Due frammenti di lastra con tralcio a cornucopia

Ambito romano Primo trentennio del IX secolo

Due frammenti di lastra marmorea decorati da un tralcio a cornucopia di nastro vimineo bisolcato con girali vegetali a caulicoli e foglie pendule polilobate, stilizzati e uniti da fascette, entro una cornice a denti di sega.

Due frammenti di lastra marmorea decorati da un tralcio a cornucopia di nastro vimineo bisolcato con girali vegetali a caulicoli e foglie pendule polilobate, stilizzati e uniti da fascette, entro una cornice a denti di sega.

Dettagli dell’opera

Denominazione: Due frammenti di lastra con tralcio a cornucopia Ambito Ambito romano Data oggetto: Primo trentennio del IX secolo Materiale: Marmo bianco, Marmo, Pietra Tecnica: Bassorilievo Dimensioni: altezza 24,8 cm; larghezza 117,8 cm; spessore 8,9 cm
Tipologia: Sculture Numero inventario principale: 13597

I due frammenti marmorei, tenuti insieme da grappe metalliche e decorati da tralcio a cornucopia di nastro vimineo bisolcato e girali vegetali stilizzati di foglie pendule polilobate con intaglio a fettuccia e caulicoli, entro una cornice a denti di sega, costituivano con tutta probabilità la parte angolare di un pluteo.
Sul bordo inferiore la lastra è scalpellata: ciò ha determinato la perdita del disegno originario dell’ornato, trasformando il tralcio a cornucopia con girali vegetali a foglie polilobate contrapposte (per il motivo Roth-Rubi 2018) in una sequenza di tralci d’acanto che richiamano il motivo della palmetta “a farfalla”, diffuso nella scultura romana d’arredo liturgico a partire dall’età di Leone III (795-816; Macchiarella 1976, fig. 277), poi pienamente in uso con Pasquale I (817-824) e con Eugenio II (824-827) in Santa Sabina (Trinci Cecchelli 1976, figg. 246-247), e condiviso nello stesso periodo sull’ampio raggio della scultura carolingia dell’Italia settentrionale, come nei plutei del recinto presbiteriale del patriarca Massenzio (811-833) nella basilica di Aquileia (Tagliaferri 1981, fig. 12; Roth-Rubi 2015).
Il nostro frammento reca traccia di una decorazione antica nella sua formulazione originaria e dalla lunga tradizione, rappresentando la traduzione stilizzata e geometrizzata dell’arbor vitae (Gn 2, 8-10; Ap 22, 2).
La plastica carolingia recupera varianti diverse dell’astrazione di questo motivo, peraltro già attestate in area orientale in età protobizantina (Verzone 1963). Una mutazione è quella che riduce progressivamente l’elemento fitomorfo formalizzandolo nel motivo a girandola, attestato a partire dagli arredi liturgici adrianei di Santa Cornelia (Melucco Vaccaro, Paroli 1995; Paroli 2001, ma in Melucco Vaccaro 2001 riferiti al secondo quarto del IX secolo). Una diversa variante, formalmente prossima ai precedenti pavesi di età longobarda di girali rigogliosi e abitati (Lomartire 2017, ma si veda anche Roth-Rubi 2018, secondo cui il motivo è già in forma matura nell’ultimo quarto dell’VIII secolo), è quella che caratterizza il nostro frammento e che si attesta nella koiné carolingia, dalla Reichenau all’area umbro-laziale, dalla fine dell’VIII secolo (Roth-Rubi 2015; Roth-Rubi 2020).
Il motivo trova pieno riscontro nella plastica di ambito romano del primo quarto del IX secolo. I confronti più convincenti sul piano tipologico possono essere istituiti con un frammento di pluteo da Ferentino (Ramieri 1983, fig. 38) e un altro da Giulianello di Cori (Betti 2014, fig. 138a; Ballardini 2019, fig. 18a), datato da un’iscrizione al tempo di Leone III (795-816) e attribuito a maestranze di provenienza romana ("fossile guida" della scultura a intreccio per Ballardini 2019). Tuttavia, il modello formale più diretto resta il pluteo di Santa Prassede (Pani Ermini 1974, fig. 61), riferito alla recinzione presbiteriale di Pasquale I, che, come rilevato di recente (Ballardini 2017), rispetto all’esempio di Giulianello di Cori, ha le foglie incise sui margini e non solcate dal kerbschnitt, un intaglio come nei nostri frammenti riservato al solo tralcio vegetale.
Un’ulteriore conferma dell’appartenenza dei frammenti all’ambito cronologico pascaliano o del successore sul trono di Pietro giunge dal nesso tra il motivo a girali di foglie polilobate contrapposte e la cornice a denti di sega, consolidato nel repertorio delle botteghe di Pasquale I operanti senza soluzione di continuità sotto il patrocinio di Eugenio II (Ballardini 2008). L’associazione tralcio bisolcato e foglie incise trova peraltro un corrispettivo ideale nella palmetta a farfalla che chiude il pennacchio dell’arco di ciborio dai Santi Giovanni e Paolo di Ferentino (Ramieri 1983, fig. 13), attribuita sulla base di un’iscrizione a maestranze attive a Roma per Pasquale I.
Tutto ciò avvalora per i nostri frammenti una possibile datazione ai primi tre decenni del IX secolo. Con un’aggiunta che concerne la funzione originaria dei reperti qui in esame. Ipotizziamo infatti che componessero una lastra di pluteo strettamente connessa a quella del frammento di pluteo (inv. 13606) conservato nel Lapidarium di Palazzo Venezia e recante in origine il tipico motivo a Korbboden (secondo la definizione di Kautzsch 1939) o a cerchio-rombo-croce (Roth-Rubi 2015). È assai probabile che questi tre pezzi appartenessero a un medesimo arredo liturgico, probabilmente plutei di una recinzione presbiteriale (lo spessore delle lastre è congruente: 8,9 e 8,5 cm), decorati da un sistema iconografico ricorrente nella plastica carolingia non solo romana (le occorrenze sono recuperate da Roth-Rubi 2018) soprattutto intorno all’820 dove appare declinato secondo orientamenti artistici diversi, caratterizzato da un comune portato semantico connesso alla funzione salvifica di Cristo.

