Didone
Giovanni Maria Mosca detto il Padovano 1520-1530
La placchetta presenta la regina cartaginese Didone nell’atto di suicidarsi con il pugnale donatole da Enea prima di abbandonarla; ben rappresenta lo stile maturo di Giovanni Maria Mosca detto il Padovano che qui rielabora una celebre invenzione di Raffaello.
La placchetta presenta la regina cartaginese Didone nell’atto di suicidarsi con il pugnale donatole da Enea prima di abbandonarla; ben rappresenta lo stile maturo di Giovanni Maria Mosca detto il Padovano che qui rielabora una celebre invenzione di Raffaello.
Dettagli dell’opera
Scheda di catalogo
In una scarna ambientazione, popolata soltanto dallo spoglio tronco d’albero su cui poggiano due scudi e da cui pende un cartiglio, e dalla pira funeraria ardente in primo piano, si staglia la nobile figura di Didone, nel momento subito precedente al suicidio provocato dall'abbandono di Enea.
La composizione è derivata da una famosa incisione eseguita da Marcantonio Raimondi sulla base di un disegno di Raffaello del tempo di Giulio II.
Il piccolo rilievo è stato pubblicato per la prima volta da Leo Planiscig (1932, pp. 923-924) come opera di Andrea Briosco detto il Riccio, insieme con la placchetta con la Satiressa, oggi al Cleveland Museum of Art (inv. 1947.29), con cui esso condivide una medesima resa tecnica e stilistica e una comune derivazione ideativa da modelli incisori romani di inizio secolo.
L’attribuzione a Riccio, benché accolta da un folto numero di studiosi fino a tempi molto recenti, fu però tempestivamente messa in dubbio da Adolfo Venturi (1935, p. 49), che avvicinò questa placchetta e quella con la Satiressa alla mano di Giovanni Maria Mosca (1495/1499-ante dicembre 1573). Questo riferimento, in passato episodicamente riproposto, si è imposto con forza negli studi più recenti, come quelli di De Vincenti (2001, pp. 232-233) e di Cannata (2003, pp. 441-442; Cannata 2009, pp. 72-73; 2011, pp. 53-54), quest'ultimo precedentemente già tra i sostenitori dell’attribuzione a Riccio (Cannata 1981, pp. 240-241; Cannata 1982, pp. 60-61).
L’opera si colloca infatti del tutto coerentemente nel corpus di Mosca, trovando affinità stilistiche e tecniche particolarmente salienti soprattutto con la citata Satiressa di Cleveland, la Porzia in marmo della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro di Venezia, o la Castità presente sul retro della medaglia realizzata per Isabella, principessa di Polonia, che alla Didone si apparenta pure per il ricorso a un modello raffaellesco.
La pertinenza della Didone alla produzione di Mosca è avvalorata dalle notevoli differenze nel linguaggio e nei caratteri esecutivi che si riscontrano tra l'opera di Palazzo Venezia e i due rilievi con il medesimo soggetto firmati da Riccio e conservati al British Museum di Londra e al Bode Museum di Berlino. Un piccolo rilievo circolare del Museo Correr di Venezia, generalmente considerato una replica stanca del bronzo di Palazzo Venezia è stato proposto da Cannata (2011, p. 54) come autografo di Mosca.
Lorenzo D'Amici
Scheda pubblicata il 12 Giugno 2025
Stato di conservazione
Buono.
Provenienza
Venezia, Collezione Donà dalle Rose;
Roma, Collezione Auriti, acquisto post 1934;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 1964.
Esposizioni
Vienna, Kunsthistorisches Museum, Kleinkunst der italienischen Renaissance, 1923, n. 35;
Londra, Victoria & Albert Museum, Italian Bronze Statuettes, 1961, n. 69;
Amsterdam, Rijksmuseum, Meesters van het brons der italiaanse Renaissance, 1961-1962, n. 65;
Firenze, Palazzo Strozzi, Bronzetti italiani del Rinascimento, febbraio-marzo 1962;
Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, Virgilio nell'arte e nella cultura europea, 24 settembre-24 novembre 1981;
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, Rilievi e placchette dal XV al XVIII secolo, febbraio-aprile 1982;
Padova, Musei Civici, Donatello e il suo tempo. Il bronzetto a Padova nel Quattrocento e nel Cinquecento, 8 aprile-15 luglio 2001;
Atene, Ethniki Pinakothiki-Mouseio Alexandrou Soutzou, In the Light of Apollo. Italian Renaissance and Greece, 22 dicembre 2003-31 marzo 2004.
Bibliografia
Molinier Émile, Les bronzes de la Renaissance: les plaquettes. Catalogue raisonné, Paris 1886, pp. 168-208, n. 232;
Planiscig Leo, La Collezione Giacinto Auriti, Wien 1931, n. 57; dattiloscritto inedito (Archivio Palazzo Venezia)
Planiscig Leo, Per il quarto centenario della morte di Tullio Lombardo e di Andrea Riccio, in «Dedalo», 1932, pp. 901-924;
Lorenzetti Guido, Planiscig Leo, La collezione dei Conti Donà dalle Rose a Venezia, Venezia 1934, p. 49, n. 239;
Venturi Adolfo, Storia dell'arte italiana. La scultura del Cinquecento, Milano 1935, X/1, p. 436;
Bronzetti italiani del Rinascimento, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, febbraio-marzo 1962), Firenze 1962, n. 64;
Santangelo Antonino, Museo di Palazzo Venezia. La collezione Auriti, Roma 1964, p. 34;
Mariacher Giovanni, Bronzetti veneti del Rinascimento, Vicenza 1971, p. 28, n. 72;
Cannata, in Fagiolo Maurizio (a cura di), Virgilio nell'arte e nella cultura Europea, catalogo della mostra (Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, 24 settembre-24 novembre 1981), Roma 1981, pp. 240-241, nn. 9-11;
Cannata Pietro (a cura di), Rilievi e placchette dal XV al XVIII secolo, catalogo della mostra (Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia, febbraio-aprile 1982), Roma, 1982, pp. 60-61, n. 45;
De Vincenti Monica, Gastaldi Elisabetta, Donatello e il suo tempo. Il bronzetto a Padova nel Quattrocento e nel Cinquecento, catalogo della mostra (Padova, Musei Civici, 8 aprile-15 luglio 2001), Milano 2001, p. 232, n. 63;
Cannata, in Gregori Mina (a cura di), In the Light of Apollo. Italian Renaissance and Greece, catalogo della mostra (Atene, Ethniki Pinakothiki-Mouseio Alexandrou Soutzou, 22 dicembre 2003-31 marzo 2004), Cinisello Balsamo 2003, pp. 441-442, n. X. 24;
Cannata, in Barberini Maria Giulia, Sconci Maria Selene (a cura di), Guida al Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, Roma 2009, pp. 72-73, n. 72;
Cannata Pietro, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia. Sculture in bronzo. III, Roma 2011, pp. 53-54.