Elmo turcomanno

Anonimo XV secolo

Coppo cilindrico svasato nella parte inferiore; poi conico poco rigonfio, sormontato da una vetta, retta da un nodo a forma di dado a molte facce. La parete cilindrica ha due incavi semicircolari per la vista; al centro sopra di essi doveva esserci un ponticello per il nasale scorrevole, oggi mancante. Una lista in ferro a sezione rettangolare contorna gli incavi e continua sul resto del coppo poco sopra il suo bordo inferiore. Nella stretta fascia rimasta libera sotto la lista sono fissati gli anelli per il camaglio anch'esso mancante. Negli sgusci tracce di decorazione a girali.

Coppo cilindrico svasato nella parte inferiore; poi conico poco rigonfio, sormontato da una vetta, retta da un nodo a forma di dado a molte facce. La parete cilindrica ha due incavi semicircolari per la vista; al centro sopra di essi doveva esserci un ponticello per il nasale scorrevole, oggi mancante. Una lista in ferro a sezione rettangolare contorna gli incavi e continua sul resto del coppo poco sopra il suo bordo inferiore. Nella stretta fascia rimasta libera sotto la lista sono fissati gli anelli per il camaglio anch'esso mancante. Negli sgusci tracce di decorazione a girali.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Elmo turcomanno Autore: Anonimo Data oggetto: XV secolo Materiale: Acciaio, Argento, Ferro Tecnica: Incrostazione, Incisione, Fusione, Punzonatura Dimensioni: altezza 31,5 cm; diametro 24,5 cm
Tipologia: Armi Acquisizione: Acquisto dello Stato nel 1959 Luogo: Palazzo Venezia Numero inventario principale: 11486 Altri numeri Odescalchi Coll. n. 1517

Questo tipo di elmo (miğfer) è stato spesso definito "a turbante" ed è conosciuto per vari esemplari conservati. Proviene molto verosimilmente dal contesto azerbagiano-anatolico orientale dove fu realizzato per la dinastia degli Aq Qoyunlu, come attestano numerosi altri esemplari consimili (per esempio New York, Metropolitan Museum of Art, no. 04.3.211). Può anche essere stato realizzato sempre in quel contesto per la committenza ottomana. Diversi esemplari di questo tipo sono stati oggetto di bottino dopo la battaglia di Chaldiran, quando gli ottomani sconfissero i safavidi nel 1514. 

Michele Bernardini

Mediocre. Presenta perdite nella iscrizione incrostata e corrosione in alcune parti del metallo; mancano alcuni elementi annessi e presenta tracce di deterioramento del metallo.

Sulla parte cilindrica dell'elmo:
[...] العز المولانا السلطان العظم الخان المعظم مالك الرقاب
«Gloria al Nostro signore il grande sultano, sovrano sommo re vigilante [l'ultima parte è illeggibile]»;
nella parte superiore:
العز في الطاعة الغنى في القناعة
«Gloria nell'obbedienza, ricchezza nell'appagamento».

 

Tre punzoni indicano l'arsenale di Sant'Irene a Costantinopoli.

Collezione Odescalchi (n. 1517).

Roma, Palazzo Venezia, Antiche armi dal sec. IX al XVIII, maggio-luglio 1969.

Scheda OA Soprintendenza per i beni storici ed artistici di Roma, nr. 620, firmata da Nolfo di Carpegna (29 ottobre 1977);
fotografia G.F.N., F. 10607.

di Carpegna Nolfo (a cura di), Antiche armi dal sec. IX al XVIII, già collezione Odescalchi, catalogo della mostra (Roma, Palazzo Venezia, maggio-luglio 1969), Roma 1969, n. 69;
Kalus Ludvik, Les armures des Timourides des Aqqoyunlus et des Shirvanshahs, in Golombek Lisa, Subtelny Maria (a cura di), Timurid Art and Culture. Iran and Central Asia in the Fifteenth Century, Leiden-New York-Koln, 1992, pp. 158-167, fig. 7;
Rogers John Michael, Empire of the Sultans: Ottoaman Art from the Collection of Nasser D. Khalili, London 1995, nr. 84-85;
Civita Francesco (a cura di), Islam. Armi e armature della collezione di Frederick Stibbert, Firenze 2014, nn. 11-12.

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