Forziere

Bottega lombarda Fine XV-inizio del XVI secolo

Dotato all’esterno di elaborati finimenti in metallo lavorati a giorno e all’interno di decorazioni geometriche a intarsio realizzate tramite l’accostamento di essenze lignee diverse, questo cassone rientra in un gruppo coerente di arredi, comprendente anche dei forzieri con cassetti, che gli studi oggi sono concordi nell’attribuire a botteghe lombarde attive tra il XV e il XVI secolo.

Dotato all’esterno di elaborati finimenti in metallo lavorati a giorno e all’interno di decorazioni geometriche a intarsio realizzate tramite l’accostamento di essenze lignee diverse, questo cassone rientra in un gruppo coerente di arredi, comprendente anche dei forzieri con cassetti, che gli studi oggi sono concordi nell’attribuire a botteghe lombarde attive tra il XV e il XVI secolo.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Forziere Ambito Bottega lombarda Data oggetto: Fine XV-inizio del XVI secolo Materiale: Legno di noce, Metallo, Legno Dimensioni: altezza 51,5 cm; larghezza 106 cm
Tipologia: Arredi Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 1135

Questo cassone è realizzato da assi in legno di noce assemblate tramite incastri a coda di rondine ben visibili sul lato frontale, dove sono applicati cinque medaglioni in metallo lavorati a giorno con motivi ornamentali di ispirazione vegetale dotati di altrettante maniglie cuoriformi. La serratura del cassone comprende invece una piastra metallica dai cui angoli si diramano quattro terminazioni circolari, oggi perdute. Tali finimenti metallici sono collocati al di sopra di incassi ricavati sulla base lignea poi riempiti da porzioni di iuta. Ai lati del cassone sono invece fissati rispettivamente due elementi metallici circolari a giorno che fungono da attacco alle maniglie predisposte per la movimentazione del mobile. Il coperchio è chiuso alle estremità da due travetti terminanti con protomi leonine, le stesse che probabilmente in origine si trovavano alla base del mobile come rivela il confronto con un esemplare oggi a Berlino (Bode 1902, p. 61). Il lato interno del coperchio presenta due allungate cerniere a libro terminanti in dischi metallici a giorno e nella parte centrale un disco ugualmente lavorato a giorno di più grandi dimensioni. Il fondo del coperchio è invece interessato da una decorazione a intarsio realizzata con legni tinti consistente in un ornato di tipo geometrizzante. Gli angoli del cassone sono come di consueto assicurati da staffe metalliche delle quali solo due sono di origine. Questo cassone, citato da Federico Hermanin come opera dell’Italia settentrionale (Hermanin 1931, p. 21; Hermanin 1948, pp. 364, 367), può essere incluso all’interno di un gruppo di mobili dalle caratteristiche comuni che gli studi hanno di volta in volta attribuito alla Spagna (Aguiló Alonso 1993) o alle regioni dell’Italia settentrionale (Alberici 1969, p. 34; Miotti 1970, p. 9; Windisch-Graetz 1982, pp. 99-103; Raffaelli 1996). Tale insieme, che oltre ai cassoni comprende forzieri con piccoli cassetti al loro interno, è caratterizzato dalla presenza di intarsi lignei e vistosi finimenti metallici lavorati a giorno. Nel caso delle tarsie, nella maggior parte ottenute dall’accostamento di legni tinti ma che in alcuni esemplari di pregio possono comprendere avorio, osso, tartaruga o madreperla, un dibattito era sorto in merito alla loro localizzazione. I caratteristici motivi ornamentali a nastri intrecciati e linee a zig-zag avevano infatti favorito un’attribuzione alla Spagna meridionale del XV secolo (Aguiló Alonso 1993), mentre il loro contesto di produzione oggi sembra riconosciuto nella Lombardia tra il XV e il XVI secolo, dove anche i vistosi finimenti metallici lavorati a giorno troverebbero un contesto ben circoscritto. Serrature, maniglie e borchie del medesimo tipo sono infatti tipiche dell’edilizia rurale lombarda tardomedievale e officine metallurgiche site a Milano e a Brescia tra Quattrocento e Cinquecento si specializzarono proprio nella realizzazione di finimenti di questo tipo, forse su diretta influenza delle analoghe manifatture tedesche (Faenson 1983, catt. 135-136). Gli esempi più vicini a questo esemplare di Palazzo Venezia sono i tre cassoni del Castello Sforzesco di Milano che al loro esterno presentano un numero inferiore di applicazioni metalliche (Colle 1996, pp. 157-158, nn. 213-215). I tre cassoni di Milano, però, con ogni probabilità sono dei pastiche ottocenteschi nei quali elementi antichi furono montati su strutture di nuova esecuzione. Nel caso romano però, sebbene i restauri abbiano abbondantemente integrato il mobile, le varie sezioni sembrano di origine.

Giampaolo Distefano

Scheda pubblicata il 12 Febbraio 2025

Buono.

Bode Wilhelm, Die Italienischen Hausmöbel der Renaissance, Leipzig 1902;
Hermanin Federico, Il palazzo di Venezia in Roma, Roma 1931, fig. 21;
Hermanin Federico, Il Palazzo di Venezia, Roma 1948, pp. 364, 367;
Alberici Clelia, Il mobile lombardo, Milano 1969;
Miotti Tito, Il mobile friulano, Milano 1970;
Windisch-Graetz Franz, Möbel Europas. Von der Romanik bis zur Spätgotik mit einem Rückblick auf Antike und Spätantike, München 1982;
Faenson Liubov, Italian Cassoni from the Art Collections of Soviet Museums, Leningrad 1983;
Aguiló Alonso María Paz, El mueble en España. Siglos XVI-XVII, Madrid 1993;
Colle Enrico, Museo d’Arti Applicate. Mobili e intagli lignei, con la collaborazione di Zanuso Susanna, Milano 1996;
Raffaelli, in Raffaelli Umberto (a cura di), Oltre la porta. Serratura, chiavi e forzieri dalla preistoria all’età moderna nelle Alpi orientali, catalogo della mostra (Trento, Castello del Buonconsiglio, 13 luglio-31 ottobre 1996), Trento 1996, p. 192, n. IX.

 

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