Figure di astanti

Ambito Bottega Borman 1490-1520

La scultura, intagliata ad alto rilievo in un unico blocco di legno, rappresenta un gruppo di personaggi colti apparentemente nell’atto di assistere a un evento ed è possibile sia un frammento di una composizione più ampia, forse una Crocifissione. I caratteri materiali, tecnici, esecutivi e stilistici suggeriscono che si tratti di un’opera uscita da una bottega del Brabante influenzata da quella dei Borman, protagonisti della scultura fiamminga tra Quattro e Cinquecento.

La scultura, intagliata ad alto rilievo in un unico blocco di legno, rappresenta un gruppo di personaggi colti apparentemente nell’atto di assistere a un evento ed è possibile sia un frammento di una composizione più ampia, forse una Crocifissione. I caratteri materiali, tecnici, esecutivi e stilistici suggeriscono che si tratti di un’opera uscita da una bottega del Brabante influenzata da quella dei Borman, protagonisti della scultura fiamminga tra Quattro e Cinquecento.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Figure di astanti Autore: Ambito Bottega Borman Data oggetto: 1490-1520 Materiale: Legno di quercia Tecnica: Policromia, Doratura Dimensioni: altezza 47 cm; larghezza 32 cm
Tipologia: Sculture Acquisizione: 1933 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 7325

La scultura, intagliata ad alto rilievo in un unico blocco di legno, rappresenta sei individui, quattro uomini e due donne, dalle espressioni singolarmente caratterizzate. In primo piano, una donna seduta guarda stupita verso l’alto, nella stessa direzione in cui sono rivolti l’uomo inginocchiato davanti a lei e la figura femminile posta immediatamente in secondo piano. Sullo sfondo, tre uomini con volti larghi, nasi aquilini e bocche sottili, sembrano essere disinteressati all’evento che cattura l’attenzione delle altre figure. Le vesti di ciascun personaggio, riccamente intagliate, sono impreziosite dalla doratura e dalla policromia realizzate, in parte, con la tecnica dello "sgraffito".
La natura frammentaria dell’opera – che presenta perdite evidenti negli arti delle due figure principali e nella policromia – ne rende difficile la lettura. Le dimensioni e le caratteristiche compositive suggeriscono però che essa fosse originariamente parte di una struttura più complessa. Secondo Federico Hermanin (1948), si sarebbe trattato di una Crocifissione, mentre Antonino Santangelo (1954) suggerì che gli astanti partecipassero a un’Adorazione dei Magi, o a un’Ascensione, ipotesi ritenute ugualmente valide da Grazia Maria Fachechi (2011). Per quanto debba rimanere solo una supposizione, è possibile propendere per la proposta di Hermanin, identificando nella figura maschile in primo piano una rappresentazione di Longino, il soldato romano che trafisse il costato di Cristo sulla croce. La caratteristica posizione delle braccia sembra infatti indicare la presenza di una lancia, successivamente persa insieme a entrambe le mani.
Già Hermanin rintracciava l’area di provenienza dell’opera nelle Fiandre, e più precisamente nella zona del Brabante, e la catalogava come Scuola di Anversa. Questo riferimento è stato poi ripreso e precisato da Santangelo, che associò l’esecuzione dell’opera alle imponenti macchine per altari di Jan I Borman, capostipite di una grande famiglia di scultori rilevante nello sviluppo della cultura figurativa tra Lovanio, Anversa e Bruxelles per oltre cent’anni (1450-1550 circa). 
In effetti, lo stile dell’opera riflette le caratteristiche di molte sculture basso-fiamminghe prodotte dal tardo Quattrocento in poi. Le vesti sofisticate e i volti quasi caricaturali dei quattro uomini ricordano, ad esempio, il polittico di San Giorgio di Lovanio (ora al Musées Royaux d’Art et d’Histoire di Bruxelles) o l’altare con le Scene delle Passione (ora al Schnütgen Museum di Colonia, n. A 1095). In particolare, il contrasto tra la resa dei volti maschili e l’apparente idealizzazione di quelli femminili riflette perfettamente le caratteristiche delle opere prodotte nella regione in cui "facial types are polarised between the idealised and the grotesque" (Woods 1996, p. 788). Analisi dendrologiche, già pubblicate da Grazia Maria Fachechi, hanno altresì potuto confermare l’utilizzo di legno di quercia – materiale prediletto dagli scultori della zona.
Nonostante l’analisi stilistica e tecnica non sembri porre alcun dubbio sull’origine brabantina dell’opera, la qualità di esecuzione è più bassa rispetto ad altri esempi attribuibili alla bottega Borman. Come spiegato da Ria de Boodt (2019, p. 45), la conoscenza delle singole personalità artistiche attive nella zona del Brabante è esigua, mentre i numerosi documenti di archivio sull’operato della bottega testimoniano la grande influenza che essa ebbe nella regione. L’attribuzione va dunque ripensata anche alla luce di questa evidenza, ascrivendo così l’opera a uno scultore seguace o contemporaneo della bottega probabilmente attivo ad Anversa nei primi decenni del Cinquecento.
Si ringrazia la dottoressa Marjan Debaene per i preziosi consigli.

Matteo Chirumbolo

Scheda pubblicata il 12 Giugno 2025

Buono.

2009: indagini tecnico-scientifiche condotte dall'IVALSA-CNR di Firenze in occasione della nuova catalogazione delle sculture lignee eseguita da Grazia Maria Fachechi.

Roma, Collezione di George Washington Wurts ed Henrietta Tower, 1933;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, donazione di Henrietta Tower Wurts, 1933.

 

Firenze, Palazzo Strozzi, Mostra d’arte fiamminga e olandese dei secoli XV e XVI, maggio-ottobre 1947, fuori catalogo.

Hermanin Federico, Il Palazzo di Venezia, Roma 1948, p. 271;
Santangelo Antonino (a cura di), Museo di Palazzo Venezia. Catalogo delle sculture, Roma 1954, p. 67.
Woods Kim W., Five Netherlandish Carved Altarpieces in England and the Brussels School of Carving c. 1470-1520, in «The Burlington Magazine», 138, 1996, pp. 788-800;
Fachechi Grazia Maria, Sculture in legno del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, Roma 2011, pp. 122-123, n. 57;
de Boodt Ria, The Shop Floor of the Brussels Sculptor. Craft Organization and Workshop Practice around 1500, in Debaene Marjan (a cura di), Borman. A Family of Northern Renaissance Sculptors, catalogo della mostra (Leuven, M-Museum Leuven, 20 settembre 2019-26 gennaio 2020), London/Turnhout 2019, pp. 34-45.

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