Valentina Brancone

Mediocre. Resecato e scalpellato lungo la metà del disegno in vista di un reimpiego. I due frammenti della lastra sono tenuti insieme da grappe metalliche.

1999: pulitura.

Ignota. Rinvenuto durante i lavori di sterro del Palazzetto, nell’ambito delle demolizioni effettuate nell’area in vista dello spostamento del Palazzetto di Venezia (anni 1910-1914).

Roma, Archivio del Museo del Palazzo di Venezia, Riscontro delle sculture del loggiato inferiore e superiore (inventario manoscritto a cura di Maria Vittoria Brugnoli, 1973).

Kautzsch Rudolf, Die römische Schmuckkunst in Stein vom 6. bis zum 10 Jahrhundert, in «Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte», III, 1939, pp. 3-73;
Verzone Paolo, La scultura decorativa dell’Alto Medioevo in Oriente e in Occidente, in Corsi di cultura sull’arte ravennate e bizantina, X, Ravenna 1963, pp. 317-388;
Pani Ermini Letizia, La Diocesi di Roma, t. I, La IV regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1975;
Trinci Cecchelli Margherita, La Diocesi di Roma, t. IV, La I regione ecclesiastica, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1976;
Macchiarella Gianclaudio, Note sulla scultura in marmo a Roma tra VIII e IX secolo, in Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Roma (a cura di), Roma e l’età carolingia. Atti delle giornate di studio (Roma, 3-8 maggio 1976), Roma 1976, pp. 289-299;
Tagliaferri Amelio, La Diocesi di Aquileia e Grado, Corpus della scultura altomedievale, X, Spoleto 1981;
Ramieri Anna Maria, La Diocesi di Ferentino, Corpus della scultura altomedievale, IX, Spoleto 1983;
Melucco Vaccaro Alessandra, Paroli Lidia, La Diocesi di Roma, t. VI, Il Museo dell’Alto Medioevo, Corpus della scultura altomedievale, VII, Spoleto 1995;
Paroli Lidia, La scultura a Roma tra il VI e il IX secolo, in Arena Maria Stella, Delogu Paolo, Paroli Linda et al. (a cura di), Roma dall’Antichità al Medioevo. Archeologia e storia nel Museo Romano Crypta Balbi, vol. I, Milano 2001, pp. 132-143, 487-493;
Melucco Vaccaro Alessandra, Le botteghe dei lapicidi: dalla lettura stilistica all’analisi delle tecniche di produzione, in Roma nell’Alto Medioevo. Settimane di studio del Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo (27 aprile-1 maggio 2000), XLVIII, vol. I, Spoleto 2001, pp. 393-420;
Ballardini Antonella, Scultura per l’arredo liturgico nella Roma di Pasquale I: tra modelli paleocristiani e Flechtwerk, in Quintavalle Arturo Carlo (a cura di), Medioevo: arte e storia, X Convegno internazionale di studi (Pavia, 18-22 settembre 2007), Milano-Parma 2008, pp. 225-246;
Betti Fabio, Testimonianze scultoree carolinge a Cori e nel suo circondario, in Righetti Marina (a cura di), Una strada nel Medioevo. La via Appia da Roma a Terracina, Roma 2014, pp. 139-150;
Roth-Rubi Katrin (in collaborazione con Sennhauser Rudolph), Die frühe Marmorskulptur aus dem Kloster St. Johann in Müstair, Ostfildern 2015;
Ballardini Antonella, Scultura in pezzi: appunti sulla scultura altomedievale di Santa Prassede, in «Summa», 9, 2017, pp. 5-28;
Lomartire Saverio, La scultura nella Langobardia maior, in Brogiolo Gian Pietro, Marazzi Federico, Giostra Caterina, Longobardi. Un popolo che cambia la storia, catalogo della mostra (Pavia, Castello Visconteo 1 settembre-15 dicembre 2017), Milano 2017, pp. 302-309;
Roth-Rubi Katrin, Die frühe Marmorskulptur von Chur, Schänis und dem Vinschgau (Mals, Glurns, Kortsch, Göflan, Burgeis und Schloss Tirol), Ostfildern 2018;
Ballardini Antonella, Scolpire a Roma per Pasquale I (817-824)? L’oratorio di San Zenone, in «Hortus artium medievalium», 25, 2019, pp. 376-391;
Roth-Rubi Katrin, La scultura nella Rezia, il suo legame con l’Italia e il Rinascimento carolingio, in Ammirati Serena, Ballardini Antonella, Bordi Giulia (a cura di), Grata più delle stelle. Pasquale I (817-824) e la Roma del suo tempo, vol. 2, Roma 2020, pp. 111-127.

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