Frammento di pluteo bifronte a maglie abitate
Ambito romano Primo trentennio del IX secolo
Frammento di pluteo marmoreo bifronte, ornato da un motivo a quadrilateri intersecati a stella con cornice a denti di sega e da una rete di maglie quadrangolari di nastro vimineo bisolcato abitate da un giglio, una foglia di vite e un nodo di Salomone.
Frammento di pluteo marmoreo bifronte, ornato da un motivo a quadrilateri intersecati a stella con cornice a denti di sega e da una rete di maglie quadrangolari di nastro vimineo bisolcato abitate da un giglio, una foglia di vite e un nodo di Salomone.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
Il frammento, che iconografia e misure permettono di riferire a un pluteo di recinzione presbiteriale, è un raro esemplare in marmo a grana grossa, tipo proconnesio, di probabile reimpiego altomedievale (Melucco Vaccaro 1999; Latini 2008). I motivi dell’ornato, che decora entrambi i lati, sono ancora leggibili, sebbene la lastra, resecata e scalpellata, sia ridotta a non più di un frammento. Su un lato presenta una decorazione geometrica a quadrilateri di nastro vimineo bisolcato intersecati a stella, forse in origine campita da una croce, al centro di una specchiatura delimitata da una cornice a denti di sega. Sul lato opposto una rete di nastro vimineo bisolcato traccia un decoro a maglie quadrangolari, annodate al centro di ciascun lato e raccordate a un lungo nastro che corre parallelamente alla cornice anche in questo caso a denti di sega. Le maglie sono abitate dalle figure simboliche della foglietta cuoriforme – riduzione iconica della vite –, del giglio e del nodo di Salomone, un motivo di origine paleocristiana allusivo alla croce e alla sapienza di Cristo (Righetti Tosti-Croce 2005).
Presso il nostro frammento, la particolare disposizione della decorazione in maniera sfalsata sulle due facce della lastra lascia spazio a congetture diverse circa la sua sistemazione presso il basso coro. È stato ipotizzato che l’ornato a stella fosse rivolto verso il presbiterio (Latini 2003), con la porzione inferiore priva di rilievi collocata a ridosso di un podio rialzato rispetto alla quota della navata, e con la faccia a maglie quadrangolari rivolta verso i fedeli, come nell’iconostasi ancora in situ della chiesa di San Leone a Leprignano (Raspi Serra 1974, fig. 210 e 216 part., che però reca decorazioni scolpite solo su un lato). Più verosimilmente, alla metà della lastra lasciata a risparmio potevano essere addossate panche di legno da usare come inginocchiatoi, come ipotizzato per i plutei bifronte provenienti dalla recinzione presbiteriale di Santa Maria in Trastevere (Bull-Simonsen Einaudi 2001, fig. 4), affinché i fedeli, inginocchiati al di qua della recinzione, potessero ricevere l’eucarestia direttamente nella bocca dalle mani dei presbiteri compresi nel recinto, secondo le disposizioni previste dal rituale liturgico carolingio. In questo caso dovremmo supporre che il lato con la stella a otto punte fosse rivolto verso i fedeli e quello con le maglie abitate verso l'interno.
Il motivo ornamentale della stella a otto punte discende dal modello paleocristiano e protobizantino già mutuato nell’VIII secolo presso la recinzione presbiteriale di Gregorio III (731-741) in San Pietro in Vaticano (Russo 1984; Guiglia Guidobaldi 2002) e riproposto quale programmatico e ideologico recupero dell’antico nella Roma di Leone III (795-816) e di Pasquale I (817-824) (Ballardini 2008, ma rintraccia tre varianti compositive Flaminio 2018), cui si sovrappone il nuovo repertorio carolingio aniconico e astrattizzante.
Lo schema decorativo delle maglie quadrangolari abitate è ampiamente diffuso nel repertorio della plastica a intreccio dell’età carolingia: lo ritroviamo, ad esempio, nel verso dell’epigrafe sepolcrale di San Cumiano a Bobbio, di committenza liutprandea ma rilavorato nel IX secolo (Calzona 2002; Destefanis 2008; Lomartire 2013). Un destino analogo sembra aver ricevuto la lastra bifronte da Santa Maria in Cosmedin, di cui si conserva un frammento (Melucco Vaccaro 1974, figg. 104 e 115; Macchiarella 1976, fig. 267). Più in generale a Roma, nella prima metà del IX secolo, il motivo delle maglie quadrate abitate risulta interscambiabile con quello a maglie circolari (già in Kautzsch 1939). Consonanze tipologiche con la faccia a maglie abitate del nostro frammento possono essere rintracciate nei plutei di Santa Sabina (Trinci Cecchelli 1976, figg. 239, 241 e 245), riferiti alla recinzione presbiteriale di Eugenio II (824-827), nei quali rinveniamo gli stessi motivi iconici – incluso il particolare del giglio e della foglietta disposti secondo direzionalità opposte –, le maglie di nastro vimineo bisolcato e la cornice a denti di sega; a questi riscontri si possono associare i frammenti da San Giovanni a Porta Latina (Melucco Vaccaro 1974, figg. 32-34), datati al primo quarto del IX secolo, e un frammento coevo ai plutei di Santa Sabina da San Giorgio in Velabro (Melucco Vaccaro 1974, fig. 11).
Sul piano tecnico-formale l’intaglio sicuro e regolare, l’impaginanto ampio e spaziato e l’impiego di marmo proconnesio chiamano in causa quegli standard qualitativi che appartengono alle maestranze di Pasquale I (Paroli 2001; Ballardini 2019), impiegate senza soluzione di continuità nelle fabbriche patrocinate dal suo successore.
