Frammento di pluteo bifronte con alberello e colonnine binate

Ambito romano Primo quarto del IX secolo

In mostra presso Palazzo Venezia

Frammento di pluteo marmoreo bifronte, decorato da un alberello stilizzato a foglie baccellate profilate e fogliette cuoriformi pendule con una coppia di colonnine tortili e nodi di nastro vimineo bisolcato con occhielli a ogiva intersecati da diagonali, entro una cornice a denti di sega.

Frammento di pluteo marmoreo bifronte, decorato da un alberello stilizzato a foglie baccellate profilate e fogliette cuoriformi pendule con una coppia di colonnine tortili e nodi di nastro vimineo bisolcato con occhielli a ogiva intersecati da diagonali, entro una cornice a denti di sega.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Frammento di pluteo bifronte con alberello e colonnine binate Ambito Ambito romano Data oggetto: Primo quarto del IX secolo Materiale: Marmo bianco tipo proconnesio, Marmo, Pietra Tecnica: Bassorilievo Dimensioni: altezza 29,9 cm; larghezza 41 cm; spessore 7,2 cm
Tipologia: Sculture Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 13605

Il frammento marmoreo con ornato bifronte ad alberello e nodi a intreccio costituisce, assieme a un altro reperto conservato nel Lapidarium di Palazzo Venezia (inv. 13604), parte di un originario arredo liturgico, con tutta probabilità una recinzione presbiteriale. I due frammenti qualitativamente comparabili sono caratterizzati da uno stesso schema iconografico. In questo frammento l’alberello, arbor vitae della Gerusalemme celeste, con foglie baccellate profilate e fogliette cuoriformi pendule, che alludono alla palma dattilifera simbolo di resurrezione e di ambiente paradisiaco (Frugoni 1990; Spera 2000), è affiancato da due colonnine tortili che configurano un’edicola binata con croci sotto arcate (Romanini 1975; Roperti 2007; Casartelli Novelli 2019), tema di ascendenza paleocristiana, rinnovato dalla sua adozione presso il recinto presbiteriale della basilica di San Pietro in Vaticano di Gregorio III (731-741; Ballardini 2008, fig. 25) e recuperato alla plastica carolingia fin dalla fine dell’VIII secolo con valore semantico complesso – allusivo tra gli altri alla porta del Paradiso e alla crocifissione (Roth-Rubi 2015) – e associato a manufatti come vere da pozzo, lastre tombali, paliotti e pezzi diversi di arredo ecclesiastico.
La consonanza di motivi iconografici e di trattamento formale rende plausibile l’appartenenza dei due frammenti di pluteo bifronte a un medesimo contesto di recinzione presbiteriale, che verosimilmente su un lato recava l’iconografia della croce sotto arcata e sull’altro un decoro a intreccio ben noto alla plastica carolingia, costituito da nodi di nastro vimineo bisolcato con occhielli a ogiva intersecati da diagonali, entro una cornice a denti di sega.
In particolare, il disegno dell’ornato a intreccio ipoteticamente ricostruito in forma di cerchi annodati a formare nodi di Salomone (Latini 2003, fig. 25) dovrà essere corretto sulla base del confronto con i frammenti di lastre da Santa Maria in Domnica (Melucco Vaccaro 1974, figg. 133-134; Ranucci 2003, figg. 7-8), da San Giovanni a Porta Latina (Melucco Vaccaro 1974, fig. 35a) o ancora da Santa Maria in Trastevere (Bull-Simonsen Einaudi 2001, fig. 8), dal momento che nella metà destra in alto del frammento si percepisce chiaramente la presenza di un nodo, tale da produrre una matassa di cerchi con occhielli a ogiva annodati e intersecati da diagonali.
La diversa distribuzione dell’ornato sulle due facce del pluteo ha fatto supporre che il lato con il decoro a intreccio, lasciato a risparmio nella parte inferiore della lastra, fosse addossato a un presbiterio rialzato (Latini 2003). È possibile tuttavia che, come in Santa Maria in Trastevere (Bull-Simonsen Einaudi 2001) ai plutei si addossassero panche per inginocchiatoi, utilizzate dai fedeli per ricevere l’eucarestia direttamente dalle mani dei presbiteri, secondo le disposizioni del rito carolingio.
Quanto alla possibile datazione del pluteo bifronte, se resta difficile – considerata la pervasività del motivo – assegnare il decoro a intreccio a una cronologia diversa da una generica prima metà del IX secolo, occorre invece riferire la decorazione a edicola al possibile modello offerto dai plutei di Santa Sabina (Trinci Cecchelli 1976, in particolare fig. 235; Gianandrea 2011), datati al primo anno del pontificato di Eugenio II (824-827; Betti 2017; Roth-Rubi 2015). Un alberello molto simile al nostro si attesta su una lastra di paliotto o pluteo da San Colombano a Bobbio (Destefanis 2008, fig. 2), datato ai primi decenni del IX secolo, segno di una comunanza di visione all’interno della koiné carolingia (Lomartire 2013; Roth-Rubi 2020).
I frammenti rivelano l’accorta opera di intaglio e levigatura delle superfici e l’impiego di un prezioso marmo proconnesio, e possono essere riferiti a una plastica matura, quale quella prodotta nella fabbrica di Santa Prassede sull’Esquilino, commissionata da Pasquale I (817-824). Peraltro la continuità dell’operato delle maestranze attive nelle fabbriche romane tra i due pontificati di Pasquale I e di Eugenio II è stata più volte riaffermata (Melucco Vaccaro 1999; Melucco Vaccaro 2001; Ballardini 2008; Roth-Rubi 2015).

Valentina Brancone

Discreto. Sbozzato e scalpellato.

