzesi, in Somma Maria Carla (a cura di), Cantieri e maestranze nell’Italia medievale, Atti del Convegno di studio (Chieti - San Salvo, 16-18 maggio 2008), Spoleto 2010, pp. 187-234;
Roth-Rubi Katrin (in collaborazione con Sennhauser Rudolph), Die frühe Marmorskulptur aus dem Kloster St. Johann in Müstair, Ostfildern 2015;
Barsanti Claudia, Flaminio Roberta, Guiglia Alessandra, La Diocesi di Roma. La III regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, 2 voll., Spoleto 2015;
Roth-Rubi Katrin, Die frühe Marmorskulptur von Chur, Schänis und dem Vinschgau (Mals, Glurns, Kortsch, Göflan, Burgeis und Schloss Tirol), Ostfildern 2018;
Martorelli Rossana, Pettinelli Emanuela, La Diocesi di Albano Laziale, Corpus della scultura altomedievale, XXI, Spoleto 2022.

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