Valentina Brancone
Stato di conservazione
Mediocre. Scalpellato e resecato a cuneo, con foro profondo alla base.
Restauri e analisi
2002-2003: restauro a cura di Maria Giulia Barberini e Maria Selene Sconci, condotto in occasione dell’allestimento del Lapidarium del Museo di Palazzo Venezia.
Provenienza
Ignota. Rinvenuto durante i lavori di sterro del Palazzetto, nell’ambito delle demolizioni effettuate nell’area in vista dello spostamento del Palazzetto di Venezia (1910-1914).
Fonti e documenti
Roma, Archivio del Museo del Palazzo di Venezia, Riscontro delle sculture del loggiato inferiore e superiore (inventario manoscritto a cura di Maria Vittoria Brugnoli, 1973).
Bibliografia
Kautzsch Rudolf, Die römische Schmuckkunst in Stein vom 6. bis zum 10 Jahrhundert, in «Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte», III, 1939, pp. 3-73;
Melucco Vaccaro Alessandra, La Diocesi di Roma, t. III, La II regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1974;
Raspi Serra Joselita, La Diocesi dell’Alto Lazio. Bagnoregio, Bomarzo, Castro, Civita Castellana, Nepi, Orte, Sutri, Tuscania, Corpus della scultura altomedievale, VIII, Spoleto 1974;
Trinci Cecchelli Margherita, La Diocesi di Roma, t. IV, La I regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1976;
Macchiarella Gianclaudio, Note sulla scultura in marmo a Roma tra VIII e IX secolo, in Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Roma (a cura di), Roma e l’età carolingia. Atti delle giornate di studio (Roma, 3-8 maggio 1976), Roma 1976, pp. 289-299;
Russo Eugenio, Fasi e nodi della scultura a Roma nel VI e VII secolo, in «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes», 96, 1984, pp. 7-48;
Melucco Vaccaro Alessandra, Le officine marmorarie romane nei secoli VII-IX. Tradizione e apporti, in Cadei Antonio et al. (a cura di), Arte d’Occidente. Temi e metodi. Studi in onore di Angiola Maria Romanini, I, Roma 1999, pp. 299-308;
Bull-Simonsen Einaudi Karin, L’arredo liturgico medievale in Santa Maria in Trastevere, in de Blaauw Sible (a cura di), Arredi di culto e disposizioni liturgiche a Roma da Costantino a Sisto IV. Atti del Colloquio internazionale (Roma, 3-4 dicembre 1999), Roma 2001, pp. 81-99;
Paroli Lidia, La scultura a Roma tra il VI e il IX secolo, in Arena Maria Stella, Delogu Paolo, Paroli Linda et al. (a cura di), Roma dall’Antichità al Medioevo. Archeologia e storia nel Museo Romano Crypta Balbi, vol. I, Milano 2001, pp. 132-143, 487-493;
Calzona Arturo, Reimpiego e modelli tra VIII e IX secolo al San Colombano di Bobbio, in Quintavalle Arturo Carlo (a cura di), Medioevo: i modelli, Atti del Convegno internazionale di studi (Parma, 27 settembre-1 ottobre 1999), Milano 2002, pp. 291-308;
Guiglia Guidobaldi Alessandra, La scultura di arredo liturgico nelle chiese di Roma: il momento bizantino, in Guidobaldi Federico, Guiglia Guidobaldi Alessandra (a cura di), Ecclesiae urbis. Atti del Congresso internazionale di studi sulle chiese di Roma (IV-X secolo), (Roma, 4-10 settembre 2000), III, Città del Vaticano 2002, pp. 1479-1524;
Latini Massimo, Sculture altomedievali inedite del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia in Roma, in «Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte», 57, 2003, pp. 113-152;
Righetti Tosti-Croce Marina, Spolia e modelli altomeievali nella scultura cistercense con una nota sul nodo di Salomone, in Quintavalle Arturo Carlo (a cura di), Medioevo: immagini e ideologie, Atti del Convegno internazionale di studi (Parma 23-27 settembre 2002), Milano 2005, pp. 644-656;
Destefanis Eleonora, La Diocesi di Piacenza e il monastero di Bobbio, Corpus della scultura altomedievale, XVIII, Spoleto 2008;
Latini Massimo, Catalogo, in Barberini Maria Giulia (a cura di), Tracce di pietra. La collezione dei marmi di Palazzo Venezia, Roma 2008, pp. 175-194, schede 1-29;
Ballardini Antonella, Scultura per l’arredo liturgico nella Roma di Pasquale I: tra modelli paleocristiani e Flechtwerk, in Quintavalle Arturo Carlo (a cura di), Medioevo: arte e storia, X Convegno internazionale di studi (Pavia, 18-22 settembre 2007), Milano-Parma 2008, pp. 225-246;
Lomartire Saverio, Architettura e decorazione dell’altomedioevo in Italia Settentrionale - Una svolta sotto Carlo Magno?, in Wandel und Konstanz zwischen Bodensee und Lombardei zur Zeit Karls des Grossen. Acta Müstair, Kloster St. Johann, 3, Zürich 2013, pp. 345-372;
Flaminio Roberta, Sulle tracce di un bassorilievo poco conosciuto: la lastra con le croci di Palazzo Nardini al Governo Vecchio (Roma), in Pedone Silvia, Paribeni Andrea (a cura di), "Di Bisanzio dirai ciò che è passato, ciò che passa e che sarà". Scritti in onore di Alessandra Guiglia, t. I, Roma 2018, pp. 299-317;
Ballardini Antonella, Scolpire a Roma per Pasquale I (817-824)? L’Oratorio di San Zenone, in «Hortus artium medievalium», 25, 2019, pp. 376-391.