2002-2003: restauro a cura di Maria Giulia Barberini e Maria Selene Sconci, condotto in occasione dell’allestimento del Lapidarium del Museo di Palazzo Venezia.

Ignota. Rinvenuto durante i lavori di sterro del Palazzetto, nell’ambito delle demolizioni effettuate nell’area in vista dello spostamento del Palazzetto di Venezia (1910-1914).

Melucco Vaccaro Alessandra, La Diocesi di Roma, t. III, La II regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1974;
Romanini Angiola Maria, Tradizione e "mutazioni" nella cultura figurativa precarolingia, in La cultura antica nell’Occidente latino dal VII all’XI secolo, XXII Settimana di studio del CISAM, Spoleto 1975, pp. 759-789;
Trinci Cecchelli Margherita, La Diocesi di Roma, t. IV, La I regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1976;
Frugoni Chiara, Alberi (in Paradiso voluptatis), in L’ambiente vegetale nell’Alto Medioevo. Settimane di studio del Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo (30 marzo-5 aprile 1989), XXXVII, vol. II, Spoleto 1990, pp. 724-762;
Melucco Vaccaro Alessandra, Le officine marmorarie romane nei secoli VII-IX. Tradizione e apporti, in Cadei Antonio et al. (a cura di), Arte d’Occidente. Temi e metodi. Studi in onore di Angiola Maria Romanini, I, Roma 1999, pp. 299-308;
Spera Lucrezia, s.v. Traditio legis et clavium, in Bisconti Fabrizio (a cura di), Temi di iconografia paleocristiana, Città del Vaticano 2000, pp. 288-293;
Bull-Simonsen Einaudi Karin, L’arredo liturgico medievale in Santa Maria in Trastevere, in de Blaauw Sible (a cura di), Arredi di culto e disposizioni liturgiche a Roma da Costantino a Sisto IV. Atti del Colloquio internazionale (Roma, 3-4 dicembre 1999), Roma 2001, pp. 81-99;
Melucco Vaccaro Alessandra, Le botteghe dei lapicidi: dalla lettura stilistica all’analisi delle tecniche di produzione, in Roma nell’Alto Medioevo. Settimane di studio del Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo (27 aprile-1 maggio 2000), XLVIII, vol. I, Spoleto 2001, pp. 393-420;
Latini Massimo, Sculture altomedievali inedite del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia in Roma, in «Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte», 57, 2003, pp. 113-152;
Ranucci Cristina, Elementi di arredo liturgico altomedievale in Santa Maria in Dominca. Rilettura complessiva dei materiali, in Englen Alia (a cura di), Caelius I. Santa Maria in Domnica, San Tommaso in Formis e il Clivus Scauri, Roma 2003, pp. 218-227;
Roperti Antonella, Note sulla scultura, in Bonacasa Carra Rosa Maria e Vitale Emma (a cura di), La cristianizzazione in Italia tra Tardoantico ed Altomedioevo. Atti del IX Congresso Nazionale di Archeologia cristiana (Agrigento, 20-25 novembre 2004), vol. I, Palermo 2007, pp. 411-420;
Ballardini Antonella, Scultura per l’arredo liturgico nella Roma di Pasquale I: tra modelli paleocristiani e Flechtwerk, in Quintavalle Arturo Carlo (a cura di), Medioevo: arte e storia, X Convegno internazionale di studi (Pavia, 18-22 settembre 2007), Milano-Parma 2008, pp. 225-246;
Latini Massimo, Catalogo, in Barberini Maria Giulia (a cura di), Tracce di pietra. La collezione dei marmi di Palazzo Venezia, Roma 2008, pp. 175-194, schede 1-29;
Destefanis Eleonora, La Diocesi di Piacenza e il monastero di Bobbio, Corpus della scultura altomedievale, XVIII, Spoleto 2008;
Gianandrea Manuela, Note sul perduto arredo liturgico di Santa Sabina all’Aventino nel corso del Medioevo, in «Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte», s. III, 66, 2011, pp. 151-164;
Lomartire Saverio, Architettura e decorazione dell’altomedioevo in Italia Settentrionale - Una svolta sotto Carlo Magno?, in Wandel und Konstanz zwischen Bodensee und Lombardei zur Zeit Karls des Grossen. Acta Müstair, Kloster St. Johann, 3, Zürich 2013, pp. 345-372;
Roth-Rubi Katrin (in collaborazione con Sennhauser Rudolph), Die frühe Marmorskulptur aus dem Kloster St. Johann in Müstair, Ostfildern 2015;
Betti Fabio, L’arredo liturgico della Basilica di Santa Sabina al tempo di papa Eugenio II: dalla scoperta ai restauri storici (1894, 1918, 1936), in «Arte medievale», 7, 2017, pp. 31-52;
Casartelli Novelli Silvana, Decoro a "Korbboden" (fondo di canestro): una nota sul "vizio di noi occidentali, della spiegazione mimetica delle immagini, anche in presenza di disegni astratti", in «Arte medioevale», 9, 2019, pp. 9-58;
Roth-Rubi Katrin, La scultura nella Rezia, il suo legame con l’Italia e il Rinascimento carolingio, in Ammirati Serena, Ballardini Antonella, Bordi Giulia (a cura di), Grata più delle stelle. Pasquale I (817-824) e la Roma del suo tempo, vol. 2, Roma 2020, pp. 111-127;
Martorelli Rossana, Pettinelli Emanuela, La Diocesi di Albano laziale, Corpus della scultura altomedievale XXI, Spoleto 2022.

Oggetti correlati

Correlati
marmo bianco tipo proconnesio
marmo
pietra
Sculture
ambito romano
bassorilievo
500 d.C. - 1000 d